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Crisi climatica / Attualità

Perché le nuove autostrade “green” non sono alleate della transizione

Momenti di protesta a Bologna contro l’allargamento del “Passante di mezzo” © Daniele Bonazza

Dal “Passante di nuova generazione” di Bologna alla Gronda di Genova: i mega-progetti dal forte impatto su territori e comunità sono accompagnati da promesse di compensazioni verdi e innovazioni “sostenibili”. Di che cosa si tratta

Tratto da Altreconomia 246 — Marzo 2022

La transizione ecologica viaggerà in autostrada e i grigi nastri di asfalto diventeranno infrastrutture “green”, “smart” e “di nuova generazione”? Questo è ciò che promette Autostrade per l’Italia (Aspi), nel Piano industriale 2020-2024. Un Piano da 21,5 miliardi di euro entro il 2038, che vede in prima fila le nuove opere, con 14,5 miliardi di investimenti in terze, quarte corsie e nuovi tratti, e i restanti sette miliardi per le manutenzioni. Le società del Gruppo Aspi incaricate di questa trasformazione sono Tecne, Movyon, Autostrade Tech, Pavimental, FreeToX e Elgea-Space for Energy. Entro il 2023 dovrebbero essere installate cento colonnine di ricarica nelle stazioni di servizio e impianti fotovoltaici pari a 150 MW lungo il bordo autostradale e nelle aree di parcheggio. 

Il simbolo di questa atipica “transizione ecologica” è il Passante di mezzo, approvato dal Consiglio comunale di Bologna, il 27 dicembre 2021 e ribattezzato per l’occasione “Passante di nuova generazione”. Si tratta di un ampliamento dell’asse autostradale (congiunzione A1, A13 e A14) e della tangenziale: da 12 corsie si arriverà a 16-18, nei punti di massima ampiezza si raggiungeranno i 70 metri, più grande di piazza Maggiore. Il tutto a tre chilometri dal centro, tra quartieri periferici, campi e boschetti. La progettazione e la realizzazione sono affidate ad Aspi, per un costo complessivo di circa 1,5 miliardi di euro. I cantieri dovrebbero partire nel 2023.

Le associazioni, unite sotto il nome Rete delle lotte ambientali bolognesi, non sono per nulla rassicurate dalle promesse di un’autostrada green. “Non siamo contrari alle mitigazioni, se servono ad assorbire le emissioni già esistenti, ma queste non possono giustificare ulteriori ampliamenti”, afferma Pasquale Pagano, attivista di Extinction Rebellion Bologna. “Già oggi il Passante provoca il 40% dell’inquinamento atmosferico cittadino derivante dai trasporti, secondo gli stessi dati diffusi dall’amministrazione comunale -incalza Luca Tassinari, attivista di Aria Pesa. Percentuale che secondo gli studi di progetto salirà al 50% dopo l’allargamento, concentrando lo smog nelle periferie, in barba alla giustizia ecologica e sociale. Abbiamo chiesto un’indagine epidemiologica per una valutazione dell’impatto sanitario del Passante nei dieci anni pregressi, da fare prima di approvare l’ampliamento; il Comune ci ha promesso una sorveglianza epidemiologica, in corso d’opera, cosa insufficiente e tardiva. D’altronde le centraline per la qualità dell’aria, prescritte dal decreto VIA (Valutazione d’impatto ambientale) del 2018 non ci sono ancora”.

Secondo lo studio sulle emissioni di CO2 commissionato da Autostrade per l’Italia, il Passante allargato emetterà 266mila tonnellate di CO2 all’anno entro il 2040. Queste emissioni superano di 1.855 tonnellate quelle che il Passante emetterebbe se non fosse allargato. “Come pensano di mitigare le nuove emissioni? -chiede Tassinari-. Gli interventi di rimboschimento sono pari a circa 75 ettari, che assorbiranno solo 359 tonnellate di CO2 all’anno. I 50 MWp (megawatt di picco) di fotovoltaico su tetti e edifici pubblici compensano altre 32.664 tonnellate di CO2 che sommate al rimboschimento portano a 33mila. Non è sufficiente, restano ancora 233mila tonnellate annue di CO2 da compensare. I dati riportati ovviamente si riferiscono al solo traffico veicolare. Manca una stima di quanta anidride carbonica sarà emessa durante la realizzazione dell’opera”. La questione del Passante potrebbe compromettere la candidatura di Bologna al progetto europeo “Climate-neutral and smart cities”: la Rete delle lotte ambientali bolognesi nel gennaio 2022 ha inviato a riguardo una lettera alla Commissione europea, per sottolineare l’incompatibilità dell’allargamento del Passante con gli obiettivi della neutralità climatica. Le associazioni inoltre temono che l’ampliamento del Passante faciliterà l’avvio di altri progetti in cantiere, come la terza corsia A13 (Bologna-Padova) e la quarta corsia sulla A14 (Bologna-Ravenna), in una rincorsa infinita di ampliamenti e mitigazioni.

