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Cinque leggi da approvare per contrastare le mafie

© Avviso Pubblico

Si tratta di riforme urgenti che riguardano i Comuni sciolti per infiltrazione, azzardo, lobbies, testimoni di giustizia ed ergastolo ostativo. La rubrica di Pierpaolo Romani

Tratto da Altreconomia 252 — Ottobre 2022

Se ci chiedessero qual è la prima arma per combattere le mafie e la corruzione, risponderemo: parlarne. Con dati e conoscenze aggiornate, raccontando storie non solo di repressione, ma anche di prevenzione e di cittadinanza attiva e responsabile. Perché l’Italia non è solo il Paese delle mafie, ma è anche quello dell’antimafia, istituzionale e sociale. Le mafie e la corruzione costituiscono una zavorra per lo sviluppo del nostro Paese, una minaccia reale, attuale e concreta per la nostra sicurezza e la nostra democrazia.

Dopo le stragi del 1992 Cosa nostra ha ridotto sensibilmente l’uso della violenza. Le mafie (salvo alcune eccezioni in certe zone della Campania e della Puglia) preferiscono ricorrere alla corruzione, sparano di meno e investono di più, operano come imprese e banche. Si presentano come problem solver, offrono un loro welfare. Offrono denaro e servizi, tanto a chi è in difficoltà quanto a chi intende fare profitto violando le leggi e riciclando denaro di provenienza illecita. Il rischio di inquinamento dei mercati e di un’alterazione sensibile del principio di concorrenza è concreto. Oggi ancora di più a seguito delle conseguenze della pandemia da Covid-19 e della guerra, che stanno mettendo in forte difficoltà la vita delle famiglie e l’operato delle imprese. Alcuni dati invitano a non abbassare la guardia. Tra questi: le 74.233 operazioni finanziarie sospette censite dall’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia nel primo semestre 2022 e le quasi quattromila interdittive antimafia emesse dalle prefetture da agosto 2020 a luglio 2022.

Sono 74.233 le operazioni finanziarie sospette censite nel primo semestre 2022 dall’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia

Vi sono, inoltre, diversi rapporti istituzionali pubblicati negli ultimi due anni che denunciano un espandersi delle mafie nella politica (sono 278 i Comuni sciolti per mafia dal 1991 a oggi) e un progressivo allargamento della cosiddetta “area grigia” composta da insospettabili complici e conniventi con il mondo delle cosche. Di fronte a questo scenario, in occasione delle trascorse elezioni politiche, Avviso Pubblico ha lanciato un appello alle candidate e ai candidati, intitolato #Nosilenziosullemafie, per chiedere loro di fare una cosa importante: parlare di lotta alle mafie e alla corruzione nei loro comizi o sui loro mezzi di comunicazione. E, se eletti, di impegnarsi ad attuare cinque politiche (in materia di appalti, beni e aziende confiscate, sostegno agli amministratori e ai giornalisti minacciati, rafforzamento degli apparati investigativo-giudiziari, gestione controllata dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza) e a far approvare altrettante leggi, il cui iter era già iniziato durante la legislatura precedente. Si tratta di provvedimenti che riguardano i Comuni sciolti per mafia, il gioco d’azzardo, la regolamentazione delle lobbies, i testimoni di giustizia, l’ergastolo ostativo.

Avviso Pubblico ha lanciato il suo appello partendo da una constatazione: nella campagna elettorale il tema mafia e corruzione è stato sostanzialmente assente. Senza voler generalizzare (alcuni candidati ne hanno parlato, anche in virtù di una lunga esperienza di impegno maturata sia in ambito istituzionale sia associativo) è oggettivo constatare come, scorrendo i programmi delle varie forze politiche, questi temi siano stati assenti, trattati in poche righe o affrontati focalizzandosi soltanto su alcuni aspetti.

L’appello di Avviso Pubblico è stato rivolto anche ai cittadini e alle cittadine per invitarli ad andare a votare perché “meno persone si recano alle urne, più facile sarà per le cosche, e per coloro che le spalleggiano, infiltrare imprese ed enti locali, far eleggere qualcuno in Parlamento”. Le mafie e la corruzione si battono coniugando repressione e prevenzione.

Pierpaolo Romani è coordinatore nazionale di “Avviso pubblico, enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie

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