Economia / Opinioni
Tanto rumore per i “dossieraggi” soufflé, tanto silenzio sulla multa a carico di Enel
Il Garante della privacy ha sanzionato Enel Energia per non aver protetto le sue banche dati da accessi di procacciatori abusivi: il colosso quasi monopolista del comparto si sarebbe rivelato incapace di mettere al sicuro i dati di milioni di persone. Ma la notizia è finita nel dimenticatoio. L’editoriale del direttore, Duccio Facchini
Il presunto scandalo dei “dossier” su politici, manager, personaggi pubblici è scoppiato di nuovo il primo marzo di quest’anno, quando Giovanni Bianconi sul Corriere della Sera e Giuliano Foschini e Fabio Tonacci su la Repubblica hanno dato la notizia dell’allargamento dell’inchiesta della Procura di Perugia. “Sul registro degli indagati non c’è più solo il nome del luogotenente della Guardia di Finanza Pasquale Striano, autore di migliaia di accessi alle banche dati più sensibili -ha scritto Bianconi- ma pure del magistrato Antonio Laudati, formalmente ancora in servizio come sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia”.
Il seguito lo conosciamo: strumentali accuse alla libertà di stampa (in particolare al quotidiano Domani), esponenti di governo che invocano pene esemplari sorvolando sui propri macroscopici conflitti di interessi con l’industria militare (vedasi il ministro Guido Crosetto), improvvidi paragoni con le “dittature sudamericane” (da parte del senatore Matteo Renzi, il parlamentare più ricco dopo Antonio Angelucci, tra le altre cose editore de Il Giornale, Libero e Il Tempo). Un dibattito tanto surreale quanto virale che ha seppellito un’altra notizia che tocca invece la tutela della riservatezza e dei dati personali di milioni di cittadini normali, non “vip”. I fatti inchiodano il più importante venditore di energia elettrica del Paese, Enel.
Che cosa è successo? Il 29 febbraio, appena ventiquattro ore prima del grande ritorno del fantasma “dossieraggio” sulle prime pagine, il Garante per la protezione dei dati personali ha dato la notizia di aver irrogato a Enel Energia una sanzione di oltre 79 milioni di euro per le “gravi carenze nei trattamenti dei dati personali di numerosi utenti del settore dell’energia elettrica e del gas, realizzati ai fini di telemarketing”. Avete letto bene: 79.107.101 euro, la multa più alta mai applicata dall’Autorità. Tutto ha avuto inizio da un’indagine della Guardia di Finanza, a seguito della quale l’Autorità aveva già applicato sanzioni per 1,8 milioni di euro a quattro società ree di aver utilizzato alcune banche dati per attività illecite.
Da “ulteriori accertamenti” svolti dal Garante è emerso però che Enel Energia aveva acquisito ben 978 contratti da quelle quattro società, “nonostante queste non appartenessero alla rete di vendita della compagnia energetica”. Scava e scava e viene fuori che i sistemi informativi destinati alla gestione dei clienti e all’attivazione dei servizi da parte della compagnia “mostravano gravi carenze di sicurezza”. Scrive il Garante nel provvedimento di 26 pagine: “Enel non aveva messo in atto tutte le necessarie misure per prevenire le attività illecite dei procacciatori abusivi che, individuando agevoli ‘porte d’ingresso’ nei sistemi informativi della compagnia, hanno alimentato per anni un business illecito realizzato mediante chiamate di disturbo, promozioni di servizi e sottoscrizione di contratti senza reali vantaggi economici per i clienti”.
Non stiamo parlando di un pesce piccolo. Enel nel 2022 assorbiva infatti 34.427 GWh per “clienti domestici” nel mercato finale dell’energia elettrica sui 58.313 complessivi (dati Arera), cioè il 59,04%. Il fatto che un colosso quasi monopolista del comparto si sia rivelato incapace di mettere al sicuro i dati di milioni di persone dal cosiddetto fenomeno del “sottobosco” dovrebbe far discutere.
E invece nel Paese dei “dossieraggi” soufflé tutto questo non accade. Forti con i deboli e deboli con i forti. Enel Energia si è limitata a diramare uno stringato comunicato per dire di aver sempre “agito nella massima correttezza” e di esser da sempre impegnata “nel migliorare la qualità del servizio offerto”. Peccato che pur di far naufragare il procedimento avviato dal Garante, questa si sia lamentata durante l’iter di essere stata addirittura “tenuta all’oscuro” dell’istruttoria in atto, giungendo ad accusare un’Autorità amministrativa indipendente di mettere a repentaglio i principi di buon andamento e correttezza della pubblica amministrazione. Tesi ritenuta “inaccettabile ed estremamente grave” dall’ufficio del Garante, che è andato giù duro nel calcolo della sanzione. Formidabile, quasi quasi meriterebbe un dossier.
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