Gli argomenti usati per perorare l’aumento delle spese militari farebbero sorridere se non fossero tanti soldi e questioni maledettamente serie. Lasciando perdere il “ce lo chiede la Nato” -argomento poco solido per evidenti motivi legati a conflitti d’interesse: il 61% delle spese militari italiane vanno a stipendi e pensioni del personale dell’Alleanza atlantica- la tesi secondo cui queste risorse sarebbero necessarie per prepararci ai peggiori scenari geopolitici non regge. E non è una storia nuova: quando si parla di guerra e di armamenti si usano criteri diversi da quelli utilizzati solitamente per gestire il rischio.
L’astronomo Carl Sagan, uno dei più grandi divulgatori scientifici del Novecento, l’aveva spiegato in modo efficace circa 35 anni fa in un famoso discorso in cui ha chiesto al pubblico se i soldi spesi dagli Stati Uniti durante la Guerra Fredda, circa diecimila miliardi di dollari, fossero proporzionati alla probabilità di un’invasione russa. Anche allora, secondo
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