Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Diritti / Attualità

L’omicidio del sacerdote attivista Marcelo Perez in Chiapas è un segnale fortissimo

Le persone in strada il giorno dell'omicidio del sacerdote Marcelo Perez a San Cristobal de Las Casas, il 20 ottobre 2024 © Andrea Cegna

Il 20 ottobre a San Cristobal de Las Casas, in Messico, è stato assassinato Padre Marcelo Perez, punto di riferimento per i movimenti sociali, anche atei. È il sintomo drammatico di uno scontro frontale, paragonabile alla stagione delle stragi della fine degli anni Novanta. Papa Francesco lo ha ricordato all’Angelus. L’intreccio di interessi è tossico e mette a rischio chi difende i diritti umani

Padre Marcelo è vivo. Dopo l’omicidio del sacerdote Tsotzil, domenica 20 ottobre, a San Cristobal de Las Casas, le sue parole ribelli e di pace si sono amplificate ben oltre il Chiapas e il Messico.

Basti pensare che nell’Angelus della domenica seguente papa Francesco ha ricordato Marcelo Perez, sacerdote attivista, conosciuto dalle comunità indigene in resistenza, capace di parlare con tutte e tutti, riferimento per i movimenti sociali, anche atei, del Chiapas. 

La Compagnia di Gesù è sensibile al caso soprattutto dopo che due appartenenti all’ordine, Javier Campos e Joaquín Mora, sono stati uccisi nel giugno 2022 a Chihuahua, ma la posizione di Bergoglio non si spiega solo così. La Chiesa messicana si è riunita nel cordoglio e nella denuncia per l’omicidio di Padre Marcelo. Tutti gli ordini e gerarchie del Paese hanno preso parola, a partire dalla diocesi di San Cristobal, storicamente conservatrice, così la massima istituzione ecclesiale del Paese ha chiesto un incontro formale con la neo-presidente Claudia Sheinbaum.  

È qualcosa di anomalo per il Messico. Uno scontro frontale, a cui si somma la denuncia dell’Esercito zapatista di liberazione nazionale (Ezln) per la crescita di minacce e violenze subite da diverse comunità, con la narrazione del principale partito del Paese, Morena, dell’ex presidente Andres Manuel Lopez Obrador e ora di Sheinbaum, che prova a minimizzare la drammatica situazione che lo Stato del Sud-Est messicano vive.  

L’intreccio di interessi tra economie legali e illegali si fa sempre più forte e lo Stato messicano, se non assente, è parte del problema, come denunciano l’Ezln e inchieste giornalistiche indipendenti. Il caso dei 43 studenti desaparecidos di Ayotzinapa è l’emblema di azioni e interessi convergenti tra Stato e gruppi criminali, come ben raccontano John Gibler, Federico Mastrogiovanni e Oswaldo Zavala. 

L’omicidio di Padre Marcelo è un segnale che equivale a quanto accaduto nel 1997 ad Acteal, con la strage di 45 civili, uccisi mentre erano riuniti in preghiera: il Chiapas vive di turismo e se una parte dello scontro tra gruppi criminali verte sul controllo della frontiera con il Guatemala dall’altro lato guarda al controllo delle zone turistiche. Solo che tra la pandemia da Covid-19 e l’esplosione della violenza il turismo è crollato, molti abitanti vorrebbero andarsene, e così parte della guerra per il controllo del territorio perde valore.  

Entrerebbe in gioco una modalità diversa rispetto a quella che si vede al Nord, una modalità che ricalca quanto visto a Tijuana, a Cancun e in parte in Chiapas a fine anni Novanta: creare zone sicure e narrativa rassicurante che inviti il turismo a tornare ad arricchire lo Stato e allo stesso tempo mandare “segnali” a chi in quei territori vive e si organizza per non restare in silenzio e costruire un mondo più giusto.  

Omicidi mirati e lontano dalle vie del turismo, l’omicidio di Marcelo, ucciso in periferia, a Cuxtitali, uno dei pochi quartieri di San Cristobal con una tradizione di organizzazione sociale e lotta, risponderebbe in pieno a questa logica. La paura fa sì che non ci sia molta voglia di prendere parola.

Gustavo Castro, difensore dei diritti umani, testimone dell’omicidio di Berta Cáceres in Honduras del marzo 2016, evidenzia come Padre Marcelo fosse “coraggioso, una persona molto semplice e molto coerente. Non si può dire che abbia dato la vita, perché nessuno la dà, anzi, la vita gli è stata tolta. Ma era disposto a farsela togliere non rinunciando ai suoi principi, e a difendere i diritti umani e soprattutto la vita”. 

Mentre Jorge Santiago Santiago, già direttore di Desarrollo económico y social de los mexicanos indígenas (Desmi), organizzazione che promuove e affianca progetti imprenditoriali e cooperativi, e già parte della Commissione di analisi della Commissione nazionale di intermediazione (Conai), ricorda come il sacerdote avesse “ricreato la storia dell’Organizzazione civile Las Abejas, il 21 dicembre 2022. Con la partecipazione di tutte e tutti i cittadini di Acteal, ha messo in scena gli eventi che vanno dal massacro del 1997 alla ‘speranza’ oggi rappresentata del figlio di Simón Pedro (attivista, catechista ed ex presidente dell’organizzazione Las Abejas, a sua volta assassinato a Simojovel, dove viveva nel luglio 2021) che tiene in mano il libro della storia di Acteal. Il tutto tra candele e ceri durante un grande pellegrinaggio, pieno di vita. La parola di Padre Marcelo animava e rivestiva di luce gli eventi”.  

© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati