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Altre Economie / Approfondimento

Niente si scarta, tutto si trasforma: il riuso come via di riscatto sociale

La falegnameria di Coselli © Andrea Vignali

Riparare con lentezza e umanità: a Lucca, la cooperativa sociale “Nanina” dà una seconda opportunità alle cose e alle persone a rischio di esclusione. La rinascita di chi è in difficoltà parte dalla rivitalizzazione degli oggetti “orfani”

Tratto da Altreconomia 272 — Luglio/Agosto 2024

“Solo cose bellissime”. È questo il motto di “Daccapo”, l’ecosistema di riciclo solidale che da dieci anni opera nella piana lucchese, tra il capoluogo Lucca e il Comune di Capannori. La sua missione è rivitalizzare gli oggetti “perduti” o svuotati della propria utilità, valorizzando al tempo stesso esseri umani, anche loro messi da parte e dimenticati dalla società. Tutto prende vita dall’impegno ultraventennale dell’associazione “Ascolta la mia voce” che, insieme alla Caritas diocesana di Lucca, le amministrazioni e le rispettive aziende di gestione rifiuti, hanno dato vita al progetto “Daccapo”.

Nel 2018 è nata la cooperativa sociale e di comunità “Nanina”, braccio operativo del progetto. La Nanina è il nome popolare della gallina più piccola, quella che per istinto o gerarchia cova le uova di tutto il pollaio. E, in metafora, è la missione della cooperativa: far nascere e crescere iniziative che offrono occasioni di lavoro a persone in difficoltà e recuperano le cose “orfane”, facendone materia prima o seconda e dando loro una nuova vita. Giulia Mariani, presidente di “Nanina”, ci regala un’efficace immagine: “un’economia al tempo stesso circolare e civile”, ovvero che coniuga i valori della sostenibilità ambientale e quelli dell’inclusione sociale e lavorativa. “La Nanina -spiega Mariani-, cova tutte queste uova e accompagna ciascuna a schiudersi”.

“Daccapo” è il primo “pulcino” di “Nanina”: i suoi capannoni -che comprendono i punti di raccolta e i laboratori- sono i “vicini di casa” dei punti di raccolta di Sistema Ambiente spa e Ascit spa, le due aziende che trattano i rifiuti a Lucca e a Capannori. Prima di abbandonare il waste al suo destino, ogni cittadino può così scegliere di fermarsi sulla soglia e cederlo a “Daccapo”: gli oggetti e i materiali intercettati sono così inseriti in una filiera virtuosa di recupero che ridona loro vita, praticità e bellezza.

Il magazzino di “Daccapo” in località Pontetetto è un vero e proprio luogo delle meraviglie, dove la confusione è arte e mobili, vestiti, libri e suppellettili si mescolano in improbabili pile e inestricabili mucchi. A volte non sono cose “abbandonate”. Racconta Daniele, operatore: “le persone te le affidano ma ogni oggetto si porta dietro una memoria e una storia. Così capita che tornino per raccomandarci di non buttarli via”. Dopo un accurato vaglio, ogni oggetto prende la propria strada: può essere convogliata al punto di distribuzione gratuito curato da “Ascolta la mia voce” per chi ha più bisogno; o avviata -così com’è o dopo un restauro- all’emporio limitrofo, un grande suq colorato e vitale che pratica prezzi smaccatamente popolari.

Il magazzino di “Daccapo” © Andrea Vignali

Gli altri “pulcini” sono cresciuti tra la morbidezza dei tessuti, gli spigoli dei tavoli e l’olio delle catene. Il primo, a due passi dal magazzino, è “Quindi”, laboratorio di sartoria “su misura” sia per la taglia sia per il portafoglio, che offre opportunità professionali a donne e uomini a rischio di esclusione sociale: nella bottega si ripara qualsiasi capo, si cuciono abiti per cerimonie e si realizzano splendidi abiti di sartoria teatrale. Portando in scena il riuso.

La sartoria “Quindi” © Andrea Vignali 

Nella sede di Coselli c’è invece la falegnameria, profumata di legno e colla: “Partiamo da quello che abbiamo e ci costruiamo sopra una storia nuova”, spiega Massimiliano Talini, direttore di “Nanina” e nostro cicerone. Si riparano mobili e si creano spiritosi gadget (come l’appoggia-smartphone “Stailì”) ma anche, grazie alla stretta collaborazione con diversi enti, arredi completi su commissione per appartamenti di edilizia popolare e uffici.

“Questa società ha diverse velocità ma non si possono scartare le persone solo perché vanno più piano. La nostra è un’ode alla lentezza” – Giulia Mariani

La riciclofficina “Pedala”, dove le biciclette donate, anche grazie a volontari esperti meccanici come il decano Agostino, vengono riparate e restituite alla strada. “Frediano ti dà una mano” è infine un servizio di “economia di prossimità” che nel quartiere si fa carico di piccoli lavori: tinteggiature, traslochi e pulizie. E accompagna verso il riscatto sociale persone che vengono da percorsi difficili.

La ciclofficina “Pedala” © Matteo Fenili

“Nanina” conta ormai una trentina di lavoratori e mette a disposizione ogni anno quattro posti per lavori di pubblica utilità e pene alternative, in collaborazione con la Caritas diocesana di Lucca, delle borse lavoro provenienti dal Serd (servizio dipendenze) e dai servizi per la salute mentale, una sana alternanza scuola-lavoro, un paio di tirocini e ragazzi in servizio civile. Una fucina di storie, come quella di Osas, nigeriano arrivato con un viaggio su un barcone di legno e diventato la colonna portante della falegnameria, dove costruisce con perizia tavoli, letti, armadi e librerie. O quella di Gabriele che dopo cinque anni ha lasciato la cooperativa per aprire un suo negozio di sartoria. “Niente e nessuno è superfluo -conclude Mariani-. Questa società ha diverse velocità ma non si possono scartare le persone solo perché vanno più piano. La nostra è un’ode alla lentezza: ci fermiamo, ci facciamo prossimi e accompagniamo queste persone ciascuna con i suoi ritmi, su percorsi familiari e sociali accidentati. Facciamo investimenti sull’umanità perché senza il nostro lavoro sarebbe vuoto”. Perché gli oggetti possono trasformarsi, e anche le persone.

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