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La pista ciclabile sul Ponte della Ghisolfa e chi non si rassegna a una Milano auto-centrica
In tanti a inizio giugno sono tornati a far pressione sull’amministrazione comunale affinché venga realizzato un percorso protetto sul tratto stradale tra i quartieri di Dergano-Bovisa e di Cagnola. Un monitoraggio dal basso sul passaggio di bici, monopattini e pedoni sottolinea l’urgenza di un’opera attesa da troppo tempo
La pista ciclabile sul Ponte della Ghisolfa a Milano s’ha da fare. Lo hanno ribadito giovedì 9 giugno i tanti che in sella alle loro bici hanno risposto all’appello “Non vediamo l’ora”, bloccando simbolicamente il traffico e chiedendo un percorso protetto sul tratto stradale tra i quartieri periferici di Dergano-Bovisa e di Cagnola, nel quadrante Nord-Ovest della città. “È un ponte auto-centrico che non prende in considerazione le altre tipologie di mobilità”, spiega Andrea, convinto che “Milano dovrebbe porre l’attenzione non solo a progetti faraonici ma anche a piccole opere che riguardano la vita quotidiana delle persone”. Come la sua e quella dei suoi figli, Lia e Pablo di 9 e 11 anni, che il ponte lo percorrono ogni giorno per andare a scuola. Oltre a singoli di ogni età -con una netta prevalenza di giovani- hanno aderito alla mobilitazione anche tante realtà associative come il comitato di quartiere “Bovisa attiva“, l’associazione Massa Marmocchi e Ciclobby, la sezione milanese della Federazione italiana ambiente e bicicletta (Fiab).
Beatrice Macrì, 27 anni, è una delle organizzatrici della manifestazione ed è stata investita da un veicolo mentre attraversava il ponte in sella alla sua bici: un incidente che l’ha fatta finire in coma e l’ha costretta a lunghi ricoveri in ospedale: “La posta in gioco è davvero la vita delle persone che subiscono gli incidenti e di tutti coloro che hanno intorno. Una pista ciclabile sul Ponte della Ghisolfa è necessaria per dare alle biciclette gli stessi diritti degli automobilisti che in questo tratto vanno davvero troppo veloci. Quello che mi è successo deve essere un monito all’amministrazione comunale per evitare che altre persone debbano rischiare la vita solo per attraversare un ponte”.
E non sono poche quelle che quotidianamente percorrono questo tratto di strada: nelle vicinanze non ci sono vie alternative. “Insieme ad altri esponenti del comitato e delle associazioni a noi vicine abbiamo monitorato quante due ruote, monopattini e pedoni passano quotidianamente lungo questo tratto di strada nei due sensi di marcia”, spiega Davide “Zeo” Branca, uno degli organizzatori di “Non vediamo l’ora”. Il risultato è sorprendente: dalle 7.30 alle 20.30 gli attivisti hanno contato 1.599 biciclette, 328 monopattini e 694 pedoni. La fascia oraria più trafficata è stata quella tra le 18.30 e le 19.30, con 257 passaggi, quasi un decimo del totale.
Il monitoraggio sottolinea l’urgenza di un’opera attesa da troppo tempo: “Abbiamo deciso di chiamare ‘Non vediamo l’ora’ il ciclo di mobilitazioni perché davvero siamo stufi. Stiamo aspettando la ciclabile da anni: ci sono volute queste manifestazioni perché uscisse dal dimenticatoio in cui era finita”, spiega Branca. L’opera era stata indicata, infatti, già nel Bilancio partecipativo del 2018 come una di quelle richieste dalla cittadinanza e aveva ottenuto un finanziamento di 250mila euro per la sua realizzazione. Risorse che però non sono sufficienti per completare i lavori. Come specifica l’ultimo aggiornamento del progetto del 28 settembre 2021 pubblicato sul sito del Comune “le verifiche tecniche hanno fatto emergere difficoltà realizzative connesse alla linea dei filobus che, essendo sul lato destro della carreggiata, rendono complicata la presenza della ciclabile. Per realizzarla si renderebbe necessario spostare la linea aerea dei fili e, con il budget a disposizione, ciò risulta complesso”. Da qui la necessità di “sospendere” l’intervento a meno che non si trovino ulteriori risorse. Concetto ribadito a inizio maggio di fronte al Consiglio comunale anche dall’assessora alla Mobilità, Arianna Censi, che in risposta a un’interrogazione di un consigliere della maggioranza ha ammesso la necessità di ulteriori e non previste “risorse economiche e di tempo per trovare soluzioni alle problematiche emerse nelle verifiche tecniche”.
“Bisogna fare la ciclabile in un modo o nell’altro, o attraverso interventi strutturali consistenti oppure in una modalità più leggera. Quel tratto stradale deve essere percorribile da tutti in completa sicurezza”, insiste Marco Mazzei, consigliere comunale e ciclo-attivista che promette “di non far dimenticare la realizzazione della ciclabile” ma non si sbilancia sulle tempistiche dal momento che sono di competenza degli uffici tecnici dell’assessorato.
“È stato necessario alzare il livello della pressione per avere le risposte che aspettavamo da tempo. Nonostante non ci soddisfino, almeno sono arrivate”, replica Branca che non sembra intenzionato a frenare. “La ciclabile sul Ponte della Ghisolfa è di cruciale importanza: da un lato perché la sua mancata realizzazione fa venire meno quel rapporto di fiducia tra cittadinanza, coinvolta in un processo partecipativo finora inconcludente, e l’amministrazione. Dall’altro perché, come abbiamo ripetuto più volte, percorrere questo tratto di strada è una roulette russa quotidiana: è un punto davvero molto pericoloso”.
Eppure esempi virtuosi in materia di viabilità ciclistica non ne mancano neppure in una metropoli come Milano, che non brilla certo nelle classifiche europee sullo stato della mobilità urbana e della qualità dell’aria. È il caso, ad esempio, della ciclabile che corre lungo corso Buenos Aires e viale Monza: un percorso evidenziato solo con segnaletica orizzontale sulla carreggiata che congiunge il centro di Milano con Sesto San Giovanni. Un intervento leggero, realizzato nei mesi dell’emergenza pandemica, che ha invogliato migliaia di persone a scegliere la bicicletta per muoversi in città. I numeri lasciano pochi dubbi: tra 2019 e 2022 i passaggi delle due ruote nelle ore di punta sono quadruplicati, passando da una media di 71 a una di 267. Allo stesso tempo anche la sicurezza dei ciclisti è migliorata: 10% in meno di feriti, 10% in meno di incidenti e 50% in meno di pedoni coinvolti in collisioni.
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