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Diritti / Approfondimento

“Stop border violence”, al via la raccolta firme per fermare la tortura sui confini europei

Stop Border Violence, iniziativa di raccolta firme europee per chiedere lo stop della tortura ai confini europei

Dal 10 luglio sarà possibile sottoscrivere l’iniziativa dei cittadini europei (Ice) che chiede il rispetto dell’articolo 4 della Carta europea dei diritti fondamentali dell’Ue nella gestione delle frontiere. L’obiettivo è raccogliere un milione di adesioni entro un anno per obbligare la Commissione a rispondere alle richieste della campagna

Raccogliere un milione di firme in un anno per “obbligare” la Commissione europea a rispettare il divieto di tortura sulle persone migranti. È l’obiettivo dell’iniziativa “Articolo 4: stop alla tortura e ai trattamenti degradanti alle frontiere d’Europa” promossa dall’associazione Stop border violence -a cui sarà possibile aderire a partire da lunedì 10 luglio 2023- per chiedere alle istituzioni europee un cambio di rotta nella “gestione” dei flussi migratori. Anche Altreconomia ha aderito tra tantissime realtà. “La nostra richiesta è ‘semplice’: rispettare quanto previsto dalla Carta fondamentale dell’Unione europea che vieta appunto i trattamenti inumani e degradanti -spiega Francesco Cibati membro dell’associazione promotrice e fondatore di Linea d’ombra di Trieste-. Gli stessi che si verificano quotidianamente sui confini esterni e interni europei con la connivenza di Bruxelles”.

L’iniziativa dei cittadini europei (Ice) è uno strumento di partecipazione diretta introdotto nel quadro normativo comunitario dal 2016. Ma è scarsamente conosciuto: solo il 2,4% dei cittadini europei lo conosce e nei primi sette anni di esistenza solo tre campagne, riguardanti istanze animaliste, hanno raggiunto il “quorum” richiesto. “Vogliamo far conoscere la possibilità di proporre queste iniziative dal basso e fare emergere, dare peso alle persone che detestano l’attuale politica europea in materia migratoria, che spesso lavorano nel silenzio venendo inghiottite dal fracasso mediatico che lascia ampio spazio all’odio”, spiega Cibati.

L’idea nasce circa tre anni fa da Luciana Negro che conoscendo l’esistenza dell’Ice si attiva per promuoverne una anche rispetto alla tematica dei diritti umani alle frontiere. Riunisce le forze di alcuni cittadini di diversi Paesi. Viene costituita l’associazione Stop border violence, pre-requisito necessario per poter proporre la campagna. Per più di un anno il gruppo di attivisti cerca di individuare la strategia migliore per essere efficaci e grazie al confronto con attivisti e avvocati viene individuata nell’articolo 4 della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue la strada giusta da percorrere. “Il divieto di tortura è un principio che può trovare d’accordo anche chi generalmente ha una visione rigida e diffidente sul tema delle migrazioni”, sottolinea Cibati. 

Il 12 gennaio 2023 la Commissione europea ha registrato l’iniziativa che, nel testo, chiede alle istituzioni di “intraprendere azioni concrete, volte a garantire il pieno rispetto da parte dei suoi membri dell’articolo 4attraverso l’istituzione di meccanismi di monitoraggio per “individuare e fermare le violazioni dei diritti fondamentali sia alle frontiere sia all’interno dello spazio comune europee”. Viene chiesto inoltre “il ritiro dagli accordi internazionali sul controllo dei flussi migratori con Paesi terzi colpevoli di gravi violazioni dei diritti umani e la non conclusione di tali accordi in futuro” oltre che norme minime sull’accoglienza dignitosa dei profughi e sanzioni per gli Stati che non rispettano tali previsioni. “Un tentativo concreto di provare a cambiare un’Europa che oggi, nei confronti delle persone in transito, è un’organizzazione criminale. Abbiamo poca fiducia che le istituzioni cambino direzione, per questo abbiamo deciso di provare a ‘obbligarle’ ad ascoltarci”.

La richiesta nasce in un contesto, scrivono gli organizzatori, in cui si è registrata “un’escalation di violenza contro i migranti intollerabile per le coscienze europee”. Inchieste giornalistiche e numerose testimonianze delle stesse vittime raccontano di “torture, stupri e minacce nei centri di detenzione della Libia, Paese con cui l’Italia ha stretto accordi per il controllo delle partenze; condizioni estremamente degradanti nei campi in Grecia e Bosnia, dove il sovraffollamento, la mancanza di cure e assistenza medica mette a rischio la vita dei più vulnerabili; l’uso sproporzionato della forza e i ripetuti episodi di vere e proprie torture da parte della polizia croata contro i richiedenti asilo alle frontiere con la Serbia e la Bosnia; situazioni di detenzione illegale di migranti in diversi paesi Ue o finanziati dall’Ue, respingimenti violenti lungo tutti i confini dell’Europa e sospensione di fatto del diritto di chiedere asilo”.

Per provare a far sentire la propria voce anche di fronte alle istituzioni europee sarà possibile firmare online la petizione a partire dal 10 luglio 2023, con un anno di tempo per raggiungere almeno un milione di persone. A quel punto, la Commissione dovrà rispondere alle richieste presentate dalla campagna. Un obiettivo ambizioso: “L‘iniziativa inizia dal basso e senza un budget: l’invito a ogni cittadino europeo è quello di prendersi la responsabilità non solo di firmare, ma di diffondere. Facciamo tutti la nostra parte per mettere fine a quanto succede sui confini europei”, conclude Cibati.

Per informazioni sulla campagna e sugli eventi collegati si può scrivere a stopborderviolence@gmail.com

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