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Quando la ceramica racconta storie. L’esperienza inclusiva di Manifatti
I volontari del gruppo di Mani Tese di Finale Emilia hanno avviato un laboratorio dove imparare a creare oggetti e decorarli. Uno spazio aperto alla creazione “libera”, con un’attenzione particolare alle persone più fragili
Tazzine, piatti e ciotole, tutte creazioni “imperfette”, sono sparse sui tavoli bianchi del Manifatti Lab. Anna prende un paio di ceramiche per cuocerle nel forno, 24 ore dopo saranno pronte per essere smaltate. Nel frattempo, Alessandro mostra un piatto molto particolare con un’arancia: l’ha realizzato Daniela durante uno dei tre laboratori organizzati da Manifatti e rivolto a donne con patologie psichiatriche. Fa parte di una sua linea personale di ceramiche con disegni di frutta. “Sono creazioni uniche nella loro particolarità, se vedi i piatti di Daniela riconosci il suo stile e non potresti mai scambiarli per quelli fatti da qualcun altro”, spiega ad Altreconomia. Anna e Alessandro sono volontari del gruppo di Finale Emilia (MO) di Mani Tese, nato nel 1996 per portare sul territorio i valori di giustizia economica, sociale e ambientale che l’Ong promuove in diversi Paesi del mondo.
Il laboratorio si trova all’interno di un capannone costruito nel 2006 come progetto di bioedilizia partecipata che attualmente ospita diverse realtà: il mercatino dell’usato, la sartoria sociale di ManiGolde, l’orto sociale e la food forest dell’associazione Rumon. Iniziative nate dalla spinta creativa dei volontari di Mani Tese. Una serie di casualità ha portato Anna Confente, sarta di ManiGolde, e Alessandro Formigoni, web designer e “improvvisato” maestro ceramista, a conoscersi al festival della filosofia di Modena un paio di anni fa. Da quell’incontro, avvenuto per caso, ha preso vita la proposta di tenere dei corsi di ceramica nella sede emiliana di Mani Tese per produrre manufatti “liberi” di comunicare idee fuori dal coro.
“Siamo nati così, con i 40 gradi del luglio 2021. Abbiamo comprato il primo forno con il ricavato della vendita dei capi vintage del progetto X-Mani del mercatino qui a fianco e siamo partiti con i primi esperimenti tra i volontari, vendendo i prodotti nel nostro negozio in città”, ricorda Anna, mostrando la collezione di piatti storici realizzati partendo dalle mappe cittadine del XIV secolo. Poco tempo dopo i due volontari hanno iniziato a tenere anche corsi serali, a pagamento, di grandissimo successo che forniscono ai partecipanti gli strumenti per la creazione di oggetti unici e personali. “Nel Lab non insegniamo niente, certo diamo le basi per capire come lavorare l’argilla ma poi siamo un laboratorio di libertà, quando vieni non crei ceramiche ma realizzi in ceramica le tue idee -racconta Alessandro-. Vogliamo essere un luogo creativo non didattico, per sentire come una pluralità di voci si manifesta su quell’argilla”.
Con il ricavato dei corsi serali sono stati finanziati progetti di inclusione sociale rivolti a persone in condizione di fragilità, come i detenuti del carcere “Rocco d’Amato” di Bologna, giovani a rischio di abbandono scolastico, bambini profughi ucraini e ragazzi con disabilità, anche grazie all’aiuto della sezione di Mirandola (MO) dell’Anffas, Associazione di famiglie di persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo.
Sul tavolo in fondo al laboratorio ci sono delle casette in argilla realizzate da 15 ragazzi con disabilità dell’Istituto Calvi di Finale Emilia per “creare una città ideale, dove i palazzi e i monumenti sono in ceramica e il verde degli alberi sarà in tessuto che viene dalla sartoria di ManiGolde -spiega Alessandro-. Con loro abbiamo confezionato anche dei sacchettini in tela contenenti semi e chiusi con un ciondolo a forma del frutto che nascerà una volta piantato”. Il sogno sarebbe di dare a tre di loro, che quest’anno sosterranno l’esame di maturità, la possibilità di portare le proprie creazioni davanti alla commissione.
“Ci sono tante proposte, ad esempio vorremmo realizzare degli elementi di decoro urbano, in questo caso per la città ‘reale’, con un gruppo di ragazzi a rischio abbandono scolastico per abbellire luoghi che troppo spesso non sentono propri”, continua Alessandro. Purtroppo, molte volte i vincoli burocratici per trovare dei trasporti adatti a portare le persone al laboratorio impediscono a molte iniziative di prendere vita. “Di per sé sono pochi i chilometri che separano le persone da uno spazio dove possono trovare un benessere sia fisico sia mentale”, sottolinea Anna.
L’argilla stesa sui tavoli bianchi del laboratorio viene lavorata il martedì e il giovedì dai volontari di Mani Tese, il venerdì dai ragazzi in condizione di fragilità e il sabato in concomitanza del mercatino dell’usato settimanale: il rapporto che ognuno crea con la materia prima è qualcosa di molto astratto da spiegare. Alessandro lo descrive come una “relazione manuale intima con la materia, prendendo l’argilla da un fosso, la lavori e poi magari ci mangi per tutta la vita”. Per Antonio, volontario dell’orto sociale su cui si affacciano le finestre del Manifatti Lab e presidente della neonata associazione Rumon, “aver creato una scuola-bottega di questo tipo, offre a quei ragazzi che rischiavano di abbandonare gli studi la possibilità di creare con le proprie mani delle cose belle senza dover essere guidati. Spesso il laboratorio offre la spinta che serve loro per ritornare a scuola più consapevoli”.
L’obiettivo di Manifatti è fare in modo che “la ceramica diventi un mezzo per arrivare a dei discorsi”: siano le storie di donne siriane, afghane e curde arrivate in Italia, o l’impatto degli allevamenti intensivi, o ancora la visione di un’arancia da parte di Daniela. Sul tornio e sugli scaffali del “salottino” all’interno del Manifatti Lab ogni voce trova spazio di esprimersi.
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