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Diritti / Approfondimento

La rete di traduttori online che affianca migranti e associazioni

Andrea Sabbadini / Buena Vista Photo

Grazie a Language Aid le persone in transito e le organizzazioni che li assistono sono in grado di ottenere in poco tempo e gratuitamente la traduzione di documenti importanti in ambito legale e sanitario. Un aiuto prezioso

Tratto da Altreconomia 256 — Febbraio 2023

È una sera di metà novembre 2021 quando sulla casella di posta di Chiara Bizzi, traduttrice freelance che lavora in ambito giuridico, arriva una notifica dalla piattaforma Language Aid, specializzata nel supporto alle persone migranti, a cui si è iscritta da poche settimane. Apre il documento e “accetta” la sfida. “Era un atto di morte (che ‘prova’ il decesso di una persona, ndr) da tradurre in francese -racconta-. Sapendo quanto questi documenti siano importanti per i cittadini stranieri ho subito pensato che un mio piccolissimo contributo avrebbe potuto essere vitale per un’altra persona”.

Proprio per superare le barriere linguistiche che i migranti affrontano quotidianamente e riuscire a comunicare in situazioni di emergenza, nel marzo 2020 è nata questa “speciale” piattaforma pensata per aiutare gli operatori nelle loro attività di sostegno alle persone in movimento -soprattutto lungo la rotta balcanica- e a coloro che già sono arrivati in Italia.

“Fin da subito è stata pensata come una sorta di ‘pronto soccorso linguistico’ -spiega Guido Mandarino uno degli ideatori del progetto-. Una comunità in cui da un lato si mette la tecnologia a servizio dei bisogni delle persone, dall’altro si cerca di fare rete sia con i traduttori sia con le realtà che aderiscono e chiedono il nostro supporto”. Sono tre le funzioni previste: la traduzione dei testi, la trasformazione di un documento in un contenuto vocale (nel caso in cui sia necessario superare la barriera dell’alfabetizzazione) e un’ultima modalità solo audio.

I lavori svolti vengono poi archiviati sul sito e per tutti gli iscritti è possibile cercarli per argomento. “Il bisogno di traduzione spesso è ripetitivo -continua Mandarino-. Se vuoi spiegare che cos’è l’asilo politico, ad esempio, carichi il documento che, in due-tre giorni al massimo, viene tradotto anche nelle lingue meno conosciute. A quel punto può essere utile avere sempre quel testo a portata di mano”.

Sono 50 le lingue offerte dalla piattaforma Language Aid: dai dialetti curdi al bambara, dal pashtu al punjabi. Una quarantina invece le organizzazioni registrate

Dai diversi dialetti curdi al bambara, dal pashtu al punjabi: sono circa 50 le lingue offerte, con un centinaio di traduttori pronti a mettersi all’opera; le organizzazioni registrate sulla piattaforma sono 40 e la comunità è in crescita. Lo dimostrano i buoni risultati del crowdfunding lanciato a novembre 2022 per finanziare un viaggio lungo la rotta balcanica con l’obiettivo di incontrare diverse realtà attive nella tutela delle persone in transito e “mappare” le loro necessità. “Fin dall’avvio del progetto ci siamo accorti di avere un problema di sensibilizzazione -continua Mandarino-. All’inizio le organizzazioni sono molto disponibili, a volte però interpretano questi strumenti come una bacchetta magica quando in realtà sono semplicemente una facilitazione”. 

La schermata dell’homepage di Language Aid. Chi volesse collaborare con la piattaforma o avesse bisogno di maggiori informazioni può scrivere a info@languageaid.org

 

Andare “sul campo” aiuta quindi a spiegare meglio il funzionamento di Language Aid e implementare ciò che manca. Come, dopo l’incontro con un operatore attivo a Smirne -cittadina sulle coste turche da cui spesso partono coloro che arrivano nei Balcani- si è deciso di cercare un traduttore che parlasse uno specifico dialetto curdo molto utilizzato in quel luogo. “Ci siamo poi resi conto che lungo la rotta balcanica è necessario avere strumenti molto flessibili: a volte è utile avere una comunicazione digitale, altre invece è pericoloso. Allo stesso modo spesso conviene avere traduzioni in arabo, piuttosto che in un dialetto specifico”.

Durante la missione, il gruppo ha visitato anche il campo di confinamento di Lipa, quasi al confine tra Bosnia ed Erzegovina e Croazia, incontrando le organizzazioni che vi operano. “Language Aid è un progetto molto ambizioso e utile, soprattutto per specifici gruppi di persone -spiega Silvia Maraone, operatrice di Ipsia Acli-. Penso ai più vulnerabili, che hanno bisogno di assistenza medica e necessitano la traduzione dei referti sanitari. O chi ha bisogno della documentazione legata alla procedura d’asilo, non solo in termini di informativa ma anche per avere delle carte spendibili per ‘provare’ i motivi alla base della propria partenza dal Paese d’origine. Questo strumento, inoltre, è molto funzionale anche per alcune tipologie di organizzazioni”.

“Mi verrebbe da definirlo un peer to peer con chi è in cammino. Tanti traduttori, da diverse parti d’Europa, che offrono il loro servizio ai migranti” – Silvia Maraone

Chi ha dimensioni più “piccole” spesso soffre infatti maggiormente il problema della comunicazione e quindi la piattaforma può essere più utile. Per Maraone lo sviluppo “ideale” dello strumento consisterebbe nella creazione di una app: “Avere un sito è comodo per chi decide di fermarsi un po’ di più, per i transiti veloci invece siccome le persone che sono in cammino hanno solo il telefono la navigazione da browser è a volte più complessa”.

Le potenzialità per ora inespresse di Language Aid sono molte. E anche per questo il lavoro di immaginare come migliorare il servizio è costante. “Partendo sempre dal presupposto che la ‘nostra’ soluzione non più è originale di altre: fare innovazione sociale non significa sempre introdurre nuove tecnologie, ma ripensare a come queste vengono utilizzate in modo univoco non per forza per affrontare i problemi esistenti”, sottolinea Mandarino consapevole che spesso queste hanno un fine di controllo, soprattutto quando sono promosse da grandi compagnie.

Language Aid, invece, è diversa. “Fin da subito mi ha colpito il fatto che si entra a far parte di una comunità”, spiega la traduttrice Chiara Bizzi. “Mi verrebbe da definirlo un peer to peer con chi è in cammino -conclude Maraone-. Tanti traduttori, da diverse parti d’Europa, che offrono il loro servizio ai migranti”. Insieme per abbattere sempre di più i muri dell’incomunicabilità.

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