Diritti / Opinioni
Siamo di fronte a un bivio: restare nella logica di guerra o scegliere la vita
Molti governi stanno costringendo i loro popoli al riarmo, all’impoverimento, alla militarizzazione. Il che significa spingere il mondo verso la catastrofe. Occorre uscire da questa situazione, esercitando la critica senza fare del criticato un nemico da distruggere. Le “idee eretiche” di Roberto Mancini
La lezione che viene dal conflitto in Ucraina dice che ognuno deve decidersi: o si resta nella logica di guerra o si sceglie la vita. Le vittime della brutalità detta “geopolitica” crescono ogni giorno, in un vortice distruttivo che può travolgere il mondo intero. Tra le vittime ci sono la libertà, la verità e l’umanità.
La libertà è sparita. Vladimir Putin si è messo in una spirale senza uscita costringendo il popolo russo a fare la guerra e il popolo ucraino a subirla. Volodymyr Zelensky reagisce facendo leva sul legittimo diritto della nazione invasa di difendersi. Ma costringe i suoi alla guerra, mentre la resistenza armata a un’aggressione è un diritto discrezionale e non può essere un obbligo imposto a tutti. Né è saggio credere che sia la reazione migliore.
Quando nel 1968 la Cecoslovacchia fu invasa dalle truppe del Patto di Varsavia vi fu una resistenza popolare nonviolenta, senza stragi, e fu l’inizio del cammino di liberazione del Paese. La Nato costringe Zelensky a sconfiggere la Russia escludendo ogni possibilità di intesa, per esempio con la cessione della Crimea che lo stesso Zelensky considera ipotizzabile.
Molti governi stanno costringendo i loro popoli al riarmo, all’impoverimento, alla militarizzazione. Il che significa spingere il mondo verso la catastrofe. I “potenti” giocano una parte che neppure comprendono, perché il vero soggetto, a tutti gli effetti, è la guerra. Si conferma così la legge storica per cui, quando ci consegniamo a meccanismi di potere, restiamo disumanizzati, privi di libertà, lucidità, senso della responsabilità, e sono quei meccanismi a prendere le redini del nostro destino. Anche la verità è negata e viene presentata come se fosse lineare e univoca. La percezione dei fatti viene meno, resta solo la propaganda. Chi sta a guardare fa il tifo pretendendo o il combattimento per procura o la nonviolenza per procura, senza impegnarsi in prima persona a fare qualcosa per spezzare il contagio della guerra. Si cade nella logica dell’identificazione dell’altro come nemico.
La colpa di Putin è negata dicendo che gli ucraini sono neonazisti e meritano l’invasione. La colpa della Nato viene negata dicendo che sta proteggendo il popolo aggredito, mentre lo sta parassitando per i suoi giochi di egemonia. Chi cerca di promuovere la costruzione della pace viene accusato di non distinguere tra vittime e carnefici. Non si vuole vedere che chi manda armi evita di trattare per malafede e infatti non muove un dito per far cessare la strage. Chi si comporta così sta speculando sulla pelle del popolo ucraino. La resistenza di questo popolo è diventata di fatto una guerra della Nato. Soprattutto non si vede che il parossismo dello scontro crescente porta alla guerra nucleare totale. Né si capisce che il falso argomento della “guerra giusta”, basato sul frammento di verità per cui la difesa è legittima, è il perenne cavallo di Troia della guerra per indurre tutti a obbedirle e a lavorare alacremente per l’autodistruzione del genere umano.
Invece è tempo di onorare la vita, che è la comunità tra tutti, uscendo da questa antichissima trappola. Occorre esercitare la critica senza fare del criticato un nemico da distruggere. Si deve democratizzare la società lavorando per un’economia di pace che leghi tutti i popoli in un’equa reciprocità. Bisogna sciogliere le organizzazioni di guerra come la Nato impegnandosi invece a rigenerare le Nazioni Unite perché diventino un’istituzione democratica, corale, credibile, efficace. È tempo che la “tribù bianca”, come la chiama Alex Zanotelli, guarisca dalla sua pretesa di superiorità. Bisogna ripudiare il nazionalismo e smontare le pretese imperiali di chiunque costruendo un ordine del mondo in cui ogni popolo vale come gli altri. Se non agiremo in questa direzione, l’umanità sarà annientata e la vita si volgerà in morte. Nessuno può chiamarsi fuori. Dobbiamo esercitare il sacro dovere di disertare la guerra, esprimendo l’unica libertà autentica, quella di scegliere la pace in ogni pensiero, parola e azione.
Roberto Mancini insegna Filosofia teoretica all’Università di Macerata; il suo libro più recente è “Gandhi. Al di là del principio di potere” (Feltrinelli, 2021)
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