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Economia / Approfondimento

La strategia europea per costruire un mercato autonomo di batterie elettriche

© Henry Co - Unsplash

Il processo di elettrificazione dei trasporti, che in Europa sarà un tassello fondamentale per la transizione ecologica, porterà a un incremento della domanda di batterie. Per Transport&Environment l’Europa potrebbe ridurre la propria dipendenza dalla Cina entro il 2027 a patto di investire ingenti risorse. E disinvestire dal fossile

Per raggiungere gli obiettivi del New green deal europeo, l’ambiziosa strategia che punta ad azzerare le emissioni climalteranti nette dell’Unione europea entro il 2050, le batterie elettriche rivestono un ruolo chiave. Uno dei punti fondamentali della strategia, infatti, prevede la decarbonizzazione del trasporto su strada con il divieto di vendita di auto elettriche nei Paesi dell’Unione europea dal 2035.

Secondo un’analisi compiuta da Transport & Environment (T&E), la Federazione europea dei trasporti e dell’ambiente, sarebbe possibile creare una filiera europea delle batterie e limitare così la dipendenza sia dagli Stati Uniti sia dalla Cina oltre che dalle loro aziende e succursali europee. “L’eliminazione graduale dei motori a combustione nell’Ue nel 2035 ha già stimolato molti investimenti. Oggi la metà delle celle per batterie agli ioni di litio utilizzate nell’Ue sono già prodotte qui -ha dichiarato Julia Poliscanova, senior director per i veicoli e la mobilità elettrica di T&E-. Ma l’Inflation reduction act statunitense (che punta a sviluppare il mercato statunitense dei semiconduttori e delle batterie elettriche,ndr) ha cambiato le regole del gioco e l’Europa deve mettere sul tavolo più risorse o rischia di perdere le fabbriche di batterie e i posti di lavoro previsti a favore degli Stati Uniti”. Con i giusti investimenti si riuscirebbe, entro il 2027, a produrre in Europa la totalità delle celle al litio, utilizzando per il 67% catodi (una delle componenti fondamentali della batteria e la più costosa) e la metà del litio raffinato di produzione interna. In parallelo è necessario aumentare il riciclo delle batterie e delle loro componenti in modo da potenziare l’economia circolare, riducendo inoltre gli sprechi e i danni ambientali derivanti da un loro scorretto smaltimento.

Il mercato europeo delle batterie parte già da una posizione consolidata, in quanto la metà della domanda è soddisfatta dalla produzione interna. La richiesta di batterie raggiungerà i 6,7 milioni di unità al 2030, mentre in termini di energia passerà dagli attuali 200 GWh fino a un valore compreso tra i 1.500 e i 1.800 GWh a seconda dello scenario considerato. La produzione attuale è di circa 69 GWh annui, sarà necessario quindi uno sforzo considerevole per ampliare il settore e raggiungere gli obiettivi. Nel prossimo decennio la produzione europea dovrà mantenere il passo con la crescita esponenziale prevista. Se al momento la maggior parte di questa produzione avviane in succursali europee di aziende asiatiche, ad esempio Sudcoreane, come nella fabbrica polacca di LG Chem e in quella ungherese di Samsung SDI, nel prossimo decennio crescerà la concorrenza e la quota gestita dai costruttori europei. Nel 2030 tra i maggiori produttori di batterie elettriche nel continente all’azienda cinese CATL, si affiancheranno le europee Volkswagen, Freyr, ACC e Northvolt. In totale le aziende europee fabbricheranno il 55% delle batterie contro il 22% di quelle cinesi.

Sulla base della domanda di batterie è possibile calcolare che la richiesta europea di materiali per catodi (cathode active materials, Cam) è destinata ad aumentare da circa 250mila tonnellate nel 2022 a 632mila tonnellate nel 2025, 822mila tonnellate nel 2027 e fino a 1,77 milioni di tonnellate nel 2030. “In base a dati forniti da Bloomberg, dalle relazioni delle aziende e dalle comunicazioni alla stampa, si prevede che l’Europa produrrà circa il 46% della sua domanda di Cam nel 2030″, osservano da T&E. Anche in questo caso alle aziende asiatiche si aggiungeranno i costruttori europei tra cui i già citati Northvolt e BASF.

Un’altra parte della filiera riguarda la produzione di litio raffinato, un semiconduttore fondamentale per la produzione di dispositivi elettronici. Al momento la totalità di questo materiale è importato da Paesi terzi, per due terzi di provenienza cinese. “Abbiamo scelto di concentrarci sul litio in quanto l’Ue ha ora l’opportunità storica di stimolare l’approvvigionamento interno e di fornire allo stesso tempo una forte due diligence sociale e ambientale attraverso il nuovo regolamento Ue sulle batterie -scrivono i ricercatori-. Abbiamo individuato 16 progetti integrati (che comprendono sia l’estrazione sia la raffinazione) e otto progetti di raffinazione non integrati, per una capacità teorica complessiva di 94mila tonnellate di litio entro il 2030”. Come nei due settori trattati in precedenza, anche in questo caso spiccano iniziative di aziende europee come Green lithium, Northvolt, Lithium de France, Imerys e CEZ Group.

È necessario prestare poi estrema attenzione al fine vita delle batterie, non solo per evitare i danni ambientali e sociali di un loro smaltimento scorretto, ma anche per stimolare il riciclo e l’economia circolare. Tuttavia le procedure di riciclo di molte componenti elettroniche è bassa. Secondo i risultati dello studio sarebbe possibile arrivare a coprire dall’8% al 12% della produzione di batterie elettriche entro il 2030, compreso un decimo del cobalto, il 7% del nichel e il 6% del litio. Se fino al 2025 la maggior parte dei materiali riciclati proverrà dal riciclo di scarti di lavorazione, con il passare degli anni sempre più batterie raggiungeranno il “fine vita” ed entreranno nella catena del riciclo. Nel 2035 solo il 39% del recupero di materiali sarà dagli scarti di produzione.  “Questa analisi è stata fatta senza considerare i materiali che è possibile recuperare dall’elettronica di consumo, come elettrodomestici e dispositivi elettronici; quindi, il valore finale potrebbe essere ancora più elevato -commentano i ricercatori-. Inoltre con la crescita della domanda ci aspettiamo anche un miglioramento delle tecnologie e quindi dell’efficienza del recupero, specialmente per quanto riguarda il litio”.

Per sostenere lo sviluppo di queste infrastrutture è necessaria la creazione di un “Fondo europeo per la sovranità” a favore dello sviluppo di tecnologie sostenibili: secondo l’analisi sarebbero necessari circa 350 miliardi di euro. “L’Europa ha bisogno di una potenza di fuoco finanziaria per sostenere le sue industrie verdi nella gara globale con Stati Uniti e Cina. Un Fondo europeo per la sovranità sosterrebbe una strategia industriale veramente europea e permetterebbe di stare al passo con i Paesi ricchi di liquidità -conclude la ricerca di T&E-. Ma le regole di spesa devono essere semplificate in modo che la costruzione di un impianto di batterie non richieda lo stesso tempo di una centrale a carbone”.

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