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Più sostegno ai piccoli agricoltori nell’era del Green deal: le proposte di Deafal

Binyamin Mellish ©

In 11 Paesi dell’Unione europea i prezzi pagati ai produttori agricoli sono diminuiti di oltre il 10% dal 2022 al 2023, a fronte di costi di produzione in continua crescita. La Ong che si occupa da tempo di agricoltura rigenerativa conferma il fallimento di un modello agricolo. E disegna alternative praticabili

“Le ragioni della crisi dell’agricoltura vanno cercate altrove, nei modelli di produzione, distribuzione e sostegno ai produttori” osserva nel trambusto della “protesta dei trattori” Deafal, Ong che promuove metodologie innovative in ambito agronomico, economico e sociale.

A fine 2023 ha lanciato insieme a una rete di associazioni e cittadini la campagna “Difendi la rigenerativa” per promuovere l’agricoltura rigenerativa come approccio ecologicamente, economicamente e socialmente sostenibile. “Il movimento di protesta degli agricoltori è molto variegato al suo interno e per questo non tutti sono d’accordo con le rivendicazioni”, racconta Andrea Zani, membro del consiglio direttivo di Deafal. La Ong non condivide il rifiuto verso la strategia europea “From farm to fork” e -più in generale- nei confronti del Green deal lanciato nel gennaio del 2020. Chiede, invece, maggiore attenzione e supporto con fondi pubblici per i piccoli agricoltori quando si parla di transizione ecologica.

Deafal si occupa di cooperazione internazionale e -come ricorda Zani- “negli ultimi anni fornisce attività tecnica alle aziende agricole per promuovere progetti di agricoltura rigenerativa. Queste sono state importate dal Sud America e diffuse presso varie aziende italiane attraverso corsi di formazione per gli agricoltori”. Inoltre la Ong sostiene come l’attuale crisi “trae origine da un sistema agroalimentare fallimentare, che pone gli agricoltori in condizioni di dipendenza non solo dai grandi gruppi agroindustriali e dalle fonti fossili, ma anche dai sussidi della stessa Unione europea”.

“Il Green deal è arrivato in un momento complesso -continua Zani- e lavorando al fianco degli imprenditori italiani sappiamo quali sono le difficoltà che devono fronteggiare. C’è una crisi sistemica congiunturale: un’analisi di Politico Europe (l’edizione europea della testata statunitense Politicondr) mostra come in 11 Paesi dell’Unione europea i prezzi pagati agli agricoltori siano diminuiti di oltre il 10% dal 2022 al 2023, a fronte di costi di produzione in continua crescita. A ciò va aggiunta la crisi climatica che aggrava il quadro”. C’è poi un altro aspetto: “L’84% delle aziende agricole europee è a conduzione familiare, ma gran parte dei fondi della Politica agricola europea (Pac) viene concessa a grandi aziende, alcune di proprietà dei grandi gruppi , in quanto le sovvenzioni vengono assegnate in base agli ettari posseduti”.

“Produrre all’interno dell’Unione europea non deve tradursi in un essere esposti a un’eccessiva competizione sui prezzi. Ci devono essere standard di sostenibilità elevati e con produzioni di alta qualità, che saranno inevitabilmente più costose. A livello extra europeo però quegli stessi standard non verranno imposti e chi produce extra Ue potrà vendere a un prezzo inferiore -aggiunge Zani-. Per questo sono necessarie tutele e politiche di salvaguardia per gli agricoltori lungo tutta la filiera, con particolare attenzione alla grande distribuzione, cercando di garantire un prezzo equo per i produttori europei”. Anche a fronte di questi aspetti, secondo Deafal è centrale dare attuazione alla direttiva Ue sulle pratiche commerciali sleali (approvata nel 2022), affinché i prezzi agricoli non siano più soggetti a speculazioni, finanziarie e non.

Zani chiarisce poi che per loro il Green deal è una misura necessaria per la transizione, “ma deve essere gestita. Non è sufficiente emanare direttive e misure stringenti se non c’è un accompagnamento economico, visto che su una piccola azienda il peso della transizione ecologica può essere molto gravoso da sostenere”. La strategia “From farm to fork” -che punta a creare una filiera sostenibile per la produzione di cibo, con un impatto positivo per l’ambiente, e l’obiettivo di ripristinare la biodiversità, garantire l’accesso al cibo salubre, mantenendo i prezzi abbordabili- è presa di mira. “Il programma non è ancora stato implementato, ma sembra che qualcuno stia cavalcando l’onda delle proteste, addossando tutte le colpe sull’Ue, quando le problematiche sono altre”, afferma Zani.

Il progetto di Deafal, che al momento sta lavorando -come accennato- insieme a più di 160 aziende agricole e oltre 500 cittadini, che hanno aderito a “Difendi la rigenerativa”, è quello di continuare a raccogliere adesioni. Prevede di organizzare eventi d’informazione per i cittadini e gli agricoltori durante l’anno. “Svolgiamo da sempre un lavoro di traduzione e siamo attivi per mitigare gli effetti negativi in questa delicata fase di transizione, recuperando ‘pratiche antiche’ che Deafal ricostruisce attraverso un approccio scientifico”, conclude Zani.

 

 

 

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