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Ambiente / Attualità

Olimpiadi 2026: la fine del “confronto” mai nato tra organizzatori e ambientalisti

Attiviste e attivisti a difesa degli alberi minacciati dal cantiere della pista da bob di Cortina d'Ampezzo

La mancanza di trasparenza da parte della Fondazione Milano Cortina 2026 e della società Simico che ha in mano le opere, unita al fallimento degli obiettivi di sostenibilità, ha spinto le associazioni ambientaliste ad abbandonare il “Tavolo”. Il problema non è solo sulla pista da bob. Squagliata la retorica della “legacy”

Il 13 settembre 2023 si è tenuto l’incontro tra il Tavolo delle associazioni ambientaliste nazionali -che comprende Club alpino italiano (Cai), Federazione pro natura, Italia nostra, Legambiente, Lipu, Mountain wilderness, Touring club italiano (Tci) e Wwf– e il comitato promotore delle Olimpiadi invernali del 2026, ovvero la Fondazione Milano Cortina 2026 e la Società Infrastrutture Milano Cortina 2020-2026 (Simico). Un incontro sofferto e inconcludente. Le organizzazioni non sono riuscite a scalfire la roccaforte di segretezza che avvolge tutti i progetti relativi alle opere olimpiche programmate (sono ben 73) e con costi complessivi, dato accertato da documenti istituzionali dello Stato e delle Regioni interessate, che superano di gran lunga i cinque miliardi di euro. 

Il giorno seguente, il 14 settembre, le associazioni hanno abbandonato il tavolo scrivendo che “con queste modalità di coinvolgimento non sia più proficua la loro partecipazione al confronto voluto dalla Fondazione Milano Cortina 2026 alla luce di quanto sinora è avvenuto”. Va ricordato come alcuni mesi fa già la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi (Cipra) avesse abbandonato il tavolo e come, fin da subito, i comitati locali diffusi nei territori interessati all’evento fossero stati allontanati. 

Posso assicurare che le organizzazioni, anche utilizzando incontri diretti con il presidente del Comitato olimpico nazionale italiano (Coni), Giovanni Malagò, e la Fondazione Milano Cortina 2026 (di cui lo stesso Malagò è presidente), avessero tentato tutte le strade possibili per evitare una sconfessione tanto netta dell’operato dell’organizzazione olimpica. I tentativi non hanno portato frutti: si tenga presente che l’incontro precedente si era tenuto nel lontano ottobre 2022. In quella sede la Fondazione aveva spudoratamente illustrato alle associazioni l’evoluzione dei nuovi sistemi di innevamento artificiale, ritenuti dai presentatori “sostenibili”. Nel concreto in oltre due anni di confronti mai è stato possibile articolare un ragionamento sulle singole opere, vedere un progetto, avere illustrazioni di dettaglio sui costi reali dell’evento olimpico. Il dato più allarmante è stato il mancato assoggettamento di tutte le opere a un’unica Valutazione ambientale strategica (Vas), istituto normativo obbligatorio per l’Unione europea e per la legge italiana, previsto e enfatizzato fin dal dossier di candidatura del 2019 e mai avviato. La Fondazione, nell’estremo tentativo di evitare l’avvio sul tema di una procedura di infrazione contro l’Italia da parte dell’Unione europea, sta sostenendo una Vas riduttiva, rivolta esclusivamente al programma delle tre settimane dei Giochi.

Certo è che nelle due Regioni, Veneto e Lombardia e nelle due Province autonome di Trento e Bolzano mai nessun progetto è stato presentato in modo ufficiale e in dettaglio alle popolazioni interessate: ovunque si sono subite le scelte e si sta procedendo alla progettazione e appalto di opere inserite nel finanziamento olimpico che nulla hanno a che vedere con lo svolgimento dei Giochi. Bretelle stradali che si avvicinano ai quattro miliardi di costi, opere ferroviarie e aeroportuali, collegamenti sciistici devastanti in Dolomiti e nel Parco nazionale dello Stelvio. 

Domenica 24 settembre alle 10.30 si terrà una manifestazione per dire “No” alla pista da bob di Cortina d’Ampezzo. Appuntamento in piazza Dibona a Cortina

Nella sua scarna replica la Fondazione si sofferma per lo più sui costi della pista di bob di Cortina cercando di dimostrare l’insostenibilità del trasferimento delle gare nella vicina Innsbruck, affermando che i costi dell’operazione implicherebbero una duplicazione dei costi organizzativi. Dichiarazioni subito smentite da Innsbruck-Igls: i dirigenti dell’impianto ribadiscono di non aver mai avuto un confronto con le autorità sportive italiane e che un’eventuale proposta di collaborazione concreta, per risultare attuabile, andrebbe attivata entro e non oltre novembre 2023. 

Il profilo della sostenibilità, comunque, non lo si discute solo sulla scandalosa pista di bob da costruire a Cortina, ma nell’insieme delle opere, nella valutazione e organizzazione ai siti delle gare e nelle valli, nei progetti di mobilità, nello stralcio di tutte quelle opere che risultano superflue all’effettuazione dei Giochi, partendo anche e non solo dal previsto villaggio olimpico di Cortina che costerebbe oltre 50 milioni di euro e poi sarebbe destinato allo smantellamento. 

La scelta delle associazioni conferma anche un altro fallimento degli obiettivi del dossier olimpico, quello della legacy, cioè la ricaduta economica-sociale e ambientale che le diverse opere avrebbero sui territori e sulle generazioni future. L’uscita delle associazioni dal tavolo evita loro di venire strumentalizzate dal Coni e dalla Fondazione nei report che periodicamente vengono spediti al Comitato olimpico internazionale (Cio).

Luigi Casanova (1955), bellunese, di professione Custode forestale nelle Valli di Fiemme e Fassa e ora in pensione, è una voce storica dell’ambientalismo. Il suo impegno sociale è nato nell’antimilitarismo e nel Movimento Nonviolento. È stato presidente di Mountain Wilderness Italia. Per Altreconomia ha scritto “Avere cura della montagna” (2020) e “Ombre sulla neve. Milano-Cortina 2026. Il “libro bianco” delle Olimpiadi invernali” (2022)

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