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Diritti / Attualità

Molce, a Milano una sartoria può curare le ferite della violenza

L'interno della sartoria Molce Atelier a Milano. A destra Samanthakhan Tihsler © Ilaria Sesana

Nel quartiere di Dergano ha aperto uno spazio dove le donne vittima di violenza possono imparare un mestiere, prendersi cura di sé e costruire indipendenza. “Non ci limitiamo a insegnare a prendere le misure o cucire, insegniamo con una carezza, curando e ascoltando”, spiega la fondatrice Samanthakhan Tihsler

Nahed allinea con cura le linee di una pezza di cotone egiziano a quadretti. Poi fissa il cartamodello con degli spilli. “Voglio cucirmi una gonna lunga fino a qui”, spiega segnando con due dita la lunghezza dell’orlo poco sopra il ginocchio. Nella piccola sartoria risuonano le risate e le chiacchiere gioiose delle altre partecipanti al corso di sartoria, una candela profumata riscalda l’ambiente mentre Samanthakhan Tihsler, sarta e affermata docente presso diverse scuole di moda, spiega a un’altra donna come regolare la tensione del tessuto sotto l’ago della macchina da cucire.

Siamo alla periferia Nord di Milano, nel quartiere di Dergano, all’interno della sartoria “Molce Atelier”. Una “sartoria terapeutica” per donne vittima di violenza domestica, in condizioni di fragilità e insicurezza nata nel novembre 2021 con un duplice obiettivo: da un lato promuovere l’autonomia -anche economica- delle donne attraverso l’apprendimento di un mestiere. Dall’altro far crescere l’autostima e la riabilitazione delle frequentatrici attraverso il lavoro manuale e un percorso di sostegno psicologico. “Molce viene dal verbo ‘molcere’ che significa lenire, addolcire -racconta Samanthakhan-. Il senso del nostro progetto è quello di avere cura delle donne, di farle stare bene. E il primo passo è avere cura di sé, far crescere l’autostima, avere un luogo sicuro dove essere ascoltate”.

I gruppi sono piccoli, non più di tre o quattro aspiranti sarte, e sono frequentati sia da corsiste “private” (spesso persone del quartiere interessate a imparare a cucire) sia da donne fragili che si sono rivolte o sono state indirizzate a Molce per trovare aiuto. A formare i gruppi, in modo che siano il più omogenei possibile, è una psicologa che collabora con la sartoria e che offre anche percorsi di assistenza ad hoc. Le lezioni del primo ciclo di corsi sono partite a fine novembre, in occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, e i posti disponibili si sono riempiti subito. Le iscrizioni per quelli di aprile si stanno aprendo in questi giorni.

“La domanda da parte di donne che hanno un passato o un presente di abusi e violenze purtroppo è alta -sottolinea Samanthakhan-. La sartoria rappresenta un’occasione di aggancio con queste donne. Offre la possibilità di imparare un mestiere, che in un futuro potrebbe anche rappresentare uno strumento per rendersi indipendenti dal punto di vista economico. Ma qui non ci limitiamo a insegnare a prendere le misure e cucire abiti, noi insegniamo con una carezza, curandoti e ascoltandoti. In questo modo le donne che hanno subito abusi e violenze hanno un’occasione per aprirsi e, se lo ritengono, hanno anche l’opportunità di usufruire del nostro sportello psicologico”. La sartoria quindi uno spazio sicuro in cui le donne -italiane e straniere, giovani e adulte- possono parlare in sicurezza, trovano persone disponibili ad ascoltarle e in grado, al tempo stesso, di “innescare” discussioni e riflessioni sulla percezione di sé, sul proprio ruolo familiare, sulle proprie relazioni.

Ma è nel piacere del “fare” il primo grande passo verso la cura. “La sartoria, come tutti i lavori manuali, di per sé è terapeutica -aggiunge Samanthakhan- quando una persona impara a cucire e ottiene i primi risultati si sente più capace e aumenta la sua autostima. Da quel momento è più consapevole delle proprie capacità: può riparare i propri vestiti, realizzarne per sé e per gli altri. Ha acquisito una professionalità che in futuro può tradursi in un lavoro retribuito”.

Il progetto è stato realizzato grazie alla vittoria del bando 2021 “La scuola dei quartieri” del Comune di Milano, ma l’obiettivo a lungo termine della piccola sartoria-atelier, infatti, è quello di crescere e di camminare con le proprie gambe e creare posti di lavoro. Terminati i cicli di formazione, le sarte di Molce lavoreranno alla produzione di una linea di capi d’abbigliamento realizzati con materie prime sostenibili, ciascuno dei quali sarà dotato di un’etichetta “parlante” che consente a chi lo acquista di ripercorrere la storia di riscatto della donna che lo ha confezionato e sentirsi parte della comunità che la sostiene nelle sue scelte di libertà. In questa fase, alle donne che realizzeranno i capi verrà riconosciuta una percentuale sulle vendite ma l’obiettivo finale, “il nostro sogno più grande -sottolinea Samanthakhan- è arrivare a firmare contratti di lavoro”.

In occasione della giornata internazionale dei diritti della donna, Molce Altelier chiama a raccolta nella sua sede cittadini e cittadine di buona volontà, invitandoli a sottoscrivere un’alleanza contro la violenza di genere. Per l’occasione verrà esposto nel cortile dello stabile dove ha sede la sartoria un grande pannello dove cittadine e cittadine saranno invitati a esprimere i propri pensieri. Le frasi e le differenti grafie verranno successivamente riprodotte su metri di tessuto che verranno utilizzati per confezionare i capi di una collezione “parlante” che andrà a finanziare le attività di Molce Atelier. “Crediamo che la violenza sulle donne non sia una questione privata, ma una ferita inferta alla società -spiega Paola Maraone, psicologa responsabile dello sportello di ascolto e sostegno-. E che l’istinto predatorio di alcuni uomini non sia un’evidenza immutabile, ma il prodotto di una cultura sessista che non ci appartiene e trova nell’educazione alla non violenza, nel rispetto e nel dialogo tra i generi un antidoto potente per scardinare la catena di stereotipi che mortifica identità e relazioni”.

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