Ambiente / Attualità
Sull’incerto trasferimento della nave gasiera di Piombino a Savona

La Golar Tundra è stata acquistata da Snam nel 2022 per affrontare la crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina. Ma con il suo spostamento rimarrà operativa fino al 2051. Mentre in Italia in consumo di gas è in calo
Sono tanti gli equivoci che segnano il futuro del rigassificatore Golar Tundra attualmente ormeggiato nel porto di Piombino, in provincia di Livorno. Si parla di trasferimento a Vado Ligure, ma in realtà lo si vuole piazzare nelle acque antistanti Savona. Nel 2022, quando è stato acquistato da Snam (azienda partecipata dallo Stato al 31% e che controlla la rete per il trasporto del gas) si è detto che serviva per fronteggiare l’emergenza legata alla crisi energetica causata dall’invasione russa dell’Ucraina.
Ma con il trasferimento in Liguria, previsto nel 2026, il rigassificatore resterà in funzione fino al 2051, contraddicendo ogni logica emergenziale e in controtendenza rispetto al calo dei consumi di gas nel nostro Paese (meno 10% tra il 2000 e il 2023).
C’è poi il cortocircuito sul piano della politica locale: da un lato c’è il governatore della Regione, Giovanni Toti, deus ex machina dell’intera operazione di “trasloco”; dall’altro quasi tutte le amministrazioni dell’area interessata che, in maniera compatta e trasversale, si sono schierate contro l’arrivo della Golar Tundra. Tanto per fare un esempio, lo scorso autunno l’intero Consiglio comunale di Savona ha approvato un ordine del giorno contrario al progetto.
La nave gasiera dovrebbe essere posizionata a soli 2,8 chilometri dalla città, eppure, rimarcano il sindaco Marco Russo e l’assessora alla Cittadinanza attiva Gabriella Branca, Savona è stata esclusa dalla conferenza di servizi sullo spostamento dell’opera, perché i tubi del gas collegati alla nave passeranno per pochi metri nel limitrofo Comune di Quiliano. “Un vero e proprio shock, che però ha portato anche a una grande mobilitazione della cittadinanza”, spiegano gli amministratori.
Da fine luglio 2023, quando sono stati svelati i piani di Toti, sono nati quattro comitati e le mobilitazioni non si sono fatte attendere. A metà settembre 16mila persone hanno formato una catena umana sulle spiagge della provincia savonese per dire “no” al rigassificatore.
La valutazione di impatto ambientale per il trasferimento della Golar Tundra non tiene conto delle opere esistenti ma solo di quelle in fase di realizzazione
Monica, Bruno, Regina e Nicola sono esponenti di uno dei comitati più attivi: “Fermiamo il mostro”. Li incontriamo presso uno dei locali della vecchia Società di mutuo soccorso, a due passi dalla spiaggia. “La nostra lotta viene dipinta come Nimby (Not in my backyard), ma noi siamo contro il rigassificatore qui o altrove, perché non ci serve. Se sarà spostato a Savona ci vincolerà al gas per decenni”, spiegano.
I dubbi non sono solo sull’effettiva utilità della Golar Tundra, che nel primo anno di servizio ha lavorato al 40% della capacità, ma anche sullo sconquasso che potrebbe portare a quella che è senza dubbio una delle “zone di sacrificio” italiana che sta faticosamente provando a costruire un’alternativa, come auspica il sindaco Russo quando ricorda che Savona è candidata a Capitale italiana della cultura nel 2027.
Oggi però nello spazio di pochi chilometri sorgono una vecchia centrale a carbone (la più inquinante d’Italia, dismessa nel 2016), una a gas, tre discariche, un terminal per il petrolio e l’olio combustibile di Exxon, la piattaforma Maersk per i container e la raffineria Sarpom. Questo il panorama che si “ammira” dal lungomare di Savona, a dispetto di un tratto di mare che fa parte del santuario dei cetacei e della presenza dell’area protetta dell’isola di Bergeggi.
Qui sarà piazzata l’immensa Golar Tundra, con i suoi 300 metri di lunghezza e un carico di 170mila metri cubi di gas liquefatto. Che per il suo funzionamento necessiterà di acqua di mare che verrà poi scaricata sotto forma di candeggina nel golfo.
Ma la Golar Tundra percorrerà davvero i 300 chilometri che separano Piombino da Savona? Una risposta definitiva potrebbe arrivare la prossima estate: la procedura semplificata per l’approvazione del progetto promossa da Giovanni Toti in veste di commissario all’opera (a proposito di “equivoci”) è stata rallentata dalla presentazione di una pletora di osservazioni, anche dei Vigili del fuoco e dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpa).
ReCommon, insieme a quasi 50 altre realtà locali, ha denunciato la mancanza di una piena considerazione degli impatti cumulativi legati alla presenza del comparto industriale, che già da decenni insiste nell’area, come invece impone la normativa vigente. Vengono infatti analizzati solo gli impatti delle opere in fase di realizzazione nei prossimi anni: il raccordo autostradale e il nuovo svincolo a Vado Ligure per la viabilità portuale, un impianto eolico, una stazione elettrica e una di trasformazione utente, l’ampliamento della discarica “La Filippa” e il posizionamento dei cassoni per la nuova diga foranea di Genova nel porto di Vado Ligure. Solo quest’ultimo viene considerato come un elemento che, insieme al rigassificatore, porterà conseguenze negative.
Nell’area però ci sono anche fattori che la valutazione di impatto ambientale non tiene in considerazione, come i già citati depositi di petrolio e di gas fossile e la centrale a carbone, ora parzialmente riconvertita a gas con una unità da 800MW. Il 2 aprile sono state pubblicate le integrazioni di Snam rispetto alle osservazioni ricevute. Sono state apportate alcune modifiche che riducono i costi e l’occupazione di suolo, anche se sembra che le questioni di sicurezza, la valutazione degli impatti cumulativi e dell’impatto climatico siano ben lontane dall’essere risolte. Al momento di andare in stampa l’equivoco Golar Tundra non ha ancora visto una soluzione definitiva. Quel che è certo è che le proteste continueranno, come promettono i comitati locali.
Lo spazio “Fossil free” è curato dalla Ong ReCommon. Un appuntamento ulteriore oltre alle news su per approfondire i temi della mancata transizione ecologica e degli interessi in gioco
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