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Abusivismo e potere dei clan: una proposta da Casal di Principe

La demolizione di un'abitazione a Casal di Principe © Facebook: LiberaCampania

Il sindaco del Comune in provincia di Caserta ha scritto al governo per descrivere la solitudine degli amministratori. E per condividere un’idea. La rubrica di Pierpaolo Romani

Tratto da Altreconomia 250 — Luglio/Agosto 2022

Medico, volontario, sindaco, vicepresidente nazionale di Avviso Pubblico. Renato Natale, primo cittadino di Casal di Principe (in provincia di Caserta, tristemente noto per essere stato per molti anni il quartier generale di uno dei più feroci clan di camorra) non è un tipo che si scoraggia facilmente. Settant’anni ben portati, oltre all’intelligenza sa usare sapientemente una certa dose di ironia: ingrediente fondamentale quando si vive e si amministra una realtà complicata.

Dedichiamo a lui lo spazio di questa rubrica perché nei giorni scorsi il sindaco di “Casale” -come comunemente viene definita la sua città- ha preso carta e penna e ha inviato una lettera garbata ma molto ferma al presidente del Consiglio Mario Draghi, a una serie di ministri, tra cui Mara Carfagna (per il Sud), Luciana Lamorgese (Interno), Renato Brunetta (Pubblica amministrazione). E da ultimo ai segretari di tutte le forze politiche presenti in Parlamento. Oggetto della missiva: abusivismo edilizio, la solitudine dei sindaci.

In una città di 22mila abitanti, scrive Natale, vi sono circa 1.300 abitazioni abusive e, quindi, da abbattere. A scanso di equivoci, il sindaco di Casal di Principe riconosce che si tratta di una violazione di regole che deve essere opportunamente affrontata. Tuttavia, scrive, tale situazione si è determinata per il fatto che il clan dei Casalesi ha imperato per trent’anni nel suo Comune “nella totale assenza dello Stato. Anzi, alcune volte è sembrato che apparati e rappresentanti dello Stato siano stati complici e/o conniventi delle consorterie criminali”. Un’accusa forte, non tratta esclusivamente dalla lettura di libri o atti giudiziari, ma vissuta in prima persona sul territorio. “Per oltre trent’anni -certifica Natale- l’unica legge che andava rispettata era la volontà del capoclan pro tempore, mentre ogni costruzione significava ulteriore arricchimento delle famiglie criminali”.

L’abusivismo diffuso, quindi, in questa parte della Campania, è stato strettamente collegato alla capacità della camorra di controllare a tappeto il territorio, di non essere stata per lungo tempo adeguatamente osteggiata sia dagli organi repressivi sia, in primis, dalla politica. La camorra imprenditrice -capace di controllare il ciclo del cemento, le cave, il movimento terra e la manodopera- ha goduto di complicità, connivenze, omertà. Ha usufruito di un vasto consenso sociale basato sul baratto dei diritti in cambio della concessione dei favori. Ha prosperato sulla messa a disposizione di voti in cambio della possibilità di fare affari, illegalmente e impunemente. Ha esercitato una violenza talmente feroce, definita anche “militare”, che ha spinto tanti cittadini onesti, che non si sono sentiti protetti dallo Stato, ad accettare una “rassegnata convivenza” con i camorristi.

Per abbattere tutte le case abusive di Casal di Principe, secondo i calcoli effettuati da Natale, servirebbero 200 milioni di euro che, in linea teorica, il Comune dovrebbe recuperare rivalendosi sui proprietari degli immobili. Occorrerebbe, inoltre, preoccuparsi di trovare un tetto alternativo a seimila persone e dello smaltimento di circa 30mila metri cubi di materiale edile di risulta. Quattro abitazioni sono state abbattute.
Il Comune ha acceso un mutuo con Cassa depositi e prestiti per 1,6 milioni di euro da ripagare in cinque anni. Il pagamento degli interessi sta mettendo in difficoltà l’ente nel garantire, ad esempio, alcuni servizi alle persone e la manutenzione delle strade.

Che fare dunque di fronte a una situazione complessa e di illegalità diffusa? Renato Natale, avvalendosi della consulenza di professionisti e docenti universitari, ha elaborato e presentato questa proposta, che non ha alcune intenzione di essere considerata una sanatoria de facto: anziché abbattere le case abusive, sarebbe utile acquisirle al patrimonio del Comune come beni indisponibili -e, quindi, invendibili- e utilizzarle per finalità di edilizia residenziale sociale. Sulla base di un principio: la sussistenza di prevalenti interessi pubblici. Vedremo se, e chi, risponderà alla lettera di Renato Natale. Il suo problema è quello di tanti altri sindaci del Mezzogiorno.

Pierpaolo Romani è coordinatore nazionale di “Avviso pubblico, enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie”

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