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Terra e cibo / Attualità

Nelle Marche è nata una scuola di campagna per “approcciare” l’agricoltura nella crisi climatica

A Cupramontana (Ancona), l’azienda La Distesa ha dato vita a “Spore”, uno spazio per la formazione che lega le scienze della terra al pensiero filosofico. Il 15 e 16 giugno è in programma Fermenti, l’appuntamento che guarda alle fermentazioni a 360 gradi. Nel calendario del 2024 corsi di formazione, degustazioni, laboratori di scrittura creativa e giornalismo narrativo

Valeria Bochi e Corrado Dottori sono i titolari dell’azienda agricola La Distesa di Cupramontana (Ancona). Lei è una antropologa che ha lavorato a lungo nella cooperazione internazionale. Lui ha studiato Economia e ha un passato in banca, prima di scegliere oltre vent’anni fa l’agricoltura, diventando uno dei vignaioli più interessanti anche per la capacità di leggere e raccontare le trasformazioni del suo lavoro di fronte ai cambiamenti climatici (qui la sua intervista in un pezzo uscito su Altreconomia nel 2019, quando aveva pubblicato per DeriveApprodi il libro “Come vignaioli alla fine dell’estate”).

Oggi Bochi e Dottori -consapevoli dell’importanza di allargare l’impatto di queste riflessioni- coinvolgendo un gruppo di amici hanno dato vita a “Spore – Scuola di Campagna”, un progetto di agroecologia politica. L’obiettivo è raggiungere un pubblico ampio di studenti, giovani neolaureati, artisti, attivisti, giornalisti, cuochi e -certamente- anche contadini e vignaioli, per proporre loro un percorso di formazione continua che aiuti a capire come “fare agricoltura” in un nuovo regime climatico. “Grazie agli scambi e ai confronti che abbiamo con colleghi e studiosi attorno al senso e ai limiti della situazione attuale, la scuola offre uno sguardo critico e contemporaneo sui principali temi relativi all’agricoltura organica, alla rigenerazione dei suoli e dei territori, all’impatto della crisi climatica, alle dinamiche di produzione e consumo di vino e cibo” raccontano Corrado e Valeria.

Nell’entroterra marchigiano, dove la famiglia di Corrado possedeva alcuni poderi, coltivano la vite e l’olivo, seminano cereali e gestiscono il bosco: sono loro i primi protagonisti di un percorso di formazione agricola permanente, nel quale hanno continuato a porsi domande, consapevoli che alla preparazione pratica era necessario associare basi teoriche pluridisciplinari per comprendere le trasformazioni in corso e valorizzare le risorse a disposizione. Ecco perché “Spore” è un contenitore capace di tenere insieme e collegare viticoltura, antropologia, agricoltura rigenerativa, sociologia del paesaggio, cucina popolare e gestione delle risorse idriche ed energetiche: i corsi della scuola di campagna prevedono sempre approfondimenti tecnico-scientifici e importanti aperture al pensiero filosofico, agli studi antropologici e ai linguaggi artistici, in particolare quelli che si stanno misurando con questa crisi climatica. In linea con la vocazione originaria dell’azienda La Distesa, la scuola affronta l’ambito produttivo proponendo corsi e seminari interdisciplinari che fanno riferimento ad una visione ecosistemica e politica più ampia.

“I riscontri molti positivi rispetto ai primi appuntamenti di ‘Spore’, che abbiamo raccolto grazie a questionari di valutazione, ci fanno capire che la nostra visione ha incontrato l’esigenza di giovani e non solo che vogliono fare agricoltura in questo tempo nuovo e sono alla ricerca di uno spazio ‘fertile’ in grado di alimentare conoscenza, condivisione e visione politica a partire dalla Terra” raccontano Valeria e Corrado. “Oltre vent’anni di lavoro in campagna e in rete con altri contadini in tutta Italia – concludono – ci hanno insegnato l’impellenza di valorizzare e promuovere percorsi di ricerca capaci di unire scienze naturali e scienze umane, la necessità di colmare la distanza tra Natura e Cultura su cui, per secoli, si è basato il nostro modo di rapportarci alla Terra”.

