Economia / Approfondimento
L’etichettatura del cibo e gli interessi dell’industria. La partita del Nutri-score
Nel 2022 l’Unione europea dovrà approvare l’etichetta da applicare sulle confezioni dei prodotti in modo da indirizzare verso un’alimentazione più bilanciata. La maggior parte della comunità scientifica predilige l’etichetta a semaforo Nutri-score mentre il governo italiano si oppone, ritenendola dannosa per le esportazioni. Il nostro approfondimento
Entro la fine del 2022 l’Unione europea è chiamata ad approvare un sistema di etichettatura front of pack da applicare sulle confezioni dei prodotti alimentari per favorire scelte consapevoli in termini di alimentazione come previsto dalla strategia comunitaria From farm to fork finalizzata alla promozione di un’agricoltura “sostenibile”. La nuova etichetta, infatti, dovrebbe integrare e rendere più accessibili le informazioni su ingredienti e valori nutrizionali già presenti per legge sul retro della confezione (back of pack). La proposta che gode di maggiore supporto è la cosiddetta “etichetta a semaforo” Nutri-score basata su una scala cromatica e di lettere per classificare i prodotti a seconda dei loro valori nutrizionali.
Il governo italiano, però, ha proposto a fine gennaio 2020 alla Commissione europea un metodo alternativo, che piace alle associazioni di categoria del settore agroalimentare, ma che non trova approvazione presso alcuni esponenti della comunità scientifica e le associazioni di tutela dei consumatori. I vantaggi del Nutri-score, invece, sarebbero evidenti, tanto che il 13 dicembre 2019 cinque scienziati italiani -Paolo Vineis dell’Imperial college di Londra, Elio Riboli dell’Humanitas University Milano e dell’Imperial college di Londra, Walter Ricciardi dell’Università cattolica del Sacro Cuore di Roma, Mauro Serafini dell’Università degli studi di Teramo e Silvio Garattini dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano-, hanno firmato una lettera in cui si chiedeva al governo italiano, da sempre contrario all’iniziativa europea, l’approvazione dell’etichetta a semaforo. “Confidiamo che i consumatori, i politici e le autorità sanitarie italiane comprendano il reale significato del sistema Nutri-Score”.
Il Nutri-score è stato proposto per la prima volta nel 2013 da ricercatori indipendenti dell’Università di Parigi e dell’Istituto nazionale francese per la ricerca sulla salute e la medicina (Inserm). Si basa su una scala cromatica e di lettere che spazia dal verde scuro al rosso e da “A” a “E” a seconda dei valori nutrizionali dell’alimento. La valutazione, eseguita su una dose standard di 100 grammi per ogni alimento, viene espressa tramite una lettera e un colore: si passa quindi dal verde scuro accompagnato dalla lettera “A” per i cibi più salutari mentre con il colore rosso e una “E” sono etichettati gli alimenti da consumare con maggiore moderazione. La presenza di grassi, sale o zuccheri contribuisce negativamente al punteggio mentre vitamine, fibre e altre sostanze benefiche per la salute forniscono un valore positivo alla valutazione finale.
Secondo Paolo Vineis, professore ordinario di Epidemiologia ambientale all’Imperial college di Londra, il Nutri-score gode dell’appoggio della comunità scientifica in quanto “nasce da solide indagini epidemiologiche, i cui risultati sono stati replicati in altre popolazioni”. Tuttavia diverse associazioni di categoria italiane, tra cui Coldiretti, Federalimentare e Confagricoltura, si sono opposte all’etichetta “a semaforo” muovendo alcune opposizioni. Secondo i critici esisterebbe il rischio che le eccellenze alimentari italiane come formaggi o salumi siano etichettate con un valore basso, producendo un danno alle esportazioni agroalimentari italiane. “L’etichetta a semaforo -sostiene l’associazione di categoria Coldiretti- boccia ingiustamente l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine Dop o Igp che la stessa Ue dovrebbe invece tutelare e valorizzare soprattutto nel tempo del Covid-19”. Verrebbe, inoltre, penalizzata la dieta mediterranea in quanto l’olio d’oliva, considerato uno dei capisaldi dell’alimentazione italiana, otterrebbe un punteggio basso (una “C”) che risulterebbe scorretto in quanto basata su 100 grammi di prodotto e non sulla porzione consumata ritenuta di molto inferiore. Infine verrebbero favoriti prodotti “artificiali” e “ultra processati” contenenti edulcoranti al posto di cibi “naturali” e appartenenti alla tradizione gastronomica, ma con un contenuto di grassi e zuccheri maggiore.
