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Diritti / Inchiesta

Inchiesta su Medihospes, regina dei centri per i migranti. Dall’Italia all’Albania

Un giovane, richiedente asilo, accolto al Cara di Mineo, che è stato il più grande centro di accoglienza per richiedenti asilo d'Europa. In passato la struttura è stata gestita da realtà riconducibili a Medihospes © Imago Stock&People / Ipa-Agency.Net / Fotogramma

La cooperativa sociale si è aggiudicata il bando da 133 milioni di euro per la gestione delle strutture di Gjader e Shengjin. Ma non solo: da inizio anno ha già vinto 62 appalti, nell’82% dei casi per affidamento diretto. Fa parte di una galassia di imprese che si è aggiudicata migliaia di gare pubbliche per un valore a base d’asta di sei miliardi di euro. Egemone a Roma, da qualche tempo si è affacciata anche su Milano

Dall’hotspot di Messina al mega hub all’interno della ex caserma Cavarzerani di Udine, passando per i due centri di accoglienza più grandi di Milano: la cooperativa sociale Medihospes è la vera protagonista dell’accoglienza dei richiedenti asilo in Italia. E non solo.

A inizio maggio di quest’anno il colosso si è aggiudicato la gara da oltre 133 milioni di euro bandita dalla prefettura di Roma per la gestione dei centri per migranti in Albania. L’appalto più redditizio di sempre nel campo dell’immigrazione ma anche il più discusso. E che mostra l’inarrestabile ascesa della cooperativa sociale.

La storia di Medihospes inizia nel 2008 nella piccola cittadina di Senise (Potenza) per poi raggiungere in pochi anni tutto il territorio nazionale. Oggi ha sede in via Antolisei 25 a Roma, città dove ha cominciato ad aggiudicarsi sempre più appalti legati alla gestione dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) dei migranti. Secondo l’analisi delle organizzazioni ActionAid e Openpolis, nel 2022 la cooperativa gestiva il 78% dei posti nella città metropolitana di Roma (1.578 su 2.024) in dieci strutture dislocate su tutto il territorio.

“Quasi un monopolio, nonostante nel 2019 la stessa prefettura rilevò problemi nella gestione dei centri da parte della cooperativa che fu multata di 86mila euro -spiega Fabrizio Coresi di ActionAid-. Soprattutto per irregolarità logistiche, amministrative o strutturali ma anche rispetto alla fornitura di beni e servizi alla persona. Una multa salata che rappresentò quell’anno il 97% di tutte quelle comminate nella provincia di Roma”.

Quei servizi messi allora in discussione dalle stesse autorità non hanno però fermato Medihospes, che, come visto, è arrivata a gestire nel 2022 otto posti su dieci nella capitale. “La cooperativa è diventata sempre più ‘necessaria’ alla prefettura di Roma, proprio mentre questa, come le altre in Italia, si è trovata stretta tra regole di difficile applicazione, un organico sottodimensionato e la necessità di reperire posti in accoglienza -sottolinea Coresi-. Non si può imputare a Medihospes nulla, se non l’aver sfruttato l’occasione per crescere in fatturato e in quanto soggetto gestore. Bisogna piuttosto chiedersi come e perché la prefettura abbia consentito a questo quasi monopolio”.

Nella capitale però Medihospes non si occupa solo di accoglienza di migranti. Sono diversi infatti i servizi che garantisce: dai Centri di assistenza alloggiativa temporanea (Caat) destinati all’emergenza abitativa, all’assistenza a persone con disabilità e minori fino ad alcuni bandi relativi al “servizio di supporto tecnico amministrativo agli uffici comunali”. Insistono su Roma, dati dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) alla mano, il 42% del totale delle gare d’appalto che la cooperativa si è aggiudicata dal 2014: un totale di 406 procedure con una base d’asta pari a 1,2 miliardi di euro. Un dato probabilmente al ribasso perché nel portale Anac non risulterebbero registrate tutte le procedure pubbliche.

Negli ultimi anni Medihospes ha superato anche i confini romani. Si passa infatti da due stazioni appaltanti nel 2014 a 33 nei primi sei mesi del 2024. In altri termini: non cresce solo il volume degli affari (da due a 61 gare in dieci anni) ma la “presenza territoriale” della cooperativa, che oggi conta 26 unità locali in tutta Italia, da Nord a Sud. Sempre più amministrazioni si affidano alla cooperativa che dal primo gennaio al 18 giugno 2024, sempre secondo l’Anac, ha già vinto ben 61 appalti: solo uno attraverso gara “aperta” e ben l’82% del totale (non solo quelle relative ai migranti, quindi) tramite un affidamento diretto.

“Percentuali allarmanti -riprende Coresi-. A livello nazionale abbiamo ricostruito che da gennaio ad agosto 2023 oltre il 66% delle gare per la gestione dell’accoglienza dei migranti è andato in affidamento diretto, per un valore di oltre 83 milioni di euro. Nel 2020 era di appena 16 milioni. La trasparenza delle gare d’appalto, se riguardano i servizi alla persona è la sola garanzia, seppur parziale, del rispetto dei diritti di chi ne fruisce”.

