Ambiente / Opinioni
Valle Limosa, una concreta storia di biodiversità
Nel mantovano, epicentro del consumo di suolo, è sorta un’area umida per dar respiro a uccelli migratori e non. Si può fare. La rubrica di Paolo Pileri
“Che cosa possiamo fare di concreto per salvare il suolo?”, “Tutte belle parole, professore, ma è difficile cambiare la testa alla gente. Ai politici poi”. Lo sconforto dei cittadini cresce. Ma c’è anche chi reagisce e imprime nuove direzioni alle cose. Come Davide, da Mantova. Tre anni fa compra un campo agricolo di tre ettari alle porte della città che fu dei Gonzaga ma che oggi è la capitale del consumo di suolo in Lombardia: 33 ettari solo nel 2022. Un disastro. Davide vuole superare la linea tra teoria e pratica e decide di dare una possibilità concreta alla biodiversità. Vuole farlo creando un’area umida ex-novo, così da attirare gli uccelli, migratori e non. Una vera urgenza in una provincia dove, tra agricoltura intensiva, logistica, strade, autostrade ed espansioni urbane, la biodiversità è sempre più a rischio e le aree umide per uccelli, fiori e insetti sono rare.
Così nel 2021 accende un mutuo di 100mila euro per un campo a Formigosa, sorprendendo la banca non certo abituata a prestiti pro-ecologia. Si mette subito al lavoro per capire come fare a realizzare uno specchio d’acqua che soddisfi i bisogni di particolari uccelli come i limicoli. La fortuna aiuta gli audaci, anche quelli con la fissa della biodiversità perché, nonostante la sfrenata passione per il cemento, la Regione Lombardia pubblica nel 2021 il bando “Infrastrutture verdi a rilevanza ecologica e incremento della naturalità” che ha in pancia anche le risorse provenienti dalle compensazioni forestali (questo ci piace meno, sia chiaro). Davide si candida e vince.
Superati i lunghi e faticosi adempimenti burocratici, ottiene l’autorizzazione paesaggistica, seleziona un’impresa e dopo un po’ parte con i lavori. Sistema l’area, genera le zone umide, quelle in piena acqua, quelle adatte alle nidificazioni, quelle dove gli uccelli possono trovare nutrimento e quelle più profonde per tenere distanti i predatori terrestri. Insieme a un esperto di ripristini ambientali, a naturalisti e forestali decide con cura le specie vegetali: alberi (carpini bianchi, farnie, ciliegi, pioppi bianchi, aceri campestri), arbusti (biancospini, prugnoli, rose, frangole e noccioli) e specie erbacee per gli insetti impollinatori (trifoglio, erba medica, borragine, lupinella).
Il dado è tratto e oggi Davide con fierezza inizia la conta degli uccelli: piro piro culbianco, piro piro boschereccio, cavaliere d’Italia, pantane, totani mori, combattenti, spatole, garzette, marzaiole, canapiglie, forapaglie e perfino una rara (nel mantovano) avocetta. Ma anche anfibi: raganelle, rane verdi e rospi smeraldini. Tutti lì, felici di esserci. Talmente felici che cinque coppie di cavalieri d’Italia hanno scelto di nidificare proprio a Valle Limosa. Tanto è l’entusiasmo che Davide e Giovanna, la compagna, recupereranno una piccola cascina lì vicino per andare ad abitarci. Che cosa ci dice tutto questo? Tanto. Innanzitutto che qualcosa di concreto per la biodiversità “si può fare”. Poi, a ben vedere, la straordinaria storia di Valle Limosa profuma di impegno politico visto l’anti-dilettantismo con cui è stata portata avanti; la passione che fa da argine all’apatia ecologica che invece affligge molta politica che conosciamo; il desiderio di non fare le cose per tornaconto privato, ma per generare un riflesso sulla realtà e su tutti.
Tre ettari di biodiversità ex-novo nella pianura agro-industriale mantovana sono rinati con il progetto di Davide. Una bella pagina di impegno ecologico che può diventare materiale di formazione per un nuovo pensare politico
E allora che cosa aspettiamo a proporre il caso a chiunque voglia fare politica nel tempo delle sfide ecologiche serie e urgenti, evitando di improvvisare o pescare nel pozzo infinito del greenwashing e della tecnologia?
Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)
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