Diritti / Attualità
Abuso di psicofarmaci nelle carceri, se il ministro Nordio rimuove il problema
Il titolare della Giustizia ha risposto all’interrogazione dal deputato Riccardo Magi presentata dopo la nostra inchiesta “Fine pillola mai”. Ogni responsabilità è scaricata sul ministero della Salute, senza assumere alcuna iniziativa nonostante il preoccupante sovrautilizzo di farmaci, specialmente antipsicotici
“Un preoccupante scarico di responsabilità”. Non usa mezzi termini il deputato Riccardo Magi, definendo “sconcertante” la risposta del ministro della Giustizia Carlo Nordio all’interrogazione con cui il segretario di +Europa aveva chiesto conto dei dati emersi dall’inchiesta di Altreconomia sull’abuso di psicofarmaci nelle carceri italiane. Una spesa di due milioni di euro l’anno, con un utilizzo di antipsicotici (farmaci prescrivibili per gravi patologie psichiatriche) cinque volte superiore rispetto alla popolazione generale. Con dati preoccupanti anche sugli istituti penali minorili, dove l’acquisto di questi farmaci tra il 2021 e il 2022 è aumentato del 30%.
Secondo Nordio il ministero non sarebbe tenuto ad assumere alcun provvedimento. “Una chiusura totale -riprende Magi- che è allarmante perché dimostra che è stato toccato un tasto dolente”.
Nella risposta arrivata dagli uffici del ministero della Giustizia si sottolinea che “il tema sollevato costituisce una questione particolarmente delicata per la natura degli interessi coinvolti” e per questo motivo “è oggetto di attenzione da parte del ministero” che si impegna costantemente a trovare le “migliori forme di collaborazione con le autorità sanitarie locali” con l’obiettivo della tutela delle persone detenute. Nordio ricorda poi che dal primo aprile 2008, con la riforma della medicina penitenziaria, tutte le funzioni sanitarie sono uscite dalla competenza del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria e da quello per la Giustizia minorile.
“I preposti Dipartimenti -si legge- non dispongono di informazioni riguardanti i dati epidemiologici nazionali relativi allo stato di salute dei detenuti, trattandosi di dati sensibili gestiti dal ministero della Salute”, così come le informazioni relative alla “somministrazione dei farmaci, alla scelta della terapia e delle patologie trattate nonché all’onere sostenuto dal punto di vista economico che grava interamente sulle Asl”.
Il ministero, in altri termini, non avrebbe i dati. “Una facile via d’uscita”, secondo Alessio Scandurra, coordinatore dell’osservatorio sul carcere di Antigone che ha collaborato nella realizzazione dell’inchiesta “Fine pillola mai”. “Il ministro dovrebbe essere più preoccupato di noi, perché l’amministrazione penitenziaria mantiene la responsabilità di supervisione e garanzia per il rispetto del diritto alla salute delle persone detenute”.
Lo afferma la normativa e lo riconosce, implicitamente, anche il ministro Nordio. Nella risposta, infatti, scrive che “l’assistenza sanitaria è di competenza congiunta tra le autorità sanitarie locali e il ministero della Giustizia, che mantiene la responsabilità della custodia della persona detenuta” e soprattutto che, qualora il Dap rilevi carenze nei presidi sanitari “avvia le necessarie interlocuzioni con i rispettivi organi per la loro implementazione”.
“Evidentemente gli allarmanti dati sugli psicofarmaci -continua Magi- non sono abbastanza neanche per impegnarsi a chiedere chiarimenti al ministero della Salute su alcuni istituti, magari i più problematici secondo quanto emerge dall’inchiesta. C’è l’assoluta rimozione del problema, per questo dico che è preoccupante: non puoi rispondere che non è tua competenza ma riconoscere che hai la custodia delle persone detenute”.
L’interrogazione era rivolta anche al ministero della Salute che non ha fornito alcuna risposta. Il ministro Nordio “riferisce” in chiusura che sono attivi un “tavolo di consultazione permanente sulla sanità penitenziaria” con un sottogruppo per la “tutela dei minori” e uno “volto ad aggiornare le linee di indirizzo in materia di erogazione dell’assistenza sanitaria negli istituti e per il funzionamento delle articolazioni per la tutela della salute mentale”. “Un paradosso: parla dell’esistenza dei tavoli ma non si impegna neanche a chiedere loro un consulto -conclude Magi-. Abbiamo già reiterato la richiesta al ministro Schillaci: andremo fino in fondo”.
© riproduzione riservata