Crisi climatica / Opinioni
L’Ue punta anche sul risparmio energetico per tagliare il gas russo
Ma il governo italiano mostra la sua solita inerzia: nessun piano per ridurre i consumi è stato ancora adottato. La rubrica di Stefano Caserini
La tragedia della guerra in Ucraina, i rischi di interruzioni alle forniture di gas dalla Russia e l’aumento spaventoso dei suoi costi hanno portato nel dibattito pubblico un tema a lungo trascurato: la necessità di risparmiare energia. Un documento della Commissione europea dell’8 marzo ha incluso il “risparmio energetico in tutta l’Unione europea, ad esempio abbassando di 1° C il termostato per il riscaldamento degli edifici” fra le varie strategie per ridurre di tre quarti entro la fine dell’anno il consumo di gas russo.
Il beneficio di questa misura è stato stimato in 10 miliardi di metri cubi in meno di consumi di gas, non pochi rispetto ai 155 miliardi importati in Europa nel 2021. Si tratta di una misura senza precedenti, che potrebbe interessare circa 400 milioni di europei. L’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, ha parlato di “crociata politica”, di una “mobilitazione degli spiriti, dei comportamenti individuali, un impegno collettivo per cercare di fare fronte a un compito che sicuramente ha una portata storica”.
Persino Ferruccio de Bertoli, che appena pochi mesi prima si era distinto in diversi discorsi “inattivisti” sul clima (si veda climalteranti.it), ora non ha timore di parlare in televisione della necessità di sacrifici sull’energia per non finanziare “la guerra di Putin”. Le cautele e i distinguo utilizzati per rispondere a chi da anni chiedeva azioni più incisive sulle energie rinnovabili e l’efficienza energetica sono state messe da parte.
Ora il linguaggio è quella della mobilitazione: “Se volessimo essere solidali con il popolo ucraino dovremmo dire a Putin, il tuo gas e il tuo petrolio non te li compriamo più. Certo, questo significa assumere dei sacrifici, ma la difesa della libertà passa attraverso dei sacrifici. In questo caso, assumere dei sacrifici che possono portare anche a eventuali razionamenti dell’energia… favorisce una transizione energetica, anche perché di quel petrolio e di quel gas dovremmo fare presto a meno”. Come non essere d’accordo.
Abbassando di un grado la temperatura negli edifici in Europa si possono risparmiare 14 miliardi di metri cubi di gas. Ma in Italia il risparmio energetico sembra un tabù
Dove la crisi climatica non era arrivata, e non erano arrivate le guerre in Cecenia, Afghanistan, Iraq, Siria, Yemen, è arrivata la guerra alle porte dell’Europa. E sì che le guerre precedenti non erano meno terribili e insensate dell’attuale, non erano meno legate all’estrazione dei combustibili fossili, agli enormi profitti generati dalla vendita anche a noi europei. Ma erano guerre più lontane, non riguardavano fornitori di una quota così rilevante dell’energia fossile che consumiamo. I profughi di queste guerre non erano così simili a noi. Ora il dubbio viene che la prossima guerra ci potrebbe riguardare direttamente, che i prossimi profughi potremmo essere noi. E in più ora c’è la paura di rimanere a secco e al freddo, a corto di petrolio e di gas.
Il governo italiano mostra ancora la sua timidezza e inerzia: sta preparando un piano di emergenza, ma ancora nessuna misura concreta di riduzione dei consumi è stata presa. Anzi il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani dice che non ce ne è bisogno, perché fino ad ora sta arrivando tutto il gas che serve. Nel solito mix di confusione e imprecisione i giornali ipotizzano scenari di austerity anni Settanta in cui si dovrà anche mangiare meno pane, spaghetti e pizza, da cui la corsa ai supermercati per accaparrarsi olio, farina e pasta. In questo contesto non dovrebbe essere difficile proporre di ridurre di un grado la temperatura nelle case. Ma forse dietro l’inerzia di Draghi e Cingolani c’è qualcosa di più profondo e radicato, la paura che toccare un termostato o spegnere le luci notturne su palazzi e monumenti riduca il Pil, sia l’inizio di un cambiamento dei nostri stili di vita, che non devono essere messi in discussione.
Stefano Caserini è docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “Sex and the Climate” (peoplepub, 2022)
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