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Diritti / Opinioni

Regno Unito e Ruanda, l’incubo è finito?

La conferenza stampa del premier britannico, Rishi Sunak, dopo la sentenza della Corte suprema di Londra © Simon Walker / No 10 Downing Street

La Corte suprema di Londra ha rigettato il ricorso del Governo Sunak definendo “illegittima” la deportazione dei richiedenti asilo nel Paese africano. La rubrica di Gianfranco Schiavone

Tratto da Altreconomia 265 — Dicembre 2023

Il memorandum tra il Regno Unito e il Ruanda siglato nell’aprile 2022, ovvero il più estremo programma di esternalizzazione del diritto d’asilo finora tentato, non esiste più. Con una sentenza del 15 novembre 2023, la Corte suprema del Regno Unito (alla quale il Governo Sunak aveva presentato ricorso) ha confermato “la conclusione della Corte d’appello secondo cui la politica sul Ruanda è illegittima. Ciò in quanto ci sono motivi sostanziali per ritenere che i richiedenti asilo affronterebbero un rischio reale di maltrattamenti a causa del respingimento nel loro Paese d’origine se fossero trasferiti” nel Paese africano.

Il pronunciamento si è concentrato principalmente su due motivi di ricorso: il rischio di violazione del divieto di non respingimento e la violazione del diritto dell’Unione europea in materia di asilo. Sotto quest’ultimo profilo la Corte suprema ha rigettato il ricorso perché non può che constatare (correttamente) come le disposizioni del diritto dell’Unione “hanno cessato di avere effetto nel diritto interno del Regno Unito quando il periodo di transizione è terminato il 31 dicembre 2020”. Tanto il diritto interno quanto la Convenzione europea sui diritti dell’uomo e le libertà fondamentali (Cedu), in particolare l’articolo 3, vanno rispettati.

Ad avviso della Corte “le prove dimostrano che ci sono motivi sostanziali per ritenere che vi sia un rischio reale che le domande di asilo non vengano esaminate correttamente e che i richiedenti rischino, quindi, di essere rimpatriati direttamente o indirettamente nel loro Paese d’origine”.

L’esame sull’effettiva situazione del Ruanda in relazione alla grave insufficienza del suo sistema di asilo è stato condotto dalla Corte suprema in modo rigoroso, ma la stessa ha precisato che “in questo appello, la Corte deve decidere se la politica del Ruanda è legittima”. Per ragioni procedurali, dunque, è rimasta nell’ombra la più generale e scottante questione della legittimità o meno, rivendicata dal governo inglese, di potersi disfare completamente della propria responsabilità giuridica a esaminare le domande di asilo che vengono presentate sul suo territorio, delegando a tal fine, dietro pagamento, un compiacente Paese terzo.

Si tratta proprio dell’obiettivo che costituisce il cuore della controversa legge approvata dal Parlamento inglese il 20 luglio 2023 (Illegal migration act), dunque successivamente al memorandum con il Ruanda, il cui scopo “è prevenire e scoraggiare la migrazione illegale, in particolare la migrazione per rotte non sicure e illegali, richiedendo la rimozione (the removal nel testo originale, ndr) dal Regno Unito di alcune persone che entrano o arrivano nel Paese in violazione del controllo dell’immigrazione”.

In una dichiarazione congiunta del luglio 2023 l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e l’Ufficio Onu per i diritti umani hanno sostenuto che l’Illegal migration act “è in contrasto con gli obblighi del Paese ai sensi della legge internazionale sui diritti umani e dei rifugiati […] la norma estingue l’accesso all’asilo nel Regno Unito per chiunque arrivi irregolarmente, essendo passato attraverso un Paese, per quanto brevemente, dove non ha affrontato persecuzioni. Gli impedisce di presentare la protezione dei rifugiati o altre rivendicazioni sui diritti umani, indipendentemente da quanto siano convincenti le loro circostanze. Inoltre, richiede la loro rimozione in un altro Paese, senza alcuna garanzia che saranno necessariamente in grado di accedere alla protezione. Crea nuovi poteri di detenzione, con una limitata supervisione giudiziaria”.

Con la cancellazione del memorandum, la spregiudicata strategia dell’esternalizzazione del diritto d’asilo voluta dal governo di Londra ha subito un duro colpo, ma molti scenari rimangono ancora aperti. Il premier Rishi Sunak ha immediatamente convocato una conferenza stampa a Downing street durante la quale ha annunciato di voler introdurre nel più breve tempo possibile una legge d’emergenza per dichiarare il Ruanda “Paese terzo sicuro”.

Gianfranco Schiavone è studioso di migrazioni. Già componente del direttivo dell’Asgi, è presidente del Consorzio italiano di solidarietà-Ufficio rifugiati onlus di Trieste

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