Il volume di fatturato totale di Medihospes è di oltre 128 milioni di euro e in costante crescita. Il settore “asilo e immigrazione”, anche senza la gara albanese che ovviamente non è ancora conteggiata nel bilancio 2022, l’ultimo depositato in Camera di commercio, aumenta da 47,6 milioni a 62,6 milioni. L’importo riconosciuto dalle prefetture alla cooperativa per la gestione dei centri è cresciuto del 93% tra il 2021 e il 2023 (da 23,7 milioni a 45,9). Più risorse e più prestigio: l’attività a favore dei richiedenti asilo svolta in questi anni ha portato infatti la cooperativa a ottenere il riconoscimento “We Welcome” da parte dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr).

Gli affari crescono anche negli altri settori: la voce “assistenza alla persona” passa da 35,9 a 55,9 milioni di euro così come l’ambito “emergenza e marginalità sociali” (6,2 a 8,1 milioni di euro). E Medihospes nel corso degli anni non si è limitata solo ad ampliare l’offerta di servizi ma anche le partecipazioni in altre cooperative e imprese. Ne ha di attive, sempre a Roma, nell’ambito della sanità (Kosmos Srl, Roma Medical Center Srl, Medinext) ma anche, nuovamente, dell’immigrazione. La quota di 7.934 euro (valore netto) relativa al Consorzio Sisifo, detenuta al 31 dicembre 2022, è solo economicamente poco significativa.

Il nome del consorzio è tra i protagonisti delle vicende riferite al Cara di Mineo (Catania), quello che è stato il più grande centro di richiedenti asilo esistente in Europa. A partire dal 18 ottobre 2011 la gestione passò dalla Croce Rossa a un’associazione temporanea di imprese che comprendeva, tra le altre Sisifo, Casa della solidarietà, La Cascina Global Service e Senis Hospes (che poi diventerà Medihospes). La vicenda durò anni e si susseguirono sette proroghe per un totale di cento milioni di euro di importo prima della chiusura del centro nel luglio 2019. Nell’aprile 2014 a definire “illegittima” la gara d’appalto fu l’allora presidente dell’Anac Raffaele Cantone. Ne nacque addirittura una Commissione parlamentare d’inchiesta.

Ma i nomi di Senis Hospes, La Cascina, Sisifo e Tre Fontane tornano alla ribalta anche a Foggia, per le condizioni di vita dei richiedenti asilo “accolti” a Borgo Mezzanone. A inizio giugno 2017, per aggiudicarsi nuovamente la gestione del centro, la Senis Hospes offrì un ribasso del 42,23% con un costo giornaliero di 20,57 euro rispetto ai 35 proposti dalla prefettura. Come è possibile garantire i servizi a quel prezzo? Le critiche arrivate alla cooperativa di Senis, che a luglio 2017 si vide revocare la gara dal Viminale proprio per il “ghetto” di Borgo Mezzanone, spingono la cooperativa a cambiare nome.

Il 27 ottobre 2017 nasce così formalmente Medihospes che oggi ha sede, come detto, in via Antolisei 25 a Roma. E il “peso” della cooperativa -in termini di gare vinte e di posti di lavoro che garantisce (quasi 4mila)- va letto considerando tutto ciò che ruota intorno a quel civico di Tor Vergata. Qui infatti hanno sede tutte le cooperative e imprese riconducibili al gruppo “La Cascina” che, secondo quanto riportato sul proprio sito, è nato nel 1978 “su impulso di don Giacomo Tantardini”, allievo di don Giussani e punto di riferimento di Comunione e liberazione a Roma, e grazie anche al “contributo simbolico di 70mila lire donate dall’allora cardinale Luciani (poi papa Giovanni I, ndr)”. Al motto “testa da impresa, cuore da cooperativa” -si legge sempre sul sito- il gruppo avrebbe raggiunto i “36 milioni di pasti erogati ogni anno, le 700mila ore di assistenza e un fatturato che supera i 300 milioni di euro”.

La Cascina è stata coinvolta nell’inchiesta nota come “Mafia Capitale”. Le interdittive antimafia firmate nell’estate del 2015 dall’allora prefetto Franco Gabrielli colpirono infatti la Cooperativa di lavoro La Cascina, La Cascina Global Service, Vivenda Spa e il consorzio di cooperative sociali Casa della solidarietà (lo stesso del Cara di Mineo) costituito da Osa Mayor Onlus, Domus Caritatis, Mediterranea Onlus, Tre Fontane (queste ultime tre oggi tutte assorbite da Medihospes). Il Tribunale di Roma dispose anche l’amministrazione giudiziaria per le aziende (27 luglio 2015) che durò fino al 19 luglio 2016, secondo quanto ricostruito dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno delle mafie (relazione del 7 febbraio 2018), quando il tribunale stabilì che le imprese coinvolte avevano “reciso definitivamente ogni rapporto con ambienti criminali” ma disponendo il controllo giudiziario (una misura meno invasiva del commissariamento) per favorire la “creazione di validi modelli organizzativi”. La fine di un capitolo buio che ha poi lanciato definitivamente il gruppo legato a La Cascina. Con ricavi importanti.

L’assetto societario della cooperativa sociale Medihospes. Elaborazione di Altreconomia su dati della Camera di commercio

Prendendo in esame le imprese, vicine al Gruppo La Cascina, che nel marzo 2021 hanno dato vita a “Rete sviluppo Italia”, un contratto di rete nato per favorire lo sviluppo aziendale dei firmatari, sono 1.169 in totale le gare aggiudicate (dal 2007, anno dal quale vengono raccolti i dati da Anac) da 399 stazioni appaltanti per un valore di base d’asta pari a quasi sei miliardi di euro (5.943.133.070). Cifre da capogiro confermate dai bilanci delle singole aziende. Medihospes al 31 dicembre 2022 aveva una partecipazione di più di cinque milioni di euro (5.450.000) nella Cooperativa di lavoro La Cascina Scpa che, con 1,2 milioni di utile d’esercizio nel 2023, conta 4.680 soci e controlla le più importanti società del gruppo.

Detiene infatti il 100% di Vivenda Spa, colosso della ristorazione soprattutto per istituti scolastici, che ha 151 sedi locali e al 31 dicembre 2023 ben 6.246 dipendenti con un fatturato che ha superato i 260 milioni di euro, in crescita del 33% rispetto all’anno precedente. Sono numerose le amministrazioni pubbliche che in tutta Italia sono servite da Vivenda: da Consip (400 milioni di base d’asta) al ministero della Difesa (196 milioni) fino al Comune di Roma (220 milioni). E poi scuole, ospedali, e tanto altro ancora. In totale il portale Anac calcola 482 procedure su 205 stazioni appaltanti al 18 giugno per un totale che supera i due miliardi di euro sempre come valore di base d’asta. E a inizio aprile 2024 l’azienda ha ricevuto in Senato il premio “Legalità e profitto” per la “virtuosa capacità di coniugare il rigoroso rispetto di leggi e normative con positivi risultati economici e finanziari”. Vivenda Spa il 26 luglio 2023 ha acquisito un ramo d’azienda di Sodexo Spa, un’altra grande player del settore di ristorazione premiata anche lei a metà giugno di quest’anno dall’Unhcr per le attività a favore dei rifugiati.

Fino al 20 luglio 2018 tra gli investitori di Vivenda Spa c’era anche Invitalia, l’agenzia nazionale di proprietà del ministero dell’Economia che si occupa di sviluppo d’impresa. Proprio Invitalia crea un collegamento con un altro soggetto decisivo nel panorama dell’assetto societario di via Antolisei. L’agenzia è infatti il primo appaltatore di lavori (base d’asta di 1,7 miliardi di euro) de La Cascina Costruzioni Srl (controllata al 100% da Cooperativa di lavoro La Cascina tramite Vivenda Spa). In totale la società ha partecipato a 87 procedure pubbliche di cui ben 45 insistono su Roma e tra il 2021 e il 2022 ha visto crescere il suo fatturato da 26 a 109,5 milioni di euro, anche grazie ai lavori edilizi del cosiddetto “Superbonus”.

Questa è la portata reale di Medihospes -in termini di giro d’affari e rapporti con le amministrazioni pubbliche- che va ben oltre i bandi per i centri di accoglienza per richiedenti asilo. Certo è che la cooperativa sociale guidata dal presidente Camillo Aceto non vuole fermarsi qua.

Oggi è di “proprietà” di 2.720 soci e punta anche su Milano. Come mandataria di un raggruppamento di imprese (tra le altre Fondazione Arca, Associazione Kayros e International Rescue Committee) ha vinto il 5 febbraio 2024 un bando da quasi 25 milioni di euro per la gestione di interventi legati all’emergenza sociale e abitativa (tra cui Casa Jannacci, storica struttura di accoglienza per senza dimora). Ma soprattutto nel giro di due mesi si è aggiudicata la gestione dei due Cas più grandi della città (fino a 570 posti): quello di via Aquila (9,8 milioni di euro) e quello di via Corelli (10,9) con un ribasso rispettivamente del 11,11% e del 13,69%.

Medihospes conosce molto bene via Corelli: la citata Vivenda Spa, infatti, era tra le ditte che garantiva i pasti al Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) durante la gestione di Martinina Srl, i cui amministratori sono oggi sotto processo per frode in pubbliche forniture. Nel decreto di sequestro preventivo della Procura di Milano di fine dicembre 2023, quel cibo veniva descritto come “maleodorante, avariato, scaduto”. Chissà se altrove il menù è diverso.

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