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Ambiente / Attualità

L’arcipelago delle api, portavoce di temi universali. Da Venezia al Pianeta

© Sandy Millar - Unsplash

Il 20 maggio è la Giornata mondiale delle api. Chiara Spadaro, giornalista ambientale e antropologa, ha scritto un libro prezioso che tratta dell’importanza degli impollinatori e delle conseguenze, spesso irreversibili, che la loro perdita comporta. E lo fa attraverso le storie di apicoltrici e apicoltori della Laguna e della città di Venezia

Chiara Spadaro ha scritto un libro agile e scorrevole. Si intitola “L’arcipelago delle api” (wetlands, 2022) e racconta Venezia e la sua Laguna viste con gli occhi di chi ha scelto di posizionare lì le proprie arnie, e oggi subisce le profonde trasformazioni dettate dai cambiamenti climatici e dall’uomo.

Un libro urgente, perché aiuta a comprendere i rischi che corriamo, come umanità, avendo perso di vista -a causa di una cultura e di una politica sempre più antropocentriche- il ruolo in natura di ogni altra specie: per la nostra sopravvivenza, invece, tutti dipendiamo da quella delle api, we all depend on the survival of bees, com’è spiegato sulla pagina delle Nazioni Unite dedicata al World Bee Day, istituito nel dicembre del 2017, che cade proprio il 20 maggio. Giocando sull’inglese bee e be, il verbo essere, il tema di quest’anno è “Bee engaged in pollinator-friendly agricultural production”, cioè impegnatevi in una produzione agricola rispettosa degli impollinatori.

Si tratta di un invito importante, che pare in dialogo con un testo in cui l’Apis mellifera si fa portavoce di temi universali, quali il riscaldamento globale, la trasformazione degli ambienti naturali e la perdita di biodiversità, invitandoci a prendere posizione.

Lo ha detto a inizio aprile anche Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea per il Green Deal, commentando la risposta all’iniziativa dei cittadini europei “Salviamo api e agricoltori! Verso un’agricoltura amica delle api per un ambiente sano”: “La scienza è innegabile: le crisi climatiche e della biodiversità sono minacce dirette alla nostra sicurezza alimentare. Gli agricoltori sono i primi a subire l’impatto di massicce siccità o della mancanza di impollinatori. Ridurre l’uso di pesticidi chimici è essenziale per aiutare la natura a riprendersi e per consentire ad api, farfalle e altri impollinatori di continuare il loro lavoro indispensabile nei campi e nei frutteti europei. Esistono alternative migliori e la Commissione sosterrà gli agricoltori affinché adottino pratiche più sostenibili. Lavoreremo anche per aumentare la disponibilità di alternative ai pesticidi chimici il più rapidamente possibile”.

Chiara -che domenica 21 maggio presenta il suo libro al Salone del libro di Torino, in un incontro in programma allo stand dell’UniTo- è un’antropologa che i lettori di Altreconomia conoscono da quasi 15 anni. Oggi è ricercatrice all’Università di Udine, dopo aver concluso un dottorato in Studi Geografici presso l’Università di Padova, con una ricerca sulle politiche del cibo in ambienti lagunari. Leggendo il libro è possibile riconoscere tutte le doti più grandi nella sua scrittura, compresa la capacità di costruire racconti empatici e di disegnare con poche frasi ritratti molto reali dei suoi interlocutori.

Attraverso le storie delle apicoltrici e degli apicoltori della Laguna e della città di Venezia, racconta così le metamorfosi del paesaggio lagunare, l’impatto delle attività antropiche e le conseguenze di un’agricoltura industriale e delle sue lunghe filiere, suggerendo una rifessione sui sistemi alimentari del futuro.

Uno degli aspetti più affascinanti è legato alla descrizione della barena, cioè quei pezzi di terra che emergono dall’acqua a seconda della marea, con una vegetazione fatta di essenze diverse tra cui spicca quella del Limonium, una delle ultime fioriture della stagione. Tra quindici anni la barena rischia di scomparire, per effetto -tra l’altro- dell’erosione provocata dal passaggio di mezzi a motore in Laguna. “Gli effetti del riscaldamento globale stanno infatti impattando gravemente sulla vita degli insetti impollinatori e sul lavoro di apicoltori e apicoltrici, e sono gli stessi effetti che minacciano il paesaggio della barena e ne rendono il miele sempre più raro e prezioso”, scrive Chiara Spadaro.

Un secondo passaggio riguarda le storie di apicoltura urbana, che portano ad immaginare “una nuova relazione tra cittadini e animali”. Viene citato il Manifesto della rete nazionale di apicoltura urbana, che evidenzia tra l’altro il ruolo positivo che le città possono svolgere nella salvaguardia delle api e di altri insetti impollinatori. “Uno dei primi tre fattori responsabili del declino degli impollinatori nel mondo, insieme all’impoverimento degli habitat e all’agricoltura intensiva, è infatti l’uso dei pesticidi, in particolare gli insetticidi, ma anche fungicidi ed erbicidi. Negli ambienti urbani -sottolinea Chiara- i pesticidi sono meno diffusi rispetto alle campagne” e l’apicoltura urbana può rappresentare “il pretesto per proporre una partecipazione attiva dei cittadini, promuovere la produzione locale di cibo e monitorare la qualità dell’ambiente”. Infine, il libro fa un omaggio ad Andrea Paternoster, visionario pastore di api scomparso nell’aprile del 2021, e alle figlie, Elena e Francesca, che oggi stanno portando avanti il progetto di Mieli Thun e hanno posizionato alcune arnie anche in Laguna.

“Vorrei poter ascoltare un dialogo immaginario tra [Mario] Rigoni Stern e Andrea Paternoster”, scrive Chiara, riprendendo le parole dello scrittore dell’Altipiano di Asiago, che ha scritto un libro intitolato “Uomini, boschi e api”, uscito per la prima volta nel 1980, in cui s’interroga sulle conseguenze del nostro agire “frettolosamente, senza prevederne le conseguenze, nella lotta contro questo grande mondo degli insetti”, riflettendo vicino alla sue arnie “sui profondi cambiamenti avvenuti nel mondo delle api -che poi è anche il nostro- a causa del pesante intervento umano”. Ancora tremendamente attuale, oltre quarant’anni dopo.

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