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Storie di ordinaria ingiustizia raccontano l’Italia dei più fragili

Dove siete tutti

“Dove siete tutti?” della giornalista Cristina Carpinelli parte dalle esperienze di persone con disabilità, associazioni e genitori per affrontare i numerosi problemi sociali a cui danno risposta realtà del Terzo settore o del volontariato

Tratto da Altreconomia 256 — Febbraio 2023

Una conquista del movimento femminista è il concetto di intersezionalità usato per descrivere la sovrapposizione, o “intersezione”, di diverse identità sociali e le relative possibili discriminazioni e oppressioni. Non si può combattere l’omofobia, ad esempio, se si escludono le persone transessuali, così come non si può contrastare il razzismo se si è sessisti, perché le battaglie degli “altri” sono anche nostre.
La disabilità è una di quelle identità sociali il cui confine è sempre più labile. Anche se non lo sembra, si tratta di una questione che ci riguarda tutti. Perché ciascuno di noi fa i conti (o li farà in futuro) con qualche limitazione di tipo motorio, sensoriale o cognitivo.

Sebbene il tema della disabilità non sia più un tabù ancora oggi, dopo anni di battaglie e burocrazia, l’accesso ai servizi, l’inclusione lavorativa e sociale vengono ancora preclusi a molti cittadini e cittadine in ragione della loro condizione. È oggi impossibile separare la disabilità dall’ingiustizia economica e sociale nel nostro Paese dove, ad esempio, i numeri dell’impiego di persone con disabilità sono tra i più bassi d’Europa. Un sistema che taglia fuori chi è in difficoltà economica e pretende di avanzare nonostante l’esclusione sociale e il blocco dell’ascensore sociale.

“Dove siete tutti?” di Cristina Carpinelli -giornalista di Radio24, dove conduce la trasmissione radiofonica “Storie dal sociale”, e scrive di esteri su Il Sole 24 ore- è un’inchiesta che ha il merito di creare un legame visibile tra disabilità e fragilità sociale. Le storie raccontate in questo libro sono simili a tante altre di persone escluse e impoverite anche quando la legge ha sancito il contrario. Fragilità che diventano, spesso, esclusione.

Scritto in forma di dialogo, il racconto di Carpinelli è un viaggio in un mondo a metà, tra famiglie e Terzo settore (spesso disilluso e abitato dalla rabbia) ma dove la tenerezza esplode improvvisamente trascinando il lettore all’interno di una realtà inattesa, popolata da suore hippie, bambini strappati alla strada tramite affidi culturali, pizzerie gestite da ragazzi autistici e laboratori che offrono lavoro e dignità alle persone. A significare che la bellezza salva.

Apparentemente si tratta di storie paradigmatiche di disabilità, ma scavando a fondo si affrontano questioni cruciali come l’emergenza abitativa, la povertà e l’accesso al cibo, nonché la possibilità di usufruire di prodotti culturali come mostre, libri e film. Non manca la scuola, con le testimonianze di famiglie che devono affrontare la carenze dei docenti di sostegno; come c’è particolare attenzione wwai progetti per favorire l’autonomia, il benessere e la piena inclusione sociale delle persone con disabilità; infine c’è il patto sociale tra generazioni emerso durante la pandemia, quando la mobilitazione dei giovani è stata una risposta di solidarietà spontanea per sostenere i più fragili.

C’è un insegnamento da questi resoconti che compie Carpinelli: le comunità che in piena emergenza si sono salvate, sono quelle che hanno compiuto azioni innovative. Il nostro Paese vede nascere ogni giorno progetti che sono avanguardie: micro comunità capaci di essere davvero in ascolto. A portare avanti progetti di inclusione innovativi sono quasi sempre le associazioni, mentre si impoverisce il contesto pubblico, dove l’imperativo è accentrare. Un saggio giornalistico che diventa approfondimento e svela un’Italia che sperimenta l’esclusione e inventa una vera e propria forma di resistenza civile, una rete di progetti solidali che tiene in piedi il sistema.

Dove siete tutti? Storie di ordinaria ingiustizia intorno alla disabilità e alla fragilità sociale”, di Cristina Carpinelli, 144 pagine, 15 euro. In vendita in libreria, nelle botteghe del commercio equo e sul nostro sito.


I Paesi senza esercito e le strategie di pace

Un libro disarmante. Riccardo Bottazzo racconta l’incredibile storia dei 21 Paesi che hanno rinunciato all’esercito: alcuni, come le isole Marshall, per volontà di Paesi più potenti, altri come la piccola isola di Nauru, perché sono fuori da qualsiasi scenario strategico e sono talmente piccoli che non hanno spazio per una base militare. Altri ancora, come Andorra, non hanno armamenti per tradizione. Ma ci sono anche Paesi che sono arrivati a questa scelta consapevolmente come il Costa Rica, dopo una sanguinosa guerra civile, preferendo investire i fondi destinati ai militari nella scuola, nella salute e nell’ambiente, trovando una naturale stabilità economica e sociale.

In Oceania ci sono ben nove piccoli e giovani Stati-isola che non hanno istituito una forza armata nazionale. Molti hanno pagato un pesante tributo durante la Seconda guerra mondiale, altri sono vittime di esperimenti atomici o sono stati devastati dall’estrazione di risorse naturali. E poi c’è il caso del Giappone che un esercito non lo dovrebbe avere per Costituzione ma che ce l’ha lo stesso. La prima parte di “Disarmati. Paesi senza esercito e altre strategie di pace” racconta la storia e il presente dei Paesi che vivono e prosperano senza fanti e carri armati. La seconda approfondisce, grazie ai contributi di esponenti del mondo pacifista, il rapporto tra l’apparato delle forze armate e questioni di stretta attualità come i cambiamenti climatici, il diritto internazionale, le guerre, i bilanci statali, la libertà individuale e altre ancora.

Bottazzo è giornalista professionista che collabora con diverse testate e si occupa di ambiente, migrazioni e movimenti dal basso. Ama viaggiare e scrivere reportage: ha scritto e lavorato nei municipi zapatisti del Chiapas, in Messico, e tra il popolo waurani della foresta amazzonica dell’Ecuador devastata dai petroleros; in Patagonia ha raccontato la lotta dei mapuche per la loro terra svenduta a ricchi latifondisti stranieri; in Niger, e in altri Paesi dell’Africa sub-sahariana ha seguito le rotte dei migranti verso la Libia. Nel 2009 è stato osservatore Onu alle elezioni politiche del Salvador. È autore tra gli altri libri di “Le isole dei sogni impossibili” (Il Frangente, 2022) sulle micro-nazioni dei mari. In questo libro racconta, con esempi e testimonianze, come e perché le “politiche di pace” giovano ad ambiente e persone. Un’utopia davvero possibile: l’assenza di eserciti, armi e conflitti.

“Disarmati. Paesi senza esercito e altre strategie di pace” di Riccardo Bottazzo, 144 pagine, 15 euro. In vendita in libreria, nelle botteghe del commercio equo e sul nostro sito.

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