Diritti / Opinioni
La lobby vinicola italiana sul piede di guerra
Il ministro Lollobrigida parla di “aggressione al sistema vino”. Ma i rischi per la salute sono insiti nel consumo delle bevande alcoliche. La rubrica di Nicoletta Dentico
Partecipando alla prima conferenza internazionale sul vino, il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida, ha denunciato l’esistenza di “un’aggressione al sistema del vino”, uno dei simboli del made in Italy. Che questo comparto rappresenti una voce importante dell’economia italiana e sia “un gioiello per il nostro Paese”, per usare le parole del ministro, nessuno lo mette in dubbio: le esportazioni valgono 14 miliardi di euro e il settore impiega 1,3 milioni di addetti.
Ma non è solo una questione economica. L’occasione della conferenza è servita a serrare le fila dell’agguerrita lobby vinicola contro l’etichettatura sanitaria sull’alcol proposta dall’Irlanda in sede europea. Nonostante i violenti attacchi dei produttori di vino (soprattutto italiani) a maggio 2023 Dublino è diventato il primo governo al mondo ad approvare avvertenze sanitarie complete per l’alcol.
Le nuove regole -che entreranno in vigore a maggio 2026, per dare tempo alle aziende di adeguarsi- prevedono l’indicazione obbligatoria in etichetta sul legame tra alcol e cancro e sui rischi per la salute e quelli collegati al consumo in gravidanza. “Un atto pericoloso”, ha commentato Filiera Italia, fondazione impegnata a “valorizzare il cibo 100% italiano”. Mentre secondo la Società italiana di alcologia è “un atto di civiltà”.
Anche all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) è stato approvato un piano di azione 2022-2030 per sollecitare i governi a un’azione più energica volta a ridurre il consumo di alcol nel mondo. L’iniziativa, che si fonda sulle ultime evidenze scientifiche sugli effetti delle bevande alcoliche e sull’impennata del consumo di alcolici durante la pandemia, aveva mandato su tutte le furie l’Italia e le associazioni di categoria, che hanno incalzato con solerzia l’ambasciata italiana a Ginevra, oltre che il ministero della Salute a Roma.
Non è la prima volta che il nostro Paese si mette di traverso quando l’Oms tenta, coerentemente con il proprio mandato, di intervenire su fenomeni globali dannosi alla salute. Nel 2015, l’isteria diplomatica della delegazione italiana, infiltrata da un rappresentante della Ferrero, si scatenò contro l’agenzia delle Nazioni Unite quando propose nuove linee guida sugli zuccheri semplici, per ridurne l’assunzione da parte di adulti e bambini. “Una decisione che viola le nostre tradizioni gastronomiche”, ebbe a dire l’ineffabile ministra della Salute, Beatrice Lorenzin.
Ma torniamo al vino e alle bevande alcoliche. Le regolamentazioni sul marketing non vengono fatte rispettare, sicché le pubblicità spopolano in televisione e ancora di più su internet e i social network, dove queste regole neppure esistono (e l’Italia non fa eccezione).
Tre milioni di persone muoiono ogni anno per abuso di alcolici: il 5,3% di tutti i decessi a nel mondo. Il 13,5% dei decessi tra i 20 e i 39 anni è attribuibile al consumo di alcolici (Fonte: Oms, 2022)
In un rapporto del 2022 l’Oms descrive come i produttori di alcolici riescano ad aggirare le norme nazionali sfruttando la rete, i social network e il product placement per promuovere gli alcolici, in particolare tra i giovani. Un altro importante target sono le donne, che tradizionalmente consumano meno e quindi rappresentano un’opportunità di espansione del mercato. I produttori utilizzano campagne pubblicitarie in cui l’alcol è simbolo di emancipazione. Inoltre, organizzano iniziative a supporto di temi di interesse femminile, come il cancro al seno e la violenza domestica. Scelte paradossali, considerando che l’alcol è cancerogeno e il suo abuso scatena spesso episodi di violenza.
Lo slogan “bere responsabilmente” veicola l’impressione sbagliata che i produttori di alcolici siano parte della soluzione piuttosto che una causa del problema. Il tono moralistico del messaggio oscura i rischi insiti nel consumo di vino e di alcol, facendo ricadere la responsabilità sui soggetti che non sono in grado di controllarne l’assunzione. Ma dal 1995 la letteratura scientifica ha dimostrato che nessun consumo può ritenersi sicuro.
Nicoletta Dentico è giornalista ed esperta di diritto alla salute. Già direttrice di Medici senza frontiere, dirige il programma di salute globale di Society for International Development
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