Diritti / Attualità
La “taglia” di 200 euro su un ragazzo straniero. Il neofascismo indisturbato visto da Varese

A inizio marzo nella città lombarda sono comparsi dei volantini che promettono improbabili ricompense in cambio di informazioni su un “ragazzo nordafricano” accusato di un’aggressione. E vengono indette manifestazioni per “strappare” la città “al degrado e all’invasione”. Una retorica non isolata che tiene insieme realtà come CasaPound e Do.Ra.. C’è chi prova a resistere, scendendo in piazza
“Duecento euro di ricompensa. Stiamo cercando il ventenne nordafricano che ha aggredito l’ottantenne uomo del trenino – il nonno dei Giardini Estensi”: sembra il Far West e invece è Varese, e questa frase è stata scritta su alcuni volantini affissi nella stazione di Casbeno e in giro per la città a inizio marzo.
Fanno riferimento all’aggressione ai danni dell’uomo che gestisce il trenino nel parco pubblico fuori dal palazzo del Comune, avvenuta a fine febbraio. L’anziano ha deciso di sporgere denuncia, delegando la ricerca dell’uomo che l’ha picchiato alle forze dell’ordine. Ma i volantini stanno circolando lo stesso e sono sintomo dell’aria che tira nella provincia lombarda.
Un primo punto di vista dal quale guardare al volantino è legato a un razzismo sistemico che autorizza lo scatenarsi di una caccia all’uomo. Lo fa senza che venga fornito nessun dettaglio aggiuntivo sulla persona in questione: in questo modo ogni ragazzo nero può essere additato come colpevole, e diventare vittima di una cieca violenza razziale. Il secondo piano riguarda una forma di sfiducia nelle istituzioni: se la vittima dell’aggressione già ha denunciato, non è corretto che altri si arroghino il diritto di prendere l’iniziativa e decidere, di fatto, del destino del giovane.
E poi c’è il terzo piano di analisi. Riguarda il fatto che l’episodio non è un caso isolato, ma assume un significato preoccupante quando contestualizzato in un clima di odio e di violenza che con questo volantino è arrivato, di fatto, a mettere a rischio l’incolumità di un’intera categoria di persone. Basta cercare su Instagram “Notizie locali”, la pagina a cui il volantino dice di rivolgersi, per capire lo sguardo politico di chi c’è dietro l’iniziativa.
La stessa pagina, infatti, ha ricondiviso nelle proprie storie la locandina della manifestazione organizzata in Piazza della Repubblica a Varese sabato 29 marzo alle 18. La piazza, messa su dal Comitato Difendiamo le nostre città, con sottotitolo “la città soffoca: strappala al degrado e all’invasione”, ricalca la manifestazione avvenuta a Busto Arsizio (VA) il 26 gennaio. Tra i gruppi che hanno aderito alla manifestazione del 29 marzo ci sono anche CasaPound e Do.Ra, ovvero gruppi di matrice neofascista e neonazista.
Sempre sulla pagina Notizie locali vengono inoltre costantemente promosse delle vere e proprie ronde anticrimine. Altre pagine collegate, come onlylocalnews e I 100 uomini della legalità, hanno condiviso un video in cui si invitano tutti a unirsi e organizzare “sistemi di difesa o camminate contro il degrado”. Le ronde in questione hanno tutta l’aria di aspirare a una forma di giustizia privata, che in Italia è illegale. Nonostante questo, gli uomini che chiamano all’azione su Varese si dichiarano “a fianco delle forze dell’ordine nella consapevolezza che non ci è stato chiesto, ma che comunque qualcosa di buono si può fare”.
È il risultato di una narrazione che da anni individua nelle persone immigrate i soggetti responsabili di tutti i problemi. È quello che sostiene anche Giorgio Maran, sindacalista e attivista nel gruppo Collettiva: “I problemi ci sono ma derivano dalla crisi sociale in corso: ad esempio, solo questa settimana, ci sono stati 50 nuovi accessi alla Casa della carità della parrocchia Brunella, dove le persone vanno a ritirare un pasto caldo. Ma gli immigrati non sono che il capro espiatorio di questa situazione: quando mancano i presidi minimi di cittadinanza, come casa, reddito minimo, supporto psicologico, servizi educativi e politiche all’altezza delle necessità, si creano situazioni che vengono chiamate di degrado, ma che sono sintomo di problemi più profondi”.
È stato proprio il gruppo Collettiva a lanciare, per primo, la proposta di una manifestazione in opposizione a quella di Piazza della Repubblica, e avente slogan “Varese è antifascista. E scende in piazza, unita”. L’appuntamento è stato dato in Piazza Monte Grappa, sempre il 29 marzo, alle 16.30. Alla manifestazione antifascista hanno aderito diverse realtà attive sul territorio, come Fridays For Future, Anpi, Cgil, VAcheLotta e partiti come il Movimento 5 stelle, Sinistra italiana e il Partito democratico, compreso il sindaco Davide Galimberti. “Antifascisti, dicono loro, antitaliani diciamo noi”, ha detto la portavoce del Comitato difendiamo le nostre città.
Ma nella piazza antifascista non c’è nessuna forma di antitalianità. C’è, se mai, un diverso concetto di sicurezza e di cura della propria città. Varese non è che un esempio di un conflitto che si sta allargando a macchia d’olio in tutta Italia. “Negli ultimi mesi sta accadendo che diverse sigle dell’estrema destra stiano trovando una propria ragione d’essere, un proprio mercato della politica nel rafforzare alcune parole d’ordine agitate anche dalla destra di governo”, dice Valerio Renzi, giornalista che da anni si occupa di destre radicali e culture di destra.
Aggiunge Renzi che “questa propaganda dei fatti e questo rilancio di forme di vigilantismo è un fenomeno abbastanza preoccupante. Lo vediamo con Cicalone che organizza a Roma ronde in metropolitana contro i borseggiatori, nelle aggressioni che ci sono state a Milano, lo vediamo anche a Varese. Non mi sembra un meccanismo di competizione tra la destra radicale e la destra di governo, ma mi sembra piuttosto sia un gioco di sponda tra chi dalla propria postazione al governo si incarica di agitare queste parole d’ordine e chi le sostiene dal basso”.
© riproduzione riservata