Diritti
Truppe commerciali
di La redazione —
“Una campagna navale finalizzata al recupero della competitività del nostro paese”. Così, il ministro della Difesa Mauro, ha inaugurato la scorsa settimana il tour commerciale del gruppo armato Cavour, divenuto vetrina di armamenti. Oltre cento realtà del mondo della cooperazione e del disarmo -guidate dalla Rete italiana per il disarmo- scrivono (di nuovo) a Napolitano. Tra le "tappe", aree che registrano gravi deficit di libertà democratiche
Ad una settimana dalla partenza dal porto di Civitavecchia il 13 novembre del Gruppo Navale Cavour per la missione "Sistema Paese in Movimento" continuano le prese di posizione della società civile sulla problematicità di questa iniziativa. La giornata odierna vede in particolare il rilancio della lettera aperta al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che la Rete Italiana per il Disarmo aveva reso pubblica nei giorni scorsi.
Visto il notevole supporto ricevuto con questa presa di posizione, la stessa Lettera viene oggi nuovamente diffusa ed inviata direttamente agli uffici del Quirinale con le nuove e numerose adesioni ricevute: 6 reti di organismi di varia natura e 112 organizzazioni appartenenti al mondo della cooperazione, del disarmo, della solidarietà.
Già nei suoi elementi di base si era evidenziata (ed era stato ribadito nella presa di posizione di Rete Disarmo) come “spregiudicata e inaccettabile” l’iniziativa annunciata nei giorni scorsi dal Ministro della Difesa Mario Mauro insieme ai vertici del Ministero della Difesa: impegnare per i prossimi cinque mesi il Gruppo Navale Cavour in una campagna promozionale dell’industria bellica italiana insieme ad altre attività commerciali, di tipo militare ed umanitarie.
La chiara problematicità della notizia e le parole di questa presa di posizione hanno suscitato un grande interesse e un’attenzione alla missione del Gruppo Navale Cavour (composto dalla portaerei omonima, dalla fregata Bergamini e dalla nave appoggio Etna) che non si deve affievolire con l’effettiva partenza dall’Italia. E’ per questo che nella missiva al Presidente Napolitano si legge come l’iniziativa della Marina Militare sia "inaccettabile in quanto mescola una serie di attività che per loro natura hanno finalità e caratteristiche differenti e che riteniamo sia importante continuare a tenere separate. Soprattutto crediamo che promuovere la vendita di sistemi militari o sostenere iniziative di tipo commerciale abbinandole ad operazioni umanitarie non sia un compito che il nostro ordinamento attribuisce al Ministero della Difesa o alle Forze Amate".
Inoltre costituisce elemento di preoccupazione rimarcare come esistano "diversi pronunciamenti dell’Unione europea secondo cui la crisi economica sta trasformando alcuni ministeri della Difesa in espliciti promotori delle esportazioni di armamenti. Una tendenza che, per sostenere la competitività delle industrie militari dei rispettivi paesi, rischia di mettere a repentaglio gli sforzi in ambito comunitario per definire una politica organica di sicurezza e di difesa comune".
Ovviamente, ed è questo il motivo dell’adesione di molte realtà attive per la cooperazione e la giustizia a livello internazionale, non si può dimenticare come la "normativa internazionale ribadisce infatti che l’aiuto umanitario non può essere utilizzato come strumento di politica estera dei governi. L’impiego di organizzazioni umanitarie da parte di attori militari e commerciali mette infatti in discussione non solo l’indipendenza, la neutralità e l’imparzialità delle organizzazioni autenticamente umanitarie, ma anche la stessa possibilità che gli operatori umanitari continuino ad intervenire efficacemente e in relativa sicurezza nei contesti di crisi".
Tutti questi passaggi rendono chiaro il motivo per cui si è deciso di inviare una lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che – secondo la Costituzione – “ha il comando delle Forze armate” (Art. 87) per chiedere se sia stato messo al corrente ed abbia dato il suo esplicito assenso all’iniziativa che prevede l’impiego di mezzi e personale delle Forze Armate a supporto di attività commerciali dell’industria militare e del settore privato. Tutti gli organismi firmatari invitano inoltre il Parlamento ad esaminare con attenzione questa iniziativa soprattutto per le rilevanti implicazioni sulla politica di sicurezza e di difesa del nostro Paese.
La rilevanza (economica e di senso) della missione del "Sistema Paese in movimento" impone poi un controllo continuativo per tutti i mesi della sua durata. Da oggi è quindi attiva (a cura delle realtà firmatarie della Lettera a Napolitano) una pagina Facebook dedicata alla missione, per monitorarne la rotta e rendere esplicite le problematicità di tutte le tappe.
Già i primi dati diffusi con il recente comunicato e presa di posizione di Rete Disarmo hanno dimostrato lo stato di tensione dell’intera zona mediorientale ed africana in cui il gruppo navale Cavour farà tappa e soprattutto il grave deficit di libertà democratiche a fronte di ingenti spese militari e di un livello basso di sviluppo umano di diversi dei paesi che saranno visitati. Ben 12 su 18 degli Stati ai cui governi si intende presentare il campionario di armamenti italiani sono definiti dall’Indice di democrazia dell’Economist come “Regimi autoritari”.
Non si deve dimenticare poi che i ministeri della Difesa a cui la Cavour esibirà il campionario bellico delle ditte di Finmeccanica sono stati destinatari nell’ultimo quinquennio di quasi 5 miliardi di euro di armamenti italiani cioè di circa il 30% di tutte le esportazioni dal nostro Paese di sistemi militari.
Tutte queste notizie e gli aggiornamenti sul viaggio verranno quindi seguiti e monitorati con continuità nella pagina "Controlliamo il Tour Cavour: portaerei o fiera d’armi?" all’indirizzo www.facebook.com/ControlTourCavour
Non è infatti pensabile che (riportando la definizione della Marina Militare) una “le Bourget” (cioè una delle principali fiere d’armi) in movimento per la promozione dell’attività industriale e commerciale made in Italy sia lasciata sola a fare danni nelle zone più problematiche del globo
Non si deve inoltre perdere coscienza di quanti soldi pubblici siano spesi per questo tipo di missioni, lontane dai compiti statutari della Difesa, e di come i fondi privati siano riusciti ad accaparrarsi uno spazio su una struttura pubblica (costata miliardi) per promuovere in maniera ipoteticamente più "accettabile" i propri affari armati. Questo il compito della pagina "Controlliamo il Tour Cavour: portaerei o fiera d’armi?”.
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