In risposta l’Istituto superiore di sanità (Iss) e il Consiglio per la ricerca economica e alimentare (Crea), durante il 2019 hanno sviluppato con il supporto di quattro ministeri, della Salute, delle Politiche agricole e forestali, dello Sviluppo economico e degli Esteri, un sistema di etichettatura alternativo chiamato Nutrinform battery. Sull’etichetta sono presenti cinque batterie di colore azzurro che rappresentano rispettivamente calorie, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale, più sono “cariche” maggiore è la percentuale sul fabbisogno medio nutrizionale (basato sulle 2.000 calorie medie giornaliere, ndr). Inoltre non si basa sulla quantità fissa di 100 grammi ma su una porzione stabilita dal produttore e che quindi può spaziare considerevolmente. Per i suoi sostenitori il Nutrinform avrebbe “l’obiettivo di informare i consumatori, senza alcun condizionamento, permettendo loro di compiere scelte consapevoli utili a comporre ogni giorno una dieta nutrizionalmente corretta”.
“Nutrinform non contiene alcun elemento valutativo ma si limita a esprimere un concetto, quello dalla dose giornaliere raccomandate (Gda), già previsto nel Food Information Regulation, legge europea sulle informazioni alimentari, in un formato grafico diverso -sostiene Dario Dongo, avvocato specializzato in diritto alimentare fondatore di Great italian food trade (Gift) quotidiano online indipendente sull’alimentazione-. Oltretutto è di difficile lettura per il consumatore e forviante in quanto si tende a pensare al simbolo della batteria carica come a qualcosa di positivo”. La variabilità della porzione, su cui si basa l’etichetta italiana rende impossibile un confronto tra prodotti simili. “Un altro problema è l’uso del fabbisogno giornaliero che è un valore medio e come tale di difficile applicazione- riprende Vineis-, in quanto varia enormemente a seconda del genere, dell’età, dell’attività fisica, dello stato di salute”.
I vantaggi del semaforo alimentare sarebbero molteplici: se da un lato invita i consumatori a un’alimentazione più corretta dall’altro spinge le aziende ad applicare ricette più sane nei loro alimenti. Secondo Vineis inoltre Nutri-score sarebbe anche rispettoso della dieta mediterranea. “Informare i consumatori sulla qualità nutrizionale di alimenti tradizionali come formaggi e salumi non ne esclude il consumo in quantità limitate il che è coerente con i principi del modello di dieta mediterranea e con il significato della loro classifica sulla scala Nutri-Score- puntualizza Vineis ad Altreconomia-. L’olio d’oliva ha il punteggio ‘C’ che lo rende il migliore tra i grassi aggiunti”. Secondo Dongo, dietro le opposizioni al Nutri-score ci sarebbero gli interessi delle grandi aziende alimentari: “La battaglia è stata iniziata da Ferrero che è riuscita a coinvolgere le associazioni di categoria”, denuncia ad Altreconomia.
Mentre si discute su quale sia il modello ideale di etichettature l’Italia è colpita da una vera e propria “epidemia” di obesità. Secondo l’ultimo rapporto pubblicato a luglio 2021 dall’Istituto auxologico italiano, sei uomini e quattro donne su dieci sarebbero in sovrappeso mentre l’11,7% della popolazione maschile e il 10,3% di quella femminile è obesa e il 2,3% gravemente obesa. Inoltre l’Italia è uno dei Paesi Ue con le percentuali più elevate di obesità tra bambini e adolescenti rispettivamente al 18% e 19%. Dongo ritiene che in Nutri-score rappresenti una eccellente occasione per ri-orientare la dieta di molte persone verso un’alimentazione più ordinata. “Ormai l’educazione alimentare non può che passare attraverso le etichette perché ogni altra promessa che è stata finora fatta in materia è stata disattesa”. Il tema dell’educazione alimentare è di grande importanza per la salute pubblica e in questo campo il sistema di etichettatura può rivelarsi un aiuto prezioso. Il governo e le istituzioni italiane dovrebbero assicurarsi di sostenere un modello coerente con le ricerche scientifiche e in grado di migliorare la salute del consumatore.
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