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Centro Italia: le “Voci dal cratere” a sei anni dal terremoto

La Piana di Castelluccio che è attraversata dal Cammino nelle Terre Mutate, sullo sfondo il Monte Vettore con in evidenza la frattura provocata dal terremoto © Luca Martinelli

Ermanno Bosco, giovane insegnante di Lettere alla scuola secondaria di primo grado, ha percorso a piedi nell’estate del 2021 il Cammino nelle Terre Mutate, che collega Fabriano a L’Aquila attraversando i Monti Sibillini. Ne è uscito per Ediciclo un diario di viaggio, fatto di incontri con chi tiene viva la relazione con i contesti distrutti

Antonia e Felice sono due anziani che ogni giorno da Macerata raggiungono la loro casa nei pressi del lago di Polverina, distrutta dal terremoto. Lì coltivano l’orto. “Veniamo qui ogni giorno, una volta al giorno” dice lei. E a chi le chiede il motivo risponde, serafica: “Ma come perché? Questa è casa nostra!”. Il dialogo è riportato nel libro “Voci dal cratere”, scritto da Ermanno Bosco. L’autore, giovane insegnante di Lettere alla scuola secondaria di primo grado, ha percorso a piedi nell’estate del 2021 l’immenso cratere Centro Italia, che interessa le province di Macerata, Ascoli Piceno e Rieti, quelle colpite dai terremoti tra l’estate del 2016 e il gennaio del 2017. Le scosse del 24 agosto 2016, quelle che fecero quasi 300 vittime in particolare tra i comuni di Amatrice e Accumoli, nel reatino, e Arquata del Tronto, nel piceno, hanno rinnovato il dramma del sisma che ha sconvolto L’Aquila e l’Abruzzo interno nell’aprile del 2009 e prima ancora Marche e Umbria nel 1997. 

In “Voci dal cratere”, uscito per Ediciclo, Bosco -che è nato a Milano nel 1994 e vive in Brianza, dopo la laurea in Italianistica all’Università di Bologna con una tesi su Cesare Pavese- dimostra che oltre ad essere appassionato di mountain bike e di trekking lo è anche di esseri umani. Quando Bosco ha percorso il Cammino nelle Terre Mutate, tra Fabriano (AN) e L’Aquila, lo ha fatto partendo da solo con l’idea che questo lo avrebbe aiutato a non compiere un cammino in solitaria: la ricchezza del suo diario è la capacità di cogliere, accogliere e raccogliere la voce dei tanti senza voce, come Antonia e Felice, che vivono nei comuni terremotati. “Ascolta le voci e i silenzi. Abbandonati al quotidiano gioco degli incontri e degli inviti. Prova a sentire come si sta in equilibrio sulla terra che trema” scrive Bosco nell’introduzione al libro, un elenco in otto punti che vogliono aiutare il lettore (e un prossimo camminatore) nell’avvicinarsi alle terre mosse. 

Più o meno alla metà del cammino, la scritta “Benvenuti nel dimenticatoio d’Italia” accoglie, nera su un lenzuolo bianco, chi arriva ad Arquata del Tronto. In queste aree interne d’Appennino, il terremoto è andato ad acuire i problemi che condividono tutte le aree interne, come l’assenza di medici di base e degli specialisti, ancor più necessari a fronte di una situazione traumatica come il terremoto. Le voci che Bosco raccoglie sono quelle di tanti che -ostinati- mantengono viva la relazione con contesti distrutti: “Io mi ostino a tornare qui, guardati intorno. C’è tutto. Avevamo una casa su tre piani e ora dormo su un divano. Ma continuerò a tornare” racconta Fabrizio di Grisciano, una frazione di Accumoli. E poi ci sono coloro che, a partire dal terremoto, lavorano per (ri)costruire comunità: Luca e Claudio, che nel giugno del 2016 avevano preso in gestione il Rifugio Casali, nell’omonima piccola frazione di Ussita (MC), e che nel 2021 lo hanno inaugurato di nuovo anche grazie alla spinta di un crowdfunding; Roberto della Pro Loco di Campi (siamo in Umbria, in provincia di Perugia), col suo progetto Back to Campi, Elena e Stefano che hanno aperto il Rifugio Mezzi Litri, a pochi chilometri dal passo di Forca di Presta e da Arquata distrutta, proprio sotto il Monte Vettore (vedi Ae 230).

Fuori dalle pagine del libro, vale la pena segnalare anche il lavoro del “porto di montagna”, la sede dell’associazione C.A.S.A. (Cosa Accade Se Abitiamo), che dopo aver realizzato con Sineglossa una guida partecipata al territorio di Ussita, pubblicata sempre da Ediciclo, nell’estate del 2022 sta lavorando con lo stesso partner al progetto “Frontignano Art Walks”, un itinerario artistico-culturale che apre una riflessione sul senso dell’abitare le terre alte attraverso la realizzazione di opere di arte pubblica a Frontignano, una frazione di Ussita che sta sotto il Monte Bove, all’interno del Parco Nazionale dei Monti Sibillini.

Non sono poche le voci che vedono nel Cammino nelle Terre Mutate un’opportunità, anche economica: in linea con il successo nazionale dei cammini a piedi, diverse migliaia di persone lo percorrono ogni anno, mosse dai muscoli delle loro gambe, attori di un turismo lento e attento, capace di emozioni ed empatia. Come quella che commuove Ermanno Bosco, ormai alla fine del suo viaggio, di fronte al Parco della Memoria inaugurato a L’Aquila nel 2021, per ricordare nomi e cognomi delle 309 vittime del terremoto del 6 aprile 2009. Un frammento della storia d’Italia da non dimenticare.

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