Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Diritti / Attualità

Chi critica il TTIP finisce sotto accusa

Una manifestante protesta contro il TTIP © Angula Berria via Flickr

Negli ultimi mesi, multinazionali, lobbisti e think thank hanno cercato di delegittimare quelle Ong, le associazioni e altre espressioni della società civile che si sono opposte al TTIP (i contestati accordi di libero scambio tra Ue e Usa) e il CETA (tra Unione europea e Canada). È la denuncia contenuta nel rapporto “Blaming the Messenger: the corporate attack on the movement for trade justice” curato da “Corporate Europe Observatory” e “LobbyControl” che evidenzia come siano state usate “tattiche per gettare discredito e campagne di delegittimazione” contro associazioni e Ong impegnate nella battaglia contro l’approvazione di questi accordi di commercio. “Un attacco a chi critica il TTIP e il CETA rischia di diventare un attacco alla democrazia – denunciano gli autori del rapporto – nel momento in cui agli argomenti sostanziali esposti si contrappongono campagne di delegittimazione”.

Negli ultimi anni il TTIP e il CETA hanno suscitato un’intensa ondata di critiche da parte di diversi attori della società civile: dagli accademici alle piccole imprese, dai governi locali ai sindacati, passando per le associazioni non governative e i sindacati. Obiettivo congiunto per tutti questi attori: bloccare l’approvazione  questi accordi, che vengono considerati particolarmente vantaggiosi per le grandi aziende multinazionali, ma dannose per l’ambiente e le tutele sociali. Una resistenza efficace, dal momento che il TTIP è stato temporaneamente congelato.

Di fronte a questa battuta d’arresto, le aziende e le lobby che invece potrebbero trarre vantaggio da questi accordi hanno lanciato una campagna di discredito contro le organizzazioni non governative e la società civile. Le accuse più comuni? Quella di suscitare allarmismo o di “manipolare” un pubblico poco istruito. Oppure di agire per lucro o per fini personali. Queste tattiche mirano a sgretolare la credibilità di chi critica il TTIP o il CETA. Chi protesta viene dipinto come “anti-americano”, “nemico della globalizzazione”, “populista” o “ideologico”. Un’altra strategia per spargere il seme del dubbio sulle motivazioni di chi critica gli accordi transnazionali è quello di insinuare accuse sulla scarsa trasparenza dei bilanci o ipotizzare la longa manu della Russia sui finanziamenti. Il tutto nella più completa assenza di prove. “Attaccare in questo modo le Ong sulla raccolta fondi o la trasparenza è una scappatoia per non dover rispondere alle loro critiche”, si legge nel comunicato stampa di presentazione del rapporto.

© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2025 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati