Esteri / Attualità
Monitor, osservatorio sul mondo (maggio 2024)
Al via il processo sui “Panama Papers”. L’emergenza rapimenti a scopo di riscatto in Nigeria. L’arruolamento forzato della minoranza Rohingya da parte della giunta militare in Myanmar. I migranti cinesi raggiungono gli Usa passando dal Messico
Un “filo rosso” lega le cose che succedono in Paesi diversi di ogni continente. Questa rubrica -a cura della redazione di Altreconomia- non vuole offrire al lettore notizie, ma la capacità di leggere i fatti in una cornice più ampia. Per comprendere le dinamiche economiche, sociali e politiche di quelli che comunemente vanno sotto la voce “Esteri”
“Panama Papers”: al via il processo sui paradisi fiscali
America Latina
A inizio aprile in un tribunale di Panama si è svolta la prima udienza del processo penale a carico di 27 dipendenti dello studio legale al centro dello scandalo “Panama Papers”. Tra gli imputati, accusati a vario titolo di evasione fiscale e riciclaggio di denaro, ci sono anche i due fondatori dello studio Jurgen Mossack e Ramon Fonseca Mora. Secondo il Guardian, i due hanno negato le accuse a loro carico. Se condannati, rischiano fino a 12 anni di carcere.
“Panama Papers” è il nome di un fascicolo composto da 11,5 milioni di documenti confidenziali trapelato dallo studio Mossack-Fonseca e contenente informazioni dettagliate sulle oltre 214mila società create in paradisi fiscali per permettere a facoltosi clienti di commettere frodi fiscali o nascondere i propri patrimoni. L’inchiesta, pubblicata nel 2016 dall’International consortium of investigative journalists (Icij) provocò uno scandalo globale anche per la quantità di politici coinvolti, ben 143 tra cui l’ex premier britannico David Cameron, oggi ministro degli Esteri.
Più migranti cinesi verso il confine Usa
America
Negli ultimi anni si è registrato un aumento considerevole del numero di cittadini cinesi che provano a raggiungere gli Usa dal Messico: più di 37mila sono stati arrestati lungo quella frontiera nel 2023, contro una media di circa 1.500 all’anno nel decennio precedente. In crescita anche il numero di indiani: nel 2023 ne sono stati intercettati più di 97mila. L’immigrazione sarà uno dei temi chiave della campagna elettorale per le presidenziali americane.
Intanto, a fine marzo, i corpi di otto cittadini cinesi sono stati ritrovati su una spiaggia dello Stato meridionale messicano di Oaxaca: stavano cercando di raggiungere gli Stati Uniti via mare, proprio per evitare i controlli lungo il confine terrestre più a Nord, quando l’imbarcazione si è ribaltata. La barca sarebbe partita dallo Stato del Chiapas, al confine con il Guatemala.
Secondo uno studio di Carbon Majors l’80% delle emissioni globali di CO2 riversate in atmosfera dopo la sigla dell’Accordo di Parigi sul clima è direttamente collegate all’attività di appena 57 società “fossili”.
Il boom delle auto elettriche made in China
Europa
Quasi un quinto dei veicoli elettrici venduti in Europa nel 2023 (circa 300mila automobili, pari al 19,5% del totale) è stato prodotto in Cina. In Paesi come Francia e Spagna il rapporto è già di uno a tre. E secondo le previsioni della Federazione europea dei trasporti e dell’ambiente, Transport&Environment (T&E), la percentuale a livello europeo è destinata a raggiungere il 25% nel 2024.
L’analisi è stata pubblicata mentre l’Unione europea sta valutando l’opportunità di imporre dazi sull’importazione dei veicoli elettrici made in China. “Spingeranno le case automobilistiche a localizzare la produzione di veicoli elettrici in Europa, e questo è potenzialmente un bene per l’occupazione. Ma non proteggeranno a lungo l’industria dell’automotive europea. Le aziende cinesi costruiranno fabbriche nel vecchio continente e quando ciò accadrà la nostra industria dovrà essere pronta a raccogliere la sfida”, commenta Andrea Boraschi, direttore di T&E Italia.
“La brutalità dello zucchero” è l’inchiesta del New York Times che denuncia lo sfruttamento delle raccoglitrici indiane. Tra debiti, matrimoni precoci e isterectomie per lavorare senza fermarsi mai.
L’esercito birmano arruola a forza i Rohingya
Asia
La guerra civile che si combatte in Myanmar dal febbraio 2021 -dopo che un colpo di Stato militare ha deposto Aung San Suu Kyi, il cui partito aveva vinto le elezioni legislative del 2020- sta causando una grave crisi umanitaria. Nel Paese più 18 milioni di persone hanno un estremo bisogno di assistenza e in 2,8 milioni sono stati costretti a lasciare le proprie case a seguito dei combattimenti tra i gruppi armati che si oppongono alla giunta militare.
L’esercito birmano si è inoltre macchiato di crimini ai danni della popolazione civile, tra cui l’arruolamento forzato dei Rohingya. Tra febbraio e aprile 2024 più di mille uomini e ragazzi appartenenti alla minoranza musulmana sono stati infatti costretti a combattere per il regime sulla base di una legge sulla coscrizione obbligatoria del 2010 che si applica solo ai cittadini del Myanmar. Un paradosso, dal momento che a questo gruppo la cittadinanza viene sistematicamente negata.
“I Rohingya hanno descritto di essere stati prelevati in raid notturni, minacciati di arresto, rapimento e percosse -scrive Human rights watch, che ha denunciato la vicenda a inizio aprile-. Molti sono stati inviati in prima linea nei combattimenti tra la giunta e il gruppo armato dell’Esercito arakan, scoppiati nel novembre 2023. Diversi sono stati uccisi e feriti”. Secondo le stime dell’organizzazione per i diritti umani, sarebbero circa 630mila i Rohingya rimasti nello Stato di Rakhine (tra cui 150mila confinati in campi di detenzione) sottoposti a un sistema di apartheid e persecuzione.
Lo sportwashing saudita e il tennis
Medio Oriente
Le prossime tre edizioni di una delle più importanti competizioni del tennis femminile (le Wta finals), si svolgeranno in Arabia Saudita, già a partire da quella del prossimo novembre. Human rights watch ha duramente criticato la decisione della Women’s tennis association (Wta) ricordando come le associazioni sportive “non dovrebbero contribuire ad alimentare la repressione” in un Paese dove i diritti delle donne sono fortemente limitati.
A inizio aprile 2.400 donne, riunite nel “KlimaSeniorinnen”, hanno vinto il ricorso alla Cedu per l’inazione della Svizzera sul clima
In Nigeria aumentano i sequestri di persona
Africa
A dieci anni dal rapimento delle 276 studentesse di Chibok da parte dei miliziani di Boko Haram, i sequestri sono diventati un fenomeno ricorrente in Nigeria. Vengono presi di mira gli studenti (circa 300 quelli prelevati con la forza in due diversi episodi solo nel mese di marzo) ma anche uomini d’affari, sacerdoti e quanti sono percepiti come benestanti. Il peggioramento delle condizioni economiche, scrive Al Jazeera, ha portato a un aumento dei sequestri a scopo di riscatto negli ultimi quattro anni.
Secondo la società di consulenza sui rischi sociopolitici Sbm Intelligence, dal 2019 nel Paese si sono verificati 735 rapimenti di massa. Quelli censiti tra luglio 2022 e giugno 2023 sono stati 582 e hanno coinvolto 3.620 persone: per liberarle sono stati pagati circa cinque miliardi di naira (circa 3,8 milioni di dollari). E il fenomeno non riguarda solo il Nord del Paese -dove sono presenti gruppi armati- ma si è esteso anche nelle regioni del Sud e del Sud-Est; nemmeno la capitale Abuja è stata risparmiata.
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