Il 2024 di “Spore” prevede cinque appuntamenti. Il primo, il 15 e 16 giugno, è con Fermenti, un corso di formazione dedicato a fermentazioni spontanee e rivoluzione agroecologica. A seguire il 6 luglio è invece una degustazione, a cura di Simonetta Lorigliola, giornalista e autrice nata e cresciuta in Friuli-Venezia Giulia che accompagnerà il pubblico in un piccolo viaggio dentro un angolo estremo d’Italia, la provincia di Trieste. Un luogo geograficamente condensato che riunisce suoli, storie, culture intricati e multipli. Il titolo dell’appuntamento è “Infinitamente piccolo, infinitamente grande. Sconfinamenti enoici e immaginativi tra Breg, Carso e Istria”.

Nel fine settimana del 19 e 20 ottobre arriva invece il primo laboratorio di scrittura creativa e di giornalismo narrativo, con l’obiettivo di fornire strumenti utili a raccontare un Pianeta in crisi. Il titolo, mutuato dal libro di Amitav Ghosh, è “La grande cecità”. Nel mese di novembre l’appuntamento è con un’altra degustazione, a cura di Emanuele Tartuferi, divulgatore e oste. Appuntamento il 17 novembre con “Cosa può un vino?”.  Infine, dal 12 al 15 dicembre torna un corso di formazione, “Umani e piante”, dedicato alla potatura, per cogliere le ramificazioni tra botanica e nuove ecologie.

Emanuele Tartuferi, protagonista dell’appuntamento di novembre, è tra i co-fondatori di Spore, insieme a Valeria e Corrado e a Ilaria Bussoni (ricercatrice e curatrice indipendente che tiene il corso di Fenomenologia dell’Arte Contemporanea presso Naba di Roma, collabora con il master di Environmental Humanities dell’Università Roma Tre e dal gennaio 2021 porta avanti un progetto di ricerca in Filosofia del paesaggio presso l’Università di Padova), Giulio Masato (laurea triennale in Viticoltura ed enologia e laurea magistrale in Agraria all’Università di Padova, dal 2019 lavora come enologo ed agronomo in un’azienda vitivinicola della Valpolicella) e Giorgia Liberati (laureata in Ingegneria ambientale, con competenze tecnico-scientifiche nel settore della gestione delle risorse energetiche e della produzione di fertilizzanti organici da scarti agricoli, “spora” del progetto Radici Connesse).

Il primo appuntamento in programma nel fine settimana del 15 e 16 giugno è indicativo dell’approccio pluridisciplinare ai temi: si vanno ad approfondire e apprezzare le fermentazioni spontanee, per scoprirne l’intima relazione con la rivoluzione agroecologica. Protagoniste sono tanto le scienze naturali quanto quelle umanistiche, offrendo l’opportunità di allargare lo sguardo dai singoli microrganismi, responsabili di una fermentazione, alla capacità dell’agricoltura artigiana di produrre nuovi fermenti sociali e collettivi. Al centro di ognuno dei quattro momenti che compongono il programma c’è un processo che accompagna la nostra specie da migliaia di anni, sicuramente da quando è divenuta stanziale: pane, yogurt, idromele, birra, vino, vegetali fermentati sono divenuti parte della nostra dieta, prima “scoperti” in modo casuale e poi ri-prodotti. I docenti sono ricercatori come Gabriel Codrut Marin, filosofo dell’Università di Padova), Raffaele Guzzon, microbiologico dell’Università di San Michele all’Adige, o Mirco Marconi, microbiologo dell’Università di Scienza Gastronomiche di Pollenzo, ma anche artigiani che vivono di fermentazioni, come la contadina-fornaia Lucia Garbini dell’azienda agricola Coste del Sole di Staffolo (AN), i birrai Stefano Botto (Cantina Errante) e Nicola Moriconi (birrificio Molesto), i vignaioli Giovanna Morganti (Le Boncie) e Corrado Dottori.

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