Vincenzo Balzani, chimico e professore emerito all’Università di Bologna, non usa mezzi termini: “Come si pensa di affrontare la catastrofe climatica? Ampliando autostrade e installando pannelli fotovoltaici? Se ci sono edifici su cui installare pannelli fotovoltaici, che si proceda e subito, a prescindere da nuove strade. Le strade sono attrattori di traffico, più le allarghi più attiri traffico. Dobbiamo andare verso una mobilità basata sui trasporti pubblici e anche le merci devono muoversi su rotaia. Entro il 2040 il Passante non dovrebbe avere più senso di esistere, perché quindi allargarlo?”. Per assorbire gli inquinanti saranno messe in campo varie tecnologie, come elettrofiltri nei tratti coperti e vernici fotocatalitiche. “In ambienti confinati le vernici fotocatalitiche sono usate con successo, ma il Passante è un sistema aperto -puntualizza Balzani-. Queste vernici spalmate sulle volte delle gallerie andrebbero continuamente irradiate con luce visibile o ultravioletta, con grande consumo di energia, ulteriori emissioni e inquinamento. Una valutazione ugualmente negativa per gli elettrofiltri: bisognerebbe costruire centrali di filtrazione a terra, esterne, con camini e ciminiere, che andrebbero a occupare ulteriore suolo oltre ad essere rumorose e consumare molta energia”. Valutazioni confermate dall’analisi redatta dal Consiglio nazionale delle ricerche: “Sullo stato di applicazione delle diverse tecnologie per l’abbattimento di inquinanti nei tunnel, le esperienze finora compiute sono pochissime e i risultati non sono certo incoraggianti”. Tra le mitigazioni è presente anche un chilometro di predisposizione per la ricarica a induzione dinamica dei veicoli elettrici. 

In Italia esiste un solo caso di questa tecnologia: il circuito “Arena del futuro”, esterno all’autostrada Brebemi (A35 Brescia-Milano). La Brebemi, realizzata nel 2014 in project financing e acquisita da Aleatica a ottobre 2020 è stata pubblicizzata, ben prima del Passante, come “l’autostrada più green d’Italia” per i rimboschimenti, i corridoi ecologici, gli sconti alle auto elettriche, i pannelli fotovoltaici, i punti di ricarica elettriche e appunto l’“Arena del futuro”. Un circuito che consuma ulteriore suolo oltre a quello cementificato da un’autostrada superflua, visto che Brescia e Milano erano già collegate dalla A4. Un’autostrada insostenibile anche sotto il profilo economico: nel 2020 il bilancio ha chiuso in perdita (96 milioni di euro) per il decimo anno consecutivo.

Per le associazioni ambientaliste di Bologna l’aumento del traffico determinato dall’allargamento del “Passante di mezzo”. causerà l’emissione di 266mila tonnellate di CO2 all’anno entro il 2040 © Elena Campedelli

Anche a ridosso di Genova è in progetto una nuova autostrada: la Gronda, con la missione di “fluidificare” il traffico nel nodo genovese tra A7, A10 e A12. Le compensazioni previste da Aspi sono 31 ettari di bosco e un campo fotovoltaico da 20 MW. Durante i lavori è inoltre previsto l’utilizzo di tubature (il cosiddetto “slurrydotto”) per trasportare fino al mare le rocce amiantifere mischiate con acqua e bentonite, limitando così la dispersione di fibre di amianto. 

31 ettari di bosco e un campo fotovoltaico da 20 MW sono le compensazioni previste da Aspi per la realizzazione della Gronda di Genova. Per gli ambientalisti il progetto presenta diversi problemi tra cui la presenza di amianto nel sottosuolo

“Questo tubo è posizionato nell’alveo del torrente Polcevera, vicino l’argine e siamo molto perplessi sulla sua sicurezza in caso di piena – spiega Vincenzo Cenzuales, dell’Associazione mobilità Genova-. Il fango finirà dentro cassoni subacquei restringendo il canale di calma alla foce del torrente. Sopra questo nuovo riempimento pensano di installare il parco fotovoltaico. Il rischio amianto più grande, però, resta nel cantiere di Bolzaneto che da progetto non possiede i filtri idonei. Le compensazioni promesse inoltre non tengono conto della CO2 prodotta in fase di cantierizzazione, senza parlare delle mitigazioni per le 600 sorgenti d’acqua interferite nella sola Valpolcevera che si pensa di captare per riempire vasconi a fini antincendio. Secondo Aspi infine la nuova autostrada sarà un vantaggio per l’ambiente perché si ridurrà il traffico dei mezzi pesanti, ma non è spiegato come. Noi continuiamo a ribadire che la Gronda non serve. Per ridurre il traffico nel nodo genovese sarebbe sufficiente migliorare il servizio ferroviario e realizzare linee tranviarie: si spenderebbe meno, riducendo tempi di attuazione e azzerando i rischi ambientali”.


Il 4 marzo 2022 il direttore legale della Società di progetto Brebemi, Antonio Comes, ci ha scritto questa nota. La pubblichiamo integralmente.

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