Diritti / Approfondimento
Un nuovo patto su migrazione e asilo. Le proposte di Asgi per la Commissione europea
Il 23 settembre è prevista la pubblicazione del piano di riforme sulle politiche migratorie dell’Ue voluto da Ursula von der Leyen. Le prime indicazioni non sono incoraggianti e confermano la logica securitaria applicata negli ultimi cinque anni. L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione ha formulato dieci proposte per non perdere un’importante occasione di cambiamento
Cambiare rotta verso una politica migratoria fondata sul rispetto dei diritti. Con questo obiettivo, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) ha inviato alla Commissione europea un documento contenente dieci proposte per il nuovo Patto sull’immigrazione e l’asilo che verrà presentato mercoledì 23 settembre 2020. Un testo importante per comprendere verso quale direzione si muoverà la gestione del fenomeno migratorio da parte delle istituzioni europee nei prossimi cinque anni.
Il testo non è ancora circolato ma le prime indicazioni non sono incoraggianti. “Il linguaggio utilizzato sia nella roadmap (pubblicata dalla Commissione a luglio, ndr) sia nei discorsi di presentazione del patto -spiega Adelaide Massimi, operatrice legale di Asgi- sembra confermare la logica securitaria che ha caratterizzato le politiche migratorie europee negli ultimi anni. Nell’individuare gli assi portanti del nuovo patto viene enfatizzata la necessità di rafforzare le politiche di esternalizzazione delle frontiere”. Esternalizzazione che significa rafforzamento della cooperazione con i Paesi terzi esclusivamente per limitare il più possibile i movimenti in ingresso. “Rafforzare i meccanismi di controllo, enfatizzare il ruolo di Frontex, potenziare gli strumenti di analisi accelerata della richiesta d’asilo in frontiera e velocizzare i rimpatri: sembrano queste le priorità per le istituzioni europee”, specifica Massimi.
Per tentare di contrastare questa logica securitaria, Asgi ha accettato l’invito della Commissione che aveva dato la possibilità ad organizzazioni ed associazioni di inviare proposte e suggerimenti. Nel documento redatto sono state individuate dieci proposte su cui impostare il nuovo patto. In prima battuta Asgi sottolinea la grande promessa non mantenuta di accompagnare a politiche di contenimento dei flussi irregolari l’apertura di canali regolari di migrazione che garantissero la possibilità per le persone bisognose di protezione di non rimanere bloccate in situazioni di pericolo. L’esternalizzazione delle frontiere ha aumentato il rischio di torture e detenzioni arbitrarie per i migranti nelle zone di confine e i risultati, in termini di violazione dei diritti fondamentali, sono evidenti sia nel contesto libico sia lungo la rotta balcanica.
“Con l’obiettivo presunto di contrastare le reti di trafficanti, vi è una criminalizzazione generalizzata del migrante sia nella fase di ingresso sul territorio europeo sia nel percorso migratorio”, continua Massimi. “Questa strategia non è accompagnata da un’implementazione della possibilità di raggiungere legalmente l’Europa: si prenda come esempio la Libia, il numero di resettlment o di ingressi per motivi umanitari effettuati non è lontanamente in grado di rispondere efficacemente al bisogno di migliaia di migranti di lasciare la Libia”. Al rispetto dei diritti nelle zone di frontiera e all’aumento delle possibilità di ingresso regolare, si sottolinea nel documento la necessità di un investimento da parte dell’Unione europea sulla ricerca e il soccorso in mare: al punto 4, si richiede che cessino le politiche di criminalizzazione di cui sono destinatarie le Ong che operano nel Mediterraneo sostituendo di fatto i doveri degli Stati membri di soccorso.
Un’altra richiesta avanzata da Asgi è la necessità di riformare il sistema di Dublino. La presidentessa della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato che il sistema verrà abolito e sostituito con un nuovo sistema di governance. “La speranza è che il nuovo sistema, o la riformulazione di Dublino, abbia chiari meccanismi di redistribuzione e obblighi precisi per gli Stati membri con una regolamentazione che rispetti i diritti dei richiedenti asilo. I movimenti secondari possono essere contrastati se vi sono modifiche che tengono conto dei progetti migratori di coloro che raggiungono l’Europa. Il criterio del primo Paese d’approdo, di fatto uno degli unici attivati negli ultimi anni, non tiene minimamente conto di questo elemento e per questo è fallimentare”. Collegato alla riforma di Dublino, si sottolinea la necessità di garantire che l’accesso alle procedure di protezione internazionale sia pieno ed effettivo, tema oggi molto attuale sul confine italo-sloveno dove, come denunciato da Altreconomia, questo elemento viene sistematicamente violato. “Probabilmente per quanto riguarda le procedure di frontiera obbligatorie nel testo vi saranno procedure ancora più rigide. Questo significa che, se la normativa seguirà questa linea, il modello Lesbo sarà esteso su tutta la frontiera con i migranti detenuti in centri sparsi lungo il confine in cui vi sarà una prima scrematura cui seguirà la redistribuzione tra i vari stati membri”, conclude Massimi.
Il testo del patto sarà presentato dalla Commissione europea mercoledì 23 settembre. Sempre Von der Leyen, commentando il nuovo patto ha sottolineato che sarà “una proposta capace di bilanciare solidarietà e responsabilità”. Si attende il testo, nella speranza che il rispetto dei diritti sia al di sopra di questo bilanciamento e non declassato a sinonimo di solidarietà.
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