Diritti
Stop al finanziamento dei produttori di cluster bombs
Ancora miliardi investiti nelle aziende produttrici; le banche italiane migliorano il loro impegno etico mentre il disegno di legge dedicato attende da due anni nella Commissione Finanze e Tesoro del Senato
Rilanciamo anche in questa sezione del nostro sito dedicata ai "Signori delle Guerre" la presa di posizione odierna della Campagna contro le Mine sul tema delle cluster bombs a cui abbiamo già dedicato in passato attenzione.
E’ stata lanciata oggi a Berlino e contemporaneamente in altre capitali mondiali la ricerca“Worldwide Investments in Cluster Munitions, a shared responsibility”. Realizzata da IKV Pax Christi and FairFin, entrambi membri della Cluster Munition Coalition (CMC), la ricerca dimostra che dal 2009 banche ed altre istituzioni finanziarie di 16 Paesi hanno investito più di 43 miliardi di dollari in compagnie che producono cluster bombs. Alla luce di questi dati che evidenziano ingenti finanziamenti nelle aziende produttrici di munizioni cluster bandite dalla Convezione di Oslo, la CMC richiama i governi perché procedano al divieto di investimento in questo settore con una legge nazionale dedicata.
La CMC crede che i Paesi che hanno aderito alla Convenzione debbano dotarsi di una legge vincolante che proibisca definitivamente e senza ambiguità questo tipo di investimenti. La maggior parte di questi investimenti proviene da Stati che non hanno sottoscritto la Convenzione sulle Munizioni Cluster (CCM) che proibisce l’uso,la produzione, il trasferimento il possesso di cluster bombs e l’assistenza a terzi in una di queste attività.
Il rapporto ci svela inoltre che dal 2009 un numero crescente di banche stanno abbandonando gli investimenti in compagnie coinvolte nella produzione di bombe cluster migliorando l’approccio etico agli investimenti. Tra le banche italiane, Intesa San Paolo ha rinnovato nel 2011 la sua policy rispetto alle armi bandite dalle convenzioni internazionali ma è ancora coinvolta in un finanziamento (bonds) alla Lockeed Martin mentre Unicredit ha dichiarato di aver escluso dalla sua branca asset gestionale Pioneer Investments compagnie coinvolte nella produzione di cluster bombs. Ma tra policy dichiarate ed investimenti reali generali c’è ancora un largo margine di azione, dovuto anche ai collegamenti tra compagnie controllate dalle holding.
L’Italia che si presenterà per la prima volta come Stato Parte al prossimo meeting ad Oslo dall’11 al 14 settembre 2012 ha, nella sua legge di ratifica della Convenzione, all’articolo 7, chiaramente accolto il principio che anche il supporto finanziario alla produzione, detenzione e commercio delle munizioni a grappolo sia un comportamento da sanzionare penalmente dal quale non può essere escluso il tema del supporto finanziario all’estero di banche nazionali ad aziende estere attualmente coinvolte nella produzione di ordigni con effetti indiscriminati. Per regolare con maggiore completezza questi aspetti era già stata presentata una proposta di legge dalla Senatrice Silvana Amati e sottoscritta anche dalla Senatrice Barbara Contini il 26 maggio 2010 (ddl 2136).
«La proposta di legge giace da due anni nella Commissione Finanza e Tesoro presieduta dal P rof. Sen. Mario Baldassari senza neanche essere stata calendarizzata – dichiara Giuseppe Schiavello direttore della Campagna Italiana contro le mine – è quanto mai illuminante il fatto che addirittura le banche, in genere recalcitranti su alcuni argomenti si muovano più velocemente delle nostre Istituzioni. Da quella Commissione, che abbiamo contattato numerose volte, molte rassicurazioni e pochi fatti, conosciamo il Prof Baldassarri come una persona sensibile ad argomenti quali i diritti umani ma, evidentemente, in questo caso la sensibilità non basta e non era mai successo dal 1994 ad oggi che una proposta di legge così importante fosse totalmente ignorata non riconoscendole neanche la dignità di una calendarizzazione”. Continua Schiavello : “Le bombe cluster bandite dalla Convenzione non possono essere più finanziate con i soldi provenienti da Paesi che l’hanno sottoscritta, e non basta sventolare la crisi per giustificare la cecità umanitaria che caratterizza alcune prese di posizione seppur velate : di bombe cluster la gente muore e forse è bene che la gente sappia che finanzia omicidi in Paesi in cui magari sottoscrive adozioni a distanza. Chiediamo – conclude Schiavello – che il Senato riprenda senza esitazioni la discussione di questa legge”.
Il rapporto contiene informazioni su 137 banche ed istituzioni finanziarie che investono in produttori di cluster bombs. Di queste 27 provengono da Paesi che sono parte della Convenzione sulle munizioni cluster: Francia, Germania Italia, Giappone e Gran Bretagna, tra i firmatari Australia, Canada, Liechtenstein e Svizzera.
Altri 21 Stati hanno dichiarato che questi investimenti sono da considerare vietati dalla Convenzione, ma a queste affermazioni devono ancora seguire iniziative legislative.