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Diritti / Opinioni

Lo stato d’eccezione che non risparmia gli ospedali

Il polo medico di Mosul -in cui si trovavano nove ospedali- è stato distrutto nel 2018 durante la battaglia per la liberazione della città occupata dai miliziani del sedicente Stato Islamico © WHO / Sebastian Meyer

Contro ogni norma del diritto internazionale le strutture sanitarie finiscono nel mirino degli eserciti. La tragica vicenda di Gaza. La rubrica di Nicoletta Dentico

Tratto da Altreconomia 265 — Dicembre 2023

Gli attacchi alle strutture sanitarie non sono più una novità nei conflitti moderni, né una casualità. Sono una delle espressioni più insoffribili dello “stato d’eccezione” in cui versa il mondo, quella terra di nessuno tra ordine giuridico e realtà, tra la legge e il suo disfacimento. Una volta dichiarato, lo stato d’eccezione non prevede circostanze o attori con il potere di verificare la gravità delle condizioni che lo hanno determinato. Contro ogni regola del diritto internazionale e umanitario, gli ospedali sono parte integrante delle tattiche di guerra: lo abbiamo visto in Afghanistan, Yemen, Myanmar, Siria, Ucraina e Sudan.

Inquadriamo nel perimetro concettuale dello “stato d’eccezione” la distruzione in corso nella Striscia di Gaza dall’8 ottobre: operazioni di fuoco via terra, mare e aria che si riversano sulla popolazione civile palestinese, come in un tentativo di soluzione finale. Così l’inaudita violenza della risposta di Israele agli attacchi del 7 ottobre ha finito per oscurare l’ondata di ferocia da parte di Hamas: una barbarie che “non è venuta dal nulla”, ha detto António Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, ricordando 56 anni di illegale e soffocante occupazione.

Nelle prime due settimane sono state scaricate su Gaza 20mila tonnellate di bombe e il 45% degli edifici sono stati distrutti. Un’intensità di accanimento impossibile da comprendere veramente, paragonabile forse solo alla distruzione di Stalingrado o di Grozny, capitale della Cecenia.

A metà novembre l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha registrato 137 attacchi a presidi sanitari e due terzi delle infrastrutture ospedaliere sono state ridotte in macerie o alla paralisi, proprio nel momento in cui il personale è chiamato a prendere in carico un numero di feriti senza precedenti. La violazione del diritto è la prassi in Palestina. Per giorni l’esercito israeliano ha assediato l’ospedale Al Shifa (il più grande della Striscia) sostenendo che al suo interno si celassero gli ingressi dei tunnel di Hamas, i cui vertici userebbero i civili come scudi umani e i pazienti come copertura. Argomenti che vengono confutati dallo staff dell’ospedale e da Human rights watch. Ma anche se così fosse, i nascondigli di Hamas non legittimano i soldati che si avventano sull’ospedale o la decisione di interrompere l’elettricità che tiene in vita i neonati (nelle incubatrici) e i pazienti (in rianimazione).

Gli attacchi alle strutture sanitarie tra il primo gennaio e il 14 novembre 2023 sono stati 947 e hanno provocato 641 morti e 1.040 feriti in 18 Paesi. Quelli registrati nei Territori palestinesi occupati sono stati 501, con 533 morti e 854 feriti. (Fonte: Who, Surveillance system for attacks on healthcare)

Il blocco totale di acqua, cibo e carburante, oltre alla mancanza di vie di fuga, sono crimini dai netti tratti genocidari e l’Oms invoca la Corte penale internazionale per fermare il massacro. Dal 1968 l’agenzia delle Nazioni Unite della sanità riserva un’attenzione speciale all’impatto dell’occupazione israeliana sulla salute dei palestinesi. Una consuetudine che Israele ha tentato più volte di fermare, giudicandola politicamente motivata, opponendo alle critiche l’aspettativa di vita dei palestinesi (75,2 anni in Cisgiordania, 74,2 anni a Gaza). I rilievi sulla salute fisica e mentale legati all’occupazione sono invece molteplici, quasi interiorizzati geneticamente dalla popolazione dei Territori occupati. Soprattutto a Gaza, dove blocco, povertà, disoccupazione e ripetuti attacchi hanno consolidato un particolare stato di prostrazione e di disabilità mentale, in particolare fra i bambini, la cui condizione è sempre più complessa (Lancet, 2018). Un disordine mentale della stessa diplomazia internazionale che ha concesso a Israele lo “stato di eccezione” come norma, nel segno della più tossica impunità. Il diritto internazionale si gioca a Gaza.

Nicoletta Dentico è giornalista ed esperta di diritto alla salute. Già direttrice di Medici senza frontiere, dirige il programma di salute globale di Society for International Development

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