Ambiente / Opinioni
“Zaia, Fontana, Fugatti: fermatevi, lasciate perdere la ciclabile sul Garda”
Il 17 dicembre dalle falesie del Lago si è staccata una frana proprio dove si vuole realizzare l’impattante progetto, appiccicato alle rocce come un balcone. “Non solo rovinerà per sempre quel paesaggio e quella natura, ma probabilmente esporrà a gravissimi rischi chi avrà l’ardire di passare”. L’appello del prof. Paolo Pileri
Presidenti Maurizio Fugatti, Attilio Fontana e Luca Zaia. Immagino sappiate bene che cosa sia un tubo. E sappiate anche che questi possono essere piegati facendogli prendere le forme che noi pretendiamo, dando così origine a vari oggetti. Tra questi, pensate, anche il manubrio di una bicicletta, la famosa “piega”. In qualche modo la piegatura del tubo è un po’ il simbolo della nostra capacità di forgiare le cose per appagare i nostri bisogni anche se molti di questi, dobbiamo ammetterlo, sono veri e propri capricci, interstardimenti insostenibili. Ma tant’è. Piegare è diventato il simbolo del nostro egoistico abitare la Terra. E chi più ha potere, più ci tiene a piegare tubi su tubi. Siamo drogati da questa furia piegatrice.
Soprattutto in questi anni abbiamo preso la dannata abitudine a piegare tutto ciò che riguarda proprio la natura imprimendogli le forme più impossibili, auto-gloriandoci per la nostra abilità di dominatori assoluti. Lo facciamo con ogni cosa, piccola o grande che sia. Quel che non facciamo è andare a vedere i guasti che quelle piegature generano. Quelle non le vogliamo vedere e ne stiamo alla larga. La crisi climatica, le guerre, le acque inquinate, i suoli degradati, i morti di tumore, la frustrazione dei giovani, le eco-ansie e così via sono gli effetti disastrosi della mania di alcuni a curvare la natura ai loro capricci, come se fosse un tubo qualsiasi. Ma non è un tubo qualsiasi.
Il 3 luglio 2022 un grosso seracco si è staccato dal ghiacciaio troppo caldo della Marmolada causando 11 vittime tra gli alpinisti impegnati nella scalata. Tra autunno 2022 e autunno 2023 abbiamo avuto più o meno 25 alluvioni con un bilancio di più di 40 morti. Questo solo per citare due esempi dei disastri, frutto di continue curvature della natura ai nostri dannati egoismi.
Il 17 dicembre 2023 dalle falesie del Lago di Garda si è staccata una grande frana rocciosa, proprio dove voi, e chi con voi vuole il progetto a tutti i costi, ambite a realizzare una ciclabile che a dire folle è poco: appiccicata alle rocce come un lungo balcone che, non solo rovinerà per sempre quel paesaggio e quella natura, ma probabilmente esporrà a gravissimi rischi chi avrà l’ardire di passare da là. Già perché il rischio zero in quel progetto non c’è: bisogna dirlo, dovete dirlo.
Ma la fortuna è dalla vostra parte, inaspettatamente. Avete una grande possibilità, e ve la sta offrendo proprio con quella frana. La natura vi sta dicendo che dovete smetterla di piegare il tubo del vostro potere dandogli la forma di ogni capriccio avido e insostenibile. È venuto il momento di rendersi conto che quella ciclabile non ha alcun senso: impattante, brutta, pericolosa. Darsi un limite non è un atteggiamento da perdenti, ma da saggi. Decidere che sia la natura ciò su cui il tubo del vostro potere decisionale prende ora la forma e non viceversa è ciò di cui oggi abbiamo bisogno. E che vi chiediamo.
Lasciate perdere quella ciclabile. Ascoltate i cittadini e i comitati che stanno saggiamente denunciando quel progetto. Non piegate l’ennesimo tubo all’ennesima insostenibilità. Piuttosto concentratevi sull’immaginare il Garda come un grande laboratorio di mobilità sostenibile dove la strada Gardesana cambia pelle, dove il tasso di uso dell’auto scenderà nei prossimi anni con coraggiose e precise politiche di mobilità, dove chi vuole andare in bici per godere della bellezza di quel luogo unico al mondo avrà qui l’onore e la possibilità di fare dei tratti in battello. Fate del Lago di Garda qualcosa che prende la forma della natura e la rispetta. Fatevi ricordare per la saggezza di chi sa usare, una volta almeno, il pedale del freno e non solo quello spavaldo e cieco dell’acceleratore nel nome del mito della crescita. Altrimenti il veicolo che avete la responsabilità di guidare e sul quale siamo seduti anche noi e la natura, si schianterà. E voi pure, con in mano il vostro tubo piegato per nulla.
Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)
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