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La Giornata che commemora la tratta degli schiavi e la sua abolizione vista da Niamey

© Tasha Jolley - Unsplash

Il 23 agosto si celebra la Giornata internazionale per la commemorazione della tratta degli schiavi e della sua abolizione. Una vicenda attuale, come è attuale il ricorso al simbolo delle bandiere, specie oggi in un Paese come il Niger, teatro di un colpo di Stato a luglio. Il racconto di padre Mauro Armanino, giunto nella capitale 12 anni fa

Il 23 agosto si celebra la Giornata internazionale per la commemorazione della tratta degli schiavi e della sua abolizione. Chissà quale bandiera sventolava nell’isola di Santo Domingo, oggi la Repubblica di Haiti, la notte tra il 22 e il 23 agosto del 1791. La stessa bandiera, calpestata, tradita e mistificata da contemporanee schiavitù e commerci umani, non ha perso la sua caparbia e dolorosa attualità. Già, le bandiere, come simboli riconosciuti di entità politiche che di esse si gloriano e ad esse si affidano per affermare la propria fragile identità. Metafore delle nazioni che danno l’impressione di essere esistite da sempre, nel vento.

Il giorno seguente, il 24 agosto, si festeggia invece la bandiera della Liberia con una sola stella e le strisce sul tipo della bandiera degli Stati Uniti, secondo il numero delle “contee” o regioni. Una bandiera che i migranti liberiani di Niamey si tramandano dall’uno all’altro. Attorno ad essa, per un giorno, sentono e condividono la fierezza di una patria che li ha bruscamente allontanati da sé. Dopo la festa lei, lei tornerà da qualche parte in attesa che un’anima buona si prenda cura di lei. L’amore della libertà ci ha portati qui, sta scritto sulla bandiera liberiana. A scriverlo furono alcuni schiavi liberati d’America che poi inventarono il Paese.

Una vista di Niamey dall’alto © Michel Isamuna – Unsplash

Da quando continua il processo del colpo di Stato a Niamey, la capitale del Niger, nei crocevia e alle rotonde della città si vedono bambini e giovani che offrono bandiere di varie dimensioni agli autisti in transito. La bandiera tricolore del Niger, arancio, bianco e verde con in mezzo un disco di colore arancione che rappresenta il sole e poi tante altre bandiere strette assieme. Gli Stati dell’Africa Occidentale e, novità assoluta dal 26 luglio scorso, pure quella della Russia che nessuno aveva prima sognato. A volte le bandiere passano veloci, indossate da motociclisti o da tassisti che sfidano il codice stradale e i vigili coi cellulari.

Sembrano definire i confini degli Stati e insinuano l’esistenza immutabile delle frontiere che ad essi si confanno. Le bandiere che sventolano sanno di affermare l’immortalità del territorio e della politica che esse disegnano in qualche colore messo assieme. Quanto alla bandiera dell’abolizione della schiavitù, lei si tesse ogni giorno che i fili della dignità si intrecciano coi sogni dei bambini appena nati.

Nell’aprile del 2011 padre Mauro Armanino è giunto a Niamey, capitale del Paese africano. Il Servizio pastorale per i migranti cui ha dato vita gli ha permesso di incontrare vite “resistenti” in transito e “ferite mai cicatrizzate del nostro tempo violento”

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