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Economia / Opinioni

Sulle illegittime modifiche unilaterali del prezzo di energia e gas

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Lo scandalo del “caro energia” peggiora: numerosi fornitori, come avevamo anticipato, tendono a non rispettare la legge proponendo ai consumatori vessatorie “variazioni unilaterali”. Dopo privatizzazioni e prezzi affidati alla speculazione, ecco l’ultimo “frutto” delle politiche neoliberiste applicate ai servizi pubblici

La questione del caro energia non finisce. Tutti ne parlano ma nessuno affronta il problema. Chi dovrebbe farlo, la politica, sembra confusa e spaesata. Tante parole ma un nulla di fatto, anzi, sembra che la situazione stia ulteriormente peggiorando con i fornitori degli utenti, cioè l’ultimo operatore, che, per i loro profitti, tendono a non rispettare una norma di legge, ovvero l’articolo 3 del cosiddetto “Decreto aiuti bis” (lo avevamo anticipato qui).

Un atteggiamento, quello dei fornitori, che si sta diffondendo in tutto il Paese coinvolgendo molti utenti, magari impreparati ad affrontare questa nuova emergenza. Non è un caso che, l’Antitrust, con l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente (Arera), abbia diffuso il 13 ottobre scorso un comunicato congiunto assumendo una posizione molto rigida, con l’affermazione che “la sua azione sia guidata, ancora una volta, dalla centralità della figura del consumatore, soprattutto nell’attuale congiuntura economica” e che “è pronta a intervenire qualora venissero adottate condotte lesive dei diritti dei consumatori e degli assetti del mercato”.

Tutto è conseguente ad una clausola contrattuale, inventata dalle banche e adottata dai gestori dell’energia e del gas, vessatoria poiché impedisce al cittadino consumatore ogni possibilità di difendersi. Si chiama “variazione unilaterale” in quanto modifica le condizioni contrattuali con la sola decisione del fornitore di energia e gas, per questo si chiama “unilaterale”, lasciando all’utente l’unica alternativa di cambiare il fornitore, cosa che con gli attuali prezzi è improponibile.

Il comunicato congiunto spiega bene come individuare la variazione unilaterale chiarendo che questa è possibile solo nel corso della durata contrattuale che, normalmente è a tempo indeterminato. Ma i fornitori, giocando sull’equivoco e approfittando della non dimestichezza degli utenti per le clausole contrattuali, utilizzano la scadenza della durata delle condizioni economiche concordate con l’utente per affermare, ed è una cosa ben diversa, che la loro non è la condizione indicata dall’articolo 3 del “Decreto aiuti bis” per sospendere ogni variazione sino al 30 aprile 2023.

L’Antitrust, sta mantenendo le promesse, come dimostra l’iniziativa del 19 ottobre con la quale ha fatto sapere di aver richiesto informazioni a 25 imprese, tra i principali operatori del settore, per acquisire copia di eventuali comunicazioni contra legem inviate ai consumatori. È incredibile che, come evidenzia l’Antitrust, siano stati avviati quattro istruttorie e che altrettanti siano i “sub-procedimenti cautelari – nei confronti delle società Iren, Iberdrola, E.ON e Dolomiti, fornitrici di energia elettrica e gas naturale sul mercato libero”. Come detto l’Autorità ha anche “inviato una richiesta di informazioni ad altre 25 società: A2A Energia, Acea Energia, AGSM ENERGIA, Alleanza Luce & Gas, Alperia, AMGAS, ARGOS, Audax Energia, Axpo Italia, Bluenergy Group, Duferco Energia, Edison Energia, Enegan, Enel Energia, Engie Italia, Eni Plenitude, Enne Energia, Estra Energie, Hera Comm, Illumia, Optima Italia, Repower Italia, Sinergas, Sorgenia, Wekiwi”. Nel comunicato l’Antitrust ne spiega le ragioni. “Sotto la lente dell’Autorità sono finite le proposte di modifica del prezzo di fornitura di energia elettrica e gas naturale, in contrasto con l’art. 3 del Decreto legge 9 agosto 2022 n. 115, convertito in Legge n. 142 del 21 settembre 2022. La norma in questione sospende, fino al 30 aprile 2023, l’efficacia sia delle clausole contrattuali che consentono alle società di vendita di modificare il prezzo di fornitura sia delle comunicazioni di preavviso, salvo che le modifiche si siano già perfezionate prima dell’entrata in vigore del decreto stesso”.

Che cosa dovremmo pensare se fosse la stessa cosa per le altre imprese che saranno oggetto di istruttoria?

Non è stata sufficiente la privatizzazione dei servizi pubblici, nemmeno i mercati finanziari che consentono di applicare prezzi dieci volte superiori a quelli pagati sono stati sufficienti, adesso si ricorre anche all’inganno per garantirsi enormi profitti che impoveriscono il Paese. È completamente inutile, in questi giorni, riprendere da parte dei politici la notizia dell’aumento della povertà assoluta, alla quale dovrebbe aggiungersi anche quella della povertà relativa, non serve parlarne, sarebbe meglio evitarlo e, meglio ancora, prevenirlo.

Dove sono le Istituzioni? Dov’è la politica? Perché Arera, che si è unita al comunicato di metà mese dell’Antitrust, forse più per atto dovuto, che dovrebbe mettere al centro la difesa e la tutela degli utenti, non lo fa con gli strumenti di cui pure dispone? Se non si cambia il sistema con la restituzione allo Stato, e sue emanazioni, della gestione dei servizi pubblici, tutto sarà inutile e la situazione potrà solo peggiorare. Lo abbiamo mostrato nel dossier “Carissimo gas”.

Non servono i congressi alla ricerca dell’identità perduta, è sufficiente affermare e attuare le funzioni dello Stato, cioè quelle di rimuovere le ingiustizie e le disuguaglianze sociali, quello che prevede la nostra Costituzione. Il primo passo è quindi quello di abbandonare le tesi neoliberiste e la deregulation che garantiscono solo speculazioni, centri di potere, aumento della povertà e distruzione della funzione naturale del mercato e della concorrenza. Il Paese sarà sempre più povero, dobbiamo rassegnarci?

Remo Valsecchi, già commercialista, è autore del dossier “Carissimo gas”

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