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Le minacce nucleari di Putin e l’opzione urgente del disarmo. L’appello di Ican
Il 21 settembre il presidente russo ha fatto ancora riferimento al possibile utilizzo delle armi atomiche “in caso di minaccia all’integrità territoriale del nostro Paese”. Un’escalation “incredibilmente pericolosa e irresponsabile”, denuncia la Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari
Il 21 settembre 2022 il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, in un discorso alla nazione ha nuovamente paventato la possibilità di fare ricorso alle armi nucleari “in caso di minaccia all’integrità territoriale del nostro Paese e per difendere la Russia e il nostro popolo”. Una dichiarazione che è stata duramente condannata da Beatrice Fihn, direttrice esecutiva della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (International campaign to abolish nuclear weapons, Ican): “Le minacce nucleari sono inaccettabili in qualsiasi momento e da parte di chiunque. Le dichiarazioni di Putin aumentano il rischio di un’escalation verso un conflitto nucleare -ha dichiarato-. Questo è incredibilmente pericoloso e irresponsabile. Ogni minaccia nucleare impone una scelta: l’escalation verso una potenziale catastrofe globale o il rifiuto totale di queste armi”. Per queste ragioni Ican ha esortato tutti i Paesi ad aderire al Trattato di proibizione delle armi nucleari delle Nazioni Unite.
Al pari delle precedenti minacce di Putin di fare ricorso alle armi nucleari contro chiunque intervenga nel conflitto in Ucraina, anche le sue ultime dichiarazioni vanno ben oltre la strategia nucleare ufficiale del Paese e contraddicono gli impegni assunti nel gennaio 2022 quando la Russia (assieme agli Stati che possiedono bombe atomiche) aveva sottoscritto una dichiarazione in cui si affermava che “una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta”. Un impegno paradossalmente ribadito dallo stesso Putin lo scorso agosto, appena sei mesi dopo l’invasione dell’Ucraina.
La minaccia di fare ricorso all’arma atomica giunge in concomitanza con la dichiarazione di Vladimir Putin di indire immediatamente un referendum per l’annessione nei territori ucraini occupati di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia. “Se si svolgeranno e il risultato sarà, come prevedibile, a favore dell’adesione alla Russia, le operazioni militari ucraine contro le forze russe in queste aree potrebbero essere interpretate come minacce ‘all’integrità territoriale’ della Russia”, denuncia Ican.
Nel suo discorso, il leader russo ha inquadrato la possibilità di fare ricorso all’atomica come una risposta alle “dichiarazioni fatte da alcuni rappresentanti di alto livello dei principali Paesi della Nato sulla possibilità e l’ammissibilità di usare armi di distruzione di massa contro la Russia”. Tuttavia non è possibile stabilire a quali affermazioni Putin faccia riferimento e nemmeno se siano state realmente pronunciate. “Queste dichiarazioni dimostrano come la retorica nucleare possa degenerare a livelli pericolosi -afferma Alicia Sanders-Zakre, policy and research coordinator di Ican-. Le minacce di usare le armi atomiche abbassano la soglia del loro utilizzo, aumentando notevolmente il rischio di conflitto e di catastrofe globale. Le speculazioni sulla possibilità che la Russia possa usarle in Ucraina e sulle possibili risposte non fanno altro che erodere il tabù contro l’uso di queste armi”.
L’uso delle armi nucleari in un conflitto avrebbe conseguenze catastrofiche e di vasta portata, soprattutto in regioni densamente popolate come l’Europa. Anche le cosiddette armi “tattiche”, che alcuni commentatori ipotizzano la Russia possa usare in Ucraina, hanno in genere una potenza esplosiva compresa tra i 10 e i cento chilotoni. “In confronto, la bomba atomica che distrusse Hiroshima nel 1945 uccidendo 140mila persone aveva una potenza di soli 15 chilotoni. Una singola detonazione nucleare potrebbe uccidere centinaia di migliaia di civili e ferirne molti di più; la ricaduta radioattiva potrebbe contaminare vaste regioni in più Paesi. I servizi di emergenza non sarebbero in grado di rispondere efficacemente e il panico diffuso scatenerebbe spostamenti di massa di persone e gravi disagi economici. Questo è l’effetto di una singola esplosione, in caso di detonazioni multiple le conseguenze sarebbero decisamente peggiori”, ricorda Ican.
L’unica soluzione è perciò il disarmo. Nel giugno di quest’anno i Paesi che hanno aderito al Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Tpnw) si sono riuniti per la prima volta a Vienna e hanno condannato “in modo inequivocabile ogni e qualsiasi minaccia nucleare, sia essa esplicita o implicita e a prescindere dalle circostanze”. Ican chiede ora all’Assemblea generale delle Nazioni Unite di condannare in modo inequivocabile l’escalation e sollecitare tutti i Paesi rimanenti a sfruttare questa opportunità per aderire al trattato senza indugio.
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