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“Il viaggiatore contadino”: la nostra estate perfetta nell’orto
Non solo “turismo di prossimità”. Un libro che ci permette di mettere le mani nella terra, scoprire il calore dell’ospitalità rurale, assaggiare l’autentica cucina familiare, dissodare relazioni e ascoltare storie, nell’orto o davanti al camino
Le scarpe grosse e il cervello fino, il formaggio e le pere, il sangue dalle rape… Per molti cittadini, militanti del terziario avanzato, la “saggezza contadina” è tutta qui. Abbiamo perso da tempo un rapporto con la terra: primario e secondario si toccano, l’agricoltura è industria. Le filiere di frutta e verdura sono la parodia di una sana relazione tra campo e tavola, from farm to fork. Il nostro cervello, sempre connesso a un device, non ha più la forma mentis –o la forma hortis- per leggere un territorio attraverso la cultura contadina. A dispetto di tutto ciò, lo dicono i numeri, sempre più persone e famiglie orientano la propria vacanza verso gli agriturismi o i borghi rurali e cresce la domanda di cibo non preconfezionato dal marketing e dalla Gdo. Peccato che -fiutato l’affare- il “turismo verde” si presenti spesso sotto le mentite spoglie di resort rurali, agrigolf, piscine circondate da campi pettinati, Spa con il fieno. Una città trasferita in campagna.
“La guida al viaggiatore contadino” è un treno dei desideri che all’incontrario va: abbiamo infatti selezionato le autentiche ospitalità contadine, le aziende agricole familiari, biologiche e biodinamiche, i piccoli contadini con una casa vista orto, le fattorie didattiche e sociali, i vignaioli ribelli, gli ecovillaggi e gli agricampeggi. Tutte realtà che hanno deciso di dissodare non solo i campi ma anche le relazioni con i “cittadini”. Per questo le realtà della guida non vanno considerate una mera “piattaforma” per le proprie ferie ma un incontro con tridimensionali custodi della terra -persone, famiglie, comunità, reti agricole locali o Presìdi Slow Food- che tutelano le varietà antiche e locali. In questo solco, vi troverete non solo a degustare i prodotti dell’azienda, ma anche a sedervi, a pranzo o a cena, allo stesso desco con i familiari e con gli altri ospiti: c’è sempre un posto a tavola in nome della convivialità.
In queste realtà è poi prassi comune invitare gli ospiti a partecipare ai lavori agricoli, a comprendere i ritmi del suolo, le opere e i giorni. Molti contadini hanno la vocazione a raccontare il proprio territorio, aprendo sempre di più il compasso sulla mappa, a fare da guide competenti alle bellezze naturali e artistiche locali. A proporre un cibo prossimo, che sia un bicchiere del vino di un cultivar autoctono, il pane impastato da un cereale “antico”, un piatto della tradizione.
Sono circa 50 gli itinerari, dal Piemonte alla Sicilia: paesaggi profondi come la Val Maira occitana o la Sardegna “interiore” della Marmilla. Incontri inaspettati, come quelli con la birra artigianale nelle Langhe del vino o i frutti tropicali in Sicilia. Storie biodiverse, come quelle dei pomodori senza sfruttamento in Puglia o delle produzioni calabresi bio e ‘ndrangheta free. Questa guida è in sintesi un’esplorazione nel tessuto connettivo dell’Italia “minore”, un viaggio di formazione, di educazione sentimentale, di affinità ed amicizia. Ogni storia è una narrazione minima: vi invitiamo a leggerla quasi come un romanzo pulviscolare, dove ogni cascina, ogni fattoria sociale, ogni gesto d’amore per la terra è condiviso con il lettore. Tutte insieme queste realtà rappresentano un vero e proprio Grand Tour in un’Italia dove siamo sempre ospiti, mai turisti. Buon viaggio.
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