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Diritti / Intervista

La corsa dei Paesi ricchi al vaccino anti Covid-19 è contro i diritti umani

La Relatrice speciale Onu Tlaleng Mofokeng, di professione medico, fa parte anche della Commissione per la parità di genere in Sudafrica © Tlaleng Mofokeng

Interessi economici e politiche sanitarie isolazionistiche caratterizzano la ricerca globale e colpiscono i più deboli. La denuncia di Tlaleng Mofokeng, Relatrice speciale Onu per il diritto alla salute. Che si rivolge anche all’Unione europea

Tratto da Altreconomia 232 — Dicembre 2020

Intorno alla ricerca del vaccino anti Covid-19 e delle sue forniture è in corso un “accaparramento” da parte di alcuni Paesi. In particolare dai più ricchi. Una circostanza “deplorevole” secondo gli esperti per i diritti umani delle Nazioni Unite, tornati a chiedere con forza a inizio novembre 2020 che il vaccino sia equo e accessibile per tutti. Tra le voci che si sono levate, proprio a ridosso degli annunci del colosso farmaceutico Pfizer, c’è anche quella di Tlaleng Mofokeng, dottoressa sudafricana impegnata sul fronte dell’Aids, dal luglio di quest’anno Relatrice speciale dell’Onu per il diritto di ciascuno di godere del più alto livello di salute fisica e mentale possibile.

Dottoressa Mofokeng, come è possibile far sì che gli Stati cooperino per arrivare a un vaccino equo? Quali strumenti ha a disposizione?
TM Le Nazioni Unite sono composte da diversi corpi, ciascuno con mandati differenti. Il mio ruolo è quello di un’esperta indipendente che investighi riguardo le violazioni di diritti nel campo della salute: in questa pandemia devo analizzare la situazione, il contesto, e fare raccomandazioni agli Stati membri. La nostra presa di posizione del 9 novembre è molto importante, si tratta infatti di una via per ricordare agli Stati la propria responsabilità e i propri obblighi relativi ai diritti umani, ma anche per dare delle indicazioni su come combattere la pandemia. Spetta poi all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) monitorare e valutare quanto i Paesi abbiano fatto e se abbiano o meno seguito le indicazioni. Il mio compito è piuttosto quello di rapportarmi con l’Oms e lavorarci insieme, per poi supportare i singoli Stati e condurli verso quello che è l’obiettivo finale, ossia un’equità di salute in merito al vaccino.

50 milioni di dosi del vaccino: il quantitativo che a inizio novembre le aziende farmaceutiche Pfizer e BioNTech hanno annunciato di “prevedere” di poter consegnare nel mondo entro fine anno. 1,3 miliardi di dosi nel 2021

Com’è invece possibile assicurare il rispetto del diritto internazionale e dei trattati a riguardo?
TM È molto importante capire che gli Stati che ratificano i trattati internazionali sui diritti umani poi sviluppano una legislazione interna compatibile con gli obblighi previsti. Le Nazioni Unite sono molto esplicite nello specificare che ogni Paese ha la responsabilità di inserire nella propria legislazione interna gli standard sui diritti umani e renderli operativi. È quello che l’Onu si aspetta anche per quanto riguarda la pandemia e quindi la distribuzione dei dispositivi di protezione, la sorveglianza, il tracciamento dei contatti, la disponibilità delle cure e ovviamente il vaccino. Come Relatori speciali siamo in grado di comunicare con lo Stato, se riceviamo segnalazioni di abusi; esistono anche meccanismi per i reclami di singoli, per assicurarsi che i diritti umani siano rispettati, implementati e fatti valere a livello locale. Non spetta però a me, come Relatrice speciale, perseguire qualcuno o processarlo, devo invece ricordare alle persone quali sono i loro diritti e qual è il modo di ottenerne il rispetto. Il diritto alla salute è protetto da una serie di trattati e convenzioni, ciascuno dei quali ha una specifica procedura per un reclamo.

“I diritti di proprietà intellettuale non dovrebbero prevalere sugli obblighi degli Stati di proteggere e soddisfare il diritto alla salute”

Avete evidenziato come le aziende farmaceutiche abbiano la responsabilità di rispettare i diritti umani, che vengono prima dei profitti. Lo stanno facendo?
TM Bisogna essere onesti: le compagnie farmaceutiche lavorano per arrivare a un profitto economico, come tutte le imprese. Non bisogna però creare una falsa battaglia e una falsa contraddizione tra la necessità di raggiungere un profitto e il rispetto dei diritti umani: è possibile fare entrambe le cose insieme. Bisogna ricordare alle aziende che devono essere etiche ed eque, per quanto riguarda la ricerca e i test, fino alla produzione e alla distribuzione dei vaccini. Dobbiamo ricordare loro che la salute deve essere accessibile, non limitata a quegli Stati che comprano le dosi in anticipo perchè possono permettersi investimenti da decine di miliardi di dollari. Le compagnie possono avere profitti ma hanno la responsabilità di rispettare i diritti umani: la salute deve essere accessibile e di qualità. 

Sottolineate come sia fondamentale sostenere l’iniziativa COVAX. Di cosa si tratta e perchè è così importante?
TM COVAX è uno dei tre pilastri del programma ACT Accelerator per l’accesso agli strumenti per combattere il virus, lanciato dall’Oms ad aprile. Si tratta di una piattaforma che supporta la ricerca, lo sviluppo e la produzione di una serie di vaccini potenziali, negoziando anche il loro prezzo di vendita. Gli Stati che partecipano alla piattaforma avranno accesso ai vaccini in termini di parità, indipendentemente dalla loro ricchezza, non appena questi saranno dichiarati sicuri ed efficaci. A questi Paesi saranno garantite dosi che arriveranno a coprire fino al 20% della popolazione, nel lungo periodo.

51%: a metà settembre 2020, Oxfam ha denunciato che “il 51% delle dosi del vaccino da produrre in base alla capacità attuale è già stato riservato a Paesi con appena il 13% della popolazione globale

Alcuni Stati però stanno agendo da soli e non di concerto con gli altri.
TM Gli esperti hanno ricevuto informazioni riguardo alle spinte nazionaliste per arrivare ai vaccini da parte di alcuni Stati. Tuttavia, prima di fare i nomi, è necessario procedere in maniera riservata ed esprimere le preoccupazioni in incontri bilaterali. Comunque sono di dominio pubblico le notizie dei Paesi che concludono accordi con aziende farmaceutiche e promettono ai propri cittadini vaccini ancora in elaborazione.

 

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Come avverranno la vendita e la distribuzione del vaccino?
TM La vendita e la distribuzione del vaccino non sono ambiti di competenza dei Relatori speciali ma delle case farmaceutiche. In ogni caso dobbiamo evitare che si creino monopoli intorno ai vaccini: bisogna quindi cercare di mitigare quella tendenza -osservata anche nelle crisi sanitarie precedenti- che vede gli Stati ricchi dominare grazie al loro potere economico. Va ricordato che l’impegno a cooperare, e l’obbligo di farlo, sono sanciti da una serie di articoli delle carte delle Nazioni Unite: l’Onu stessa è stata creata per lavorare in maniera congiunta e per rendere gli Stati responsabili.

India e Sudafrica hanno chiesto, come da voi riportato, un parziale cambiamento dell’accordo TRIPs relativo agli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale. Di cosa si tratta?
TM I due Paesi citati hanno proposto una temporanea sospensione di alcuni obblighi del trattato così da assicurare l’accesso alla proprietà intellettuale, in modo da accelerare l’accesso al vaccino e ai trattamