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Diritti / Opinioni

La proposta di una rete di protezione dopo la pandemia

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È ora di estendere le tutele ed eliminare le iniquità nel sistema degli ammortizzatori sociali. Dalla cassa integrazione al sostegno al reddito. La rubrica a cura dell’Osservatorio per la coesione e l’inclusione sociale

Tratto da Altreconomia 239 — Luglio/Agosto 2021

Nella crisi economica scatenata dalla pandemia da Covid-19 un prezzo altissimo è stato pagato dai (più e meno) giovani: un calo di 582mila occupati nella fascia 15-49 anni nel quarto trimestre 2020, scarsa probabilità di trovare un’occupazione (specie per i livelli di istruzione medio-bassi e nel Mezzogiorno), prevalenza di contratti temporanei, atipici e di “falsi autonomi”, stage e finti tirocini, retribuzioni basse e inferiori a quelle dei colleghi più anziani, limitate opportunità di accrescere le competenze.

La pandemia ha perciò approfondito le diseguaglianze esistenti nel mercato del lavoro, mostrando inoltre come l’attuale sistema di protezione sociale non sia in grado di sostenere adeguatamente chi più ha bisogno. In particolare, il sistema di ammortizzatori sociali si è mostrato incapace di tutelare tutte le categorie e specialmente di fornire prestazioni di entità e durata adeguata ai lavoratori più fragili, quali i giovani con contratti non standard.

In questo contesto, e con la crescente pressione delle imprese per l’eliminazione del blocco dei licenziamenti, un’azione di politica economica tesa all’estensione delle tutele e all’eliminazione delle iniquità che caratterizzano il sistema degli ammortizzatori non è più rinviabile. Un insieme organico di interventi è contenuto nella proposta della commissione nominata dall’ex ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo.

Riguardo la cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria (Cig) sono state identificate le seguenti direttrici di intervento: estensione della Cig a tutti i lavoratori; aumento del livello delle prestazioni garantendo effettivamente l’80% della retribuzione con previsione di una soglia minima (ipotizzata pari al reddito di cittadinanza) per evitare che coloro che hanno un rapporto di lavoro a tempo parziale ricevano una prestazione inadeguata; incentivazione del contratto di solidarietà, così da ridurre il rischio che fasi di crisi e/o ristrutturazione si traducano in una non necessaria perdita di posti di lavoro e competenze.

Rispetto alla tutela del reddito in caso di perdita del posto di lavoro, la commissione ha proposto: unificazione delle attuali prestazioni Naspi (assicurazione sociale per l’impiego) e Discoll (indennità di disoccupazione); eliminazione del requisito delle 13 settimane di contribuzione nei quattro anni precedenti per l’accesso alla prestazione per coloro che hanno fino a 35 anni di età; aumento della durata delle prestazioni (a minimo sei mesi) allineandola al periodo di contribuzione del percettore, favorendo così i lavoratori con carriere frammentate oggi destinati a prestazioni di scarsa durata ed entità; abolizione della diminuzione dell’importo dei sussidi a partire dal quarto mese, anche in questo caso a favore dei beneficiari con percorsi contributivi più fragili.

582mila. Occupati in meno in Italia nella fascia d’età 15-49 nel quarto trimestre 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019

La proposta di riforma elaborata dalla Commissione contiene previsioni per i lavoratori autonomi, iscritti alla gestione separata dell’Inps, che non abbiano versato contributi per un anno. Per questi è prevista un’indennità mensile basata sui contributi versati nei tre anni precedenti. Infine, la proposta prevede un generalizzato rafforzamento delle politiche attive del lavoro. Il cuore consiste perciò nell’universalizzazione delle tutele, fondata sul principio mutualistico-assicurativo e declinata nel rispetto delle eterogeneità caratterizzanti il sistema produttivo italiano.

Tale approccio avrebbe il grande pregio di eliminare le disparità nell’accesso alle prestazioni di sostegno al reddito e a rendere la rete di protezione efficace a prescindere dal settore, dalle dimensioni d’impresa e dalla natura dei rapporti di lavoro.

Dario Guarascio è ricercatore presso il Dipartimento di Economia e Diritto della Sapienza Università di Roma. Fa parte dell’Osservatorio internazionale per la coesione e l’inclusione sociale (OCIS)

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