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“Tutti i costi del suolo perduto”. La nuova campagna di Salviamo il paesaggio

© Charlotte Harrison, unsplash

Un gruppo di lavoro ha elaborato i dati dell’Ispra relativi al periodo 2006-2022 per calcolare non solo le superfici cementificate ma anche il danno economico-finanziario causato per ogni singolo Comune. Informazioni che i cittadini potranno utilizzare per avviare un dibattito sui territori. Così come a livello nazionale

Nel Comune di Casavatore, in provincia di Napoli, vivono poco più di 18mila persone e di fatto non esiste più suolo libero: il 91,4% dei 153 ettari delle città è impermeabilizzato, occupato cioè da strade, abitazioni, negozi e centri commerciali, parcheggi e infrastrutture di ogni sorta. Una situazione non troppo dissimile da quella di altre municipalità campane: ad Arzano, asfalto e cemento hanno ricoperto l’83% del suolo, a Melito di Napoli l’81%, a Torre Annunziata il 72%. Ma la bulimia edificatoria non interessa solo il Mezzogiorno. Basta guardare alla situazione in cui si trovano molti Comuni dell’hinterland milanese e della provincia di Monza e Brianza: a Sesto San Giovanni e a Lissone, ad esempio, circa il 70% del territorio non è più libero. La situazione non cambia se si guarda a località di mare come Cattolica (dove il 61,7% del suolo è cementificato) e Riccione (51,6%), o alle grandi città come Torino (65%) e Bari (43,2%).

Si tratta di dati pubblici e accessibili a tutti, raccolti con scrupolo e puntualità dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ed elaborati da un gruppo di lavoro del forum nazionale Salviamo il paesaggio che ha appena lanciato la campagna nazionale di sensibilizzazione e mobilitazione “Tutti i costi del suolo perduto”.

“Siamo in un momento di stallo totale -spiega ad Altreconomia il coordinatore Alessandro Mortarino-, sia alla Camera sia al Senato ci sono diverse proposte di legge in materia di consumo di suolo, ma sono tutte ferme. Per questo motivo abbiamo ritenuto importante accendere nuovamente un dibattito, sia a livello nazionale sia a livello locale, sui media e all’interno della società civile. Il nostro invito è: guardate questi numeri e spaventatevi. E poi costruite un dibattito”.

I numeri -frutto come detto di una rielaborazione dei dati Ispra sul consumo di suolo registrato annualmente in ogni singolo Comune tra il 2016 e il 2022- fanno davvero spavento. Non bastasse l’immagine di intere aree urbane soffocate da cemento e asfalto, il forum mette un accento particolare sulle questioni economico-finanziarie, anche in questo caso basate sui parametri indicati dall’Istituto. La cementificazione selvaggia, infatti, oltre a generare un danno di tipo ambientale (facilmente intuibile) colpisce anche la finanza degli enti locali. Anche se questo aspetto non viene tenuto in particolare considerazione: “Il suolo fornisce molteplici preziosi servizi ecosistemici -si legge nel documento diffuso dal Forum-. Ogni ettaro di suolo libero assorbe circa 90 tonnellate di carbonio, è in grado di drenare 3,7 milioni di litri d’acqua e se coltivato può sfamare sei persone per un anno”. Oltre a garantire tutta una serie di benefici legati alla tutela della biodiversità e della qualità degli habitat.

Ma quando tutto questo viene distrutto da colate di cemento e asfalto si causa un danno anche economico che Ispra ha calcolato tenendo in considerazione due elementi: il valore del flusso di servizio che il suolo non sarà più in grado di assicurare e quello dello stock di risorsa perduta. Un costo che è stato quantificato complessivamente tra i 79mila e i 97mila euro all’anno per ogni ettaro di terreno che viene impermeabilizzato.

Il Forum ha adottato un valore medio (e prudente) di 88mila euro “che sarebbe opportuno inserire come costo nei bilanci sociali, ambientali e di sostenibilità dei nostri Comuni, a partire dall’annualità in cui il consumo di suolo viene accertato”. Un costo che si accumula anno dopo anno andando così a formare un “debito” che cresce con il passare del tempo fino a raggiungere un totale spaventoso.

Applicando i parametri individuati da Ispra, il Salviamo il paesaggio calcola che il Comune di Sesto San Giovanni dovrebbe mettere a bilancio una perdita di 1,4 milioni di euro per il 2023 per un totale complessivo di 33 milioni per il periodo 2006-2022. Simili le cifre per l’amministrazione brianzola di Lissone mentre per una città come Torino la perdita ammonta a dieci milioni di euro per il 2023 con un totale complessivo di oltre 133 milioni nel 2006-2022. La dettagliata tabella elaborata da Salviamo il paesaggio permette di scattare una fotografia dettagliata, Comune per Comune, da Nord a Sud Italia.

Attenzione però a non scambiare questo lavoro per un mero esercizio di stile, utile solo da un punto di vista analitico ma poco concreto. Se da un lato è vero che le amministrazioni pubbliche non devono “sborsare” questi importi, sia costo diretto e sia debito sono estremamente reali, anche se si manifestano in forme diverse. “Basti pensare a quanti miliardi di euro sono stati necessari solo per tamponare i danni causati dai più recenti eventi estremi che hanno colpito l’Italia -annota il Forum-: negli ultimi 14 anni si sono registrati 684 allagamenti, 86 frane, 166 esondazioni fluviali che sono costati nel periodo 2013-2023 oltre 13,8 miliardi di euro in fondi per la gestione delle sole emergenze meteo-climatiche”.

Una recente ricerca curata dal Censis e da Confcooperative ha stimato in 210 miliardi di euro il conto che disastri naturali e cambiamenti climatici hanno presentato al nostro Paese negli ultimi decenni: un costo pesantissimo pari all’intero importo del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).

Sulla base di queste informazioni e grazie alla possibilità di conoscere i dati relativi a ciascun Comune italiano, il Forum invita ogni cittadino e ogni organizzazione ad agire presso i propri amministratori locali mettendo a disposizione un fac simile di lettera da inviare ai propri sindaci e ai consiglieri comunali. Sollecita poi il coinvolgimento dei media e delle associazioni del territorio per generare discussioni a stimolare un dibattito a partire da numeri incontestatbili che sintetizzano i danni che la perdita di suolo libero hanno già provocato sia sotto il profilo ambientale e sia sotto quello economico-finanziario.

Un ulteriore livello di confronto è poi quello che si gioca a livello nazionale. A novembre 2022 la deputata Stefani Ascari (Movimento 5 Stelle) ha presentato la proposta di legge “Norme per l’arresto del consumo di suolo e per il riuso dei suoli urbanizzati” il cui testo ricalca fedelmente quello elaborato dal forum nazionale Salviamo il paesaggio. “È passato quasi un anno e mezzo dalla nascita del nuovo esecutivo e su questo tema, nonostante l’urgenza e la gravità della situazione evidenziata dai dati Ispra, non ci sono novità -conclude Mortarino-. Per questo motivo il 12 aprile convocheremo a raccolta le forze politiche per richiamarle sulla necessità di ripartire con l’iter che porti a una legge seria per contrastare il consumo di suolo”. Mortarino pone più volte l’accento proprio sull’aggettivo “seria”: “Non vogliamo una norma che sia una foglia di fico, come quella del 2016”.

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