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“Vladimir Putin utilizzerà le armi nucleari?”. Le domande e risposte della Campagna Ican

© Ra Dragon - Unsplash

La Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari, insignita nel 2017 del premio Nobel per la Pace, ha risposto a un’utilissima serie di quesiti sulla “strategia” di Vladimir Putin e sugli impatti di un possibile utilizzo di testate, anche “tattiche”. Rimettendo al centro le conseguenze umanitarie, sempre escluse dal dibattito

Di fronte alla terribile minaccia di escalation atomica, la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (International campaign to abolish nuclear weapons, Ican) ha pubblicato il 6 ottobre una serie di domande e risposte sulla “strategia” di Vladimir Putin e sugli impatti di un possibile utilizzo di testate “tattiche”. Le riportiamo integralmente.

Vladimir Putin utilizzerà armi nucleari?
Dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina a febbraio, il presidente della Federazione Russa ha ripetutamente violato il diritto internazionale. Nessuno vuole credere che le armi nucleari verranno utilizzate ma finché queste esistono ci sarà anche la possibilità del loro utilizzo. È su questo che si basa la “deterrenza nucleare”: ovvero sulla minaccia credibile di poter uccidere in massa milioni di persone, civili. La realtà, spaventosa ma vera, è che non possiamo sapere con certezza se Putin, o qualsiasi leader di uno Stato dotato di armi nucleari, sceglierà di impiegarle in un qualsiasi momento. Quello che sappiamo è che le armi nucleari comportano conseguenze umanitarie inaccettabili e che non esiste una strategia di risposta per aiutare i sopravvissuti nel periodo successivo.

Quali armi nucleari potrebbero essere utilizzate nella guerra in Ucraina?
La Russia possiede poco meno di 6mila armi nucleari, il più grande arsenale del mondo, e può lanciarle da basi missilistiche terrestri, da sottomarini o da aerei. Le testate nucleari russe hanno un’ampia gamma di potenziale distruttivo: da armi equivalenti a centinaia di chilotoni alle cosiddette armi nucleari “tattiche” che vanno da 10 a 100 chilotoni. Anche l’uso di una sola di queste armi “più piccole” avrebbe conseguenze umanitarie devastanti. La bomba che ha distrutto Hiroshima e ucciso circa 140mila persone aveva infatti le dimensioni di una delle armi più piccole dell’arsenale russo, con una potenza di 15 chilotoni.

Che cos’è un’arma nucleare tattica?
Tecnicamente un’arma nucleare tattica è un’arma che non è stata classificata come “strategica” secondo gli accordi di controllo degli armamenti tra Stati Uniti e Russia (Salt, Sort, Start). Le armi tattiche dispiegate in Europa possono avere un potenziale esplosivo fino a 300 chilotoni, ovvero 20 volte la bomba che ha distrutto Hiroshima. A volte queste armi vengono anche definite “sub-strategiche” o “non strategiche”. Più frequentemente per armi nucleari “tattiche” si intendono le armi che furono progettate per essere utilizzate sui campi di battaglia europei in caso di escalation del conflitto tra la Nato e il Patto di Varsavia. Alla fine della Guerra fredda c’erano circa 7.500 armi di questo tipo dispiegate in tutto il continente ma le riduzioni unilaterali reciproche avvenute all’inizio degli anni Novanta hanno ridotto notevolmente il loro numero. La Federazione degli scienziati americani stima in 1.912 le testate nucleari non strategiche russe e in circa 100 quelle statunitensi dislocate in cinque Paesi europei.

Che cosa accadrebbe subito dopo la detonazione di un’arma nucleare?
Un’arma nucleare è un’arma nucleare, indipendentemente dalle dimensioni, dalla resa o dalla portata. Il suo utilizzo, ovunque e in qualsiasi momento, avrebbe gravi conseguenze umanitarie. Dopo la detonazione di una “piccola” arma nucleare a Hiroshima morirono circa 140mila persone e, a distanza di generazioni, le persone soffrono ancora di malattie causate dalle radiazioni.
Il fungo atomico impiega circa dieci secondi per raggiungere le sue massime dimensioni. Un’esplosione nucleare rilascia grandi quantità di energia, calore e radiazioni. Un’enorme onda d’urto raggiunge velocità di molte centinaia di chilometri all’ora. L’esplosione uccide le persone vicine all’epicentro e provoca lesioni polmonari, danni acustici ed emorragie interne a distanze superiori. Le persone rimangono ferite dal crollo degli edifici e dai detriti. Le radiazioni termiche sono così intense che quasi tutto ciò che si trova vicino all’epicentro viene vaporizzato. L’estremo calore provoca gravi ustioni e incendi su un’ampia area, che si uniscono in una gigantesca tempesta di fuoco. Anche le persone nei rifugi sotterranei rischiano di morire per mancanza di ossigeno e avvelenamento da monossido di carbonio. Solo dopo tutto il mondo correrà a soccorrere le vittime. Ma bisognerà aspettare. Come è stato dimostrato in numerosi rapporti e dal Comitato internazionale della Croce Rossa, i servizi di emergenza non saranno in grado di avvicinarsi abbastanza per salvare alcuni dei sopravvissuti all’esplosione iniziale.
I servizi sanitari, già sottoposti a forti tensioni belliche, non saranno in grado di operare. Medici e infermieri cercheranno di fare il possibile, ma non saranno in grado di fornire i soccorsi necessari all’enorme numero di vittime e feriti presenti. Non sarà possibile fornire cure specialistiche, comprese quelle per l’esposizione alle radiazioni o per le ustioni. Nessun sistema sanitario al mondo è in grado di rispondere adeguatamente a un attacco nucleare e certamente non in un Paese in guerra.

Quali altre conseguenze, oltre a quelle umanitarie, potrebbero verificarsi?
Ci sono pochi precedenti per prevedere che cosa potrebbe accadere all’indomani dell’uso di armi nucleari. Gli insegnamenti tratti dagli attacchi dell’11 settembre hanno mostrato uno shock di breve durata e alcune chiusure di mercato di più giorni, con perdite per 1.400 miliardi di dollari. Tuttavia, l’impatto a più livelli, compresi quelli sulle forniture di fertilizzanti, carburanti e cereali, già in difficoltà, potrebbero portare a conseguenze economiche più ampie in tutti i mercati.

Come possiamo prevenire l’uso delle armi nucleari?
La comunità internazionale deve condannare in modo coerente e categorico qualsiasi minaccia di usare armi nucleari, come hanno fatto gli Stati firmatari del Trattato sulla proibizione delle armi nucleari nella Dichiarazione di Vienna. Una condanna coerente e inequivocabile può stigmatizzare e delegittimare la minaccia nucleare, contribuire a ripristinare e rafforzare la norma contro l’uso di queste armi e potenziare gli sforzi di disarmo e non proliferazione. La condanna delle minacce non è solo vuota retorica: la delegittimazione, infatti, funziona. È stato dimostrato che influenza il comportamento degli Stati dotati di armi nucleari. Le critiche internazionali alle più recenti minacce della Russia hanno già spinto il governo di Mosca a chiarire la sua posizione e a sottolineare che non ha cambiato la propria dottrina nucleare.
Il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari è l’unico trattato internazionale che vieta l’uso e la minaccia di utilizzo di armi atomiche. Rende queste armi illegali. Ogni Paese dovrebbe aderire a questo strumento per delegittimare le armi nucleari.

Traduzione a cura di Andrea Siccardo

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