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Assicurazione auto online: chi sono e come operano i comparatori
Da Facile.it a Segugio.it, cresce l’interesse dei consumatori per le piattaforme intermediarie. Ma un’indagine dell’Istituto di vigilanza sul settore ne contesta l’attendibilità. Il caso di Eticar, la polizza nata per i gruppi di acquisto solidali
Sei italiani su dieci nel 2015 si sono rivolti a un comparatore online per informarsi sui costi relativi all’assicurazione RC per la propria auto. L’ha rilevato l’Osservatorio Assinext in un’analisi condotta da Nextplora, istituto specializzato in metodologie di ricerca. Secondo l’analisi, i comparatori online sono considerati veloci, affidabili ma soprattutto competitivi. Incrociando però i dati di Ania (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici) sulle vendite di assicurazioni RCA, quest’ultimi sottolineano come solo il 5,4% del totale effettivamente stipuli la polizza dell’auto tramite internet. In ogni caso parliamo di una fetta di mercato, quella della RCA online, di 821 milioni di euro (per l’anno 2014, contando che il totale di premi raccolti è stato di 15,2 miliardi).
I comparatori sono motori di ricerca che comparano, appunto, i prezzi delle polizze assicurative. Sono sei quelli più popolari e su questi si è concentrata nel 2015 un’indagine dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (IVASS).
Di questi sei Facile.it è uno dei più noti. La Facile.it Broker di assicurazioni S.p.A, che possiede il portale di comparazione, nel 2013 fatturava 30 milioni di euro e fino al 2014 uno dei tre azionisti di riferimento (20%) era la holding italiana Quattordicesima dei tre figli di Silvio Berlusconi e Veronica Lario. Non mancava Silvio Berlusconi stesso, socio azionista con Fininvest al 21%. Il terzo socio era la Chiesi Farmaceutici, terzo gruppo farmaceutico italiano, gruppo con a capo Titti Chiesi, coniuge di Calisto Tanzi. A fine 2014 la famiglia Berlusconi ha ceduto Facile.it per 100 milioni di euro al fondo inglese Oakley Capital e oggi Facile.it ha come unico socio la Facile.it Group LTD con sede a Londra (il 100% delle azioni è in pegno a Cassa di risparmio di Parma e Piacenza).
Il secondo motore per importanza è Segugio.it dietro al quale c’è CercAssicurazioni Srl che fa capo a sua volta a Gruppo MutuiOnline S.p.A
E poi Chiarezza.it (di Chiarezza Société par Actions Simplifiée, società di diritto francese che non deposita il bilancio in Camera di Commercio), Comparameglio.it (della britannica Daina Finance Ltd), 6Sicuro.it (del Gruppo Assiteca) e Supermoney.it (di proprietà di Do It Now Spa).
L’indagine dell’IVASS ha evidenziato che i risultati restituiti dai comparatori online rispondono “esclusivamente al fattore prezzo mentre non si tiene conto dei contenuti contrattuali delle coperture assicurative r.c. auto (massimali, franchigie, rivalse ed esclusioni)”. Inoltre i siti di comparazione online mettono a confronto solo i prodotti delle compagnie con le quali hanno stipulato un contratto e da cui percepiscono provvigioni in relazione a ciascun contratto stipulato. Si tratta di motori di ricerca gestiti da broker del mondo assicurativo che fanno da tramite tra le compagnie assicurative e i clienti, garantendosi una commissione, di solito compresa tra il 2,5 e il 14%.
Raramente, però, il contraente ha chiare queste dinamiche tanto che nel 2015 l’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha accertato violazioni di pratiche commerciali concernenti la trasparenza e l’inserimento di elementi accessori non richiesti dal consumatore, rendendo disomogenee le comparazione tra compagnie. Sul punto, peraltro, la legge annuale per la concorrenza in discussione al Senato ha previsto al terzo articolo degli obblighi in capo agli “intermediari”, “tenuti a informare il consumatore in modo corretto, trasparente ed esaustivo sui premi offerti da tutte le imprese di assicurazione di cui sono mandatari”.
Abbiamo provato a compilare preventivi tramite i siti comparatori citati. I criteri di selezione sono tanti rispetto a quelli richiesti da una compagnia tradizionale: oltre al sesso, all’età e alla residenza, etc. contano il titolo di studio, la professione, il numero di figli, la distanza percorsa in un anno. Più condizioni vi sono in fase di stesura di una polizza, più condizioni ci sono sulle quali rivalersi in caso di sinistro. Ad esempio esistono rivalse fino a 5.000 euro per sinistri causati da guidatori minori di 23 anni o di franchigie sui danni da circolazione: se fai un incidente e hai torto, semplicemente l’assicurazione paga il danno a terzi dopodiché procede al recupero della franchigia e vi sono costi di riattivazione o di sostituzione di una polizza che vanno da 25 a 50 euro.
Per non parlare del servizio post-vendite: Facile.it, ad esempio, ha affidato il suo “contact center” a una società con sede a Tirana.
Le compagnie sottostanti ai comparatori “estremizzano” la valutazione di alcuni aspetti tecnici, tra cui principalmente la territorialità, evitando cioè determinati territori considerati maggiormente a rischio mediante l’applicazione di tariffe molto più elevate. Per questo i vantaggi di prezzo delle compagnie (o dei comparatori) online sono calcolati e riservati a una clientela di nicchia, a clienti assicurati con un basso profilo di rischio: senza sinistri pregressi, residenza in territori “a minor rischio”, non neopatentati etc. Provando a compilare dei preventivi, la sola differenza tra essere un operaio diplomato separato invece di un impiegato, laureato e coniugato comporta una variazione che va dai 20 ai 90 euro a favore del secondo caso. Oppure, come scrive la stessa Facile.it in una sua ricerca di mercato, dal momento che i medici sono la categoria con più sinistri e i vigili quella con meno sinistri, abbiamo provato a parità di condizioni a fare due preventivi cambiando solo la professione: la differenza si aggira intorno ai 35 euro.
Ma è la territorialità, ovvero la residenza, a modificare in maniera più consistente il costo di una polizza: addirittura la differenza a parità di condizioni arriva a sfiorare i 1.500 euro. Questo è dovuto al fatto che l’Italia è divisa in centinaia di aree e ogni anno le compagnie assicurative calcolano la differenza tra quanto incassato e quanto pagato in sinistri in una determinata area: si chiama “andamento tecnico”. Se l’andamento tecnico supera determinate soglie critiche la compagnia ci perde e per questo alza il premio in maniera molto più incisiva solo nell’area “incriminata” invece di meglio redistribuire o spalmare la perdita su tutto il territorio sulla falsariga di quanto si faceva un tempo, quando l’assicurazione non era altro che una tassa di circolazione: l’andamento tecnico veniva fatto una volta l’anno e si fissava un prezzo unico del premio assicurativo identico, da Nord a Sud. Insomma, l’assicurazione fungeva davvero da strumento sociale di sostegno al disagio e in questo modo si impediva il formarsi di differenze di trattamento così disomogenee. Certo, alle perdite delle assicurazioni contribuiscono anche le truffe: Ania stima che il 16% circa dei sinistri denunciati siano a rischio frode.
In una direzione alternativa va Eticar, un prodotto di Responsabilità Civile Auto dedicato al mondo del consumo critico. È nata come polizza dedicata ai Gas (gruppi di acquisto solidale) ma si sta allargando anche ad altri soggetti che ne riconoscono la peculiarità, in particolare ai soci di Banca Etica. Eticar si differenzia dalle altre polizze sul mercato: dal lato tecnico è un prodotto normativamente adeguato alle esigenze dell’automobilista medio, mentre la novità sta nella proposta “politica”. Per due ragioni. La prima è che si basa ad oggi su una ridottissima diversificazione tariffaria legata al territorio mentre nel mondo assicurativo le diversificazioni tariffarie sono innumerevoli; CAES (www.consorziocaes.org) -il Consorzio Assicurativo Etico Solidale che ogni anno promuove un tavolo di confronto tra una rappresentanza di clienti e la compagnia Assimoco, con la quale il progetto Eticar è stato formulato- persegue l’applicazione del concetto di mutualità quanto più possibilmente senza differenze di premio (prezzo) a seconda della zona di residenza dell’assicurato: “Partendo dal principio che l’assicurazione è uno strumento sociale di sostegno al disagio, la nostra polizza è già strutturata in modo tale che i premi pagati siano relativamente omogenei sul territorio nazionale” spiega Gianni Fortunati, presidente di CAES. “Le tariffe devono essere il più possibile simili e questo per evitare discriminazioni: all’interno del circuito dell’economia solidale, formato da consumatori consapevoli, questa omogeneizzazione del premio appare possibile”.
E qui sta la seconda ragione politica del progetto Eticar, e cioè il sostegno economico rivolto alla rete dell’economia solidale: sulla base dell’entità dei premi raccolti e dell’andamento tecnico (rapporto sinistri/premi) delle polizze Eticar, CAES eroga annualmente un contributo tanto maggiore quanto più alto è il numero di persone che aderiscono al progetto e quanto più esse hanno comportamenti automobilistici virtuosi (cioè non sono responsabili di sinistri). Gli utili vengono reinvestiti e i contributi erogati ai singoli Distretti di economia solidale di appartenenza (e che ne fanno richiesta). I gasisti hanno così la possibilità di alimentare concretamente il mondo dell’altra economia sul proprio territorio.
Per garantire la trasparenza di questo vero e proprio fondo di solidarietà, il progetto prevede che annualmente si riunisca un’apposita Commissione di valutazione formata dai rappresentanti dei Gas, di CAES e di Assimoco. Nel 2013 tale contributo ammontava a 800 euro, nel 2014 ad 1.775 euro, parte dei quali sono stati versati alla Rete di economia solidale nazionale, che sono serviti poi per l’organizzazione dell’Incontro Nazionale dell’Economia Solidale (INES). Per il 2015 il contributo è ancora in fase di definizione ma CAES ritiene che possa essere più cospicuo degli anni precedenti.
in dettaglio
GLI IMPEGNI DI GENIALLOYD
La società Genialloyd S.p.A. del gruppo Allianz è uno dei colossi del settore delle polizze RC Auto online. Il bilancio della società chiuso al 31 dicembre 2014 presentava infatti un fatturato pari a circa 565 milioni di euro. Il gigante, come ricordato dall’Antitrust in un recente provvedimento del febbraio 2016, avrebbe però “fornito indicazioni ingannevoli e/o incomplete con riferimento […] alla promozione sul proprio sito internet www.genialloyd.it”. Per questo è stato costretto a presentare degli “impegni” per sanare la pratica commerciale finita sotto la lente dell’Autorità dal luglio 2015 e chiudere il procedimento “senza accertare l’infrazione”. L’Autorità guidata da Giovanni Pitruzzella ha accolto le proposte dell’azienda e chiuso l’iter, promuovendo -come emerge dal provvedimento finale- anche una rassicurazione sulle “ipotesi di default per le quali è attiva una preselezione” ritenuta però insufficiente da un parere di fine gennaio a cura dell’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni (IVASS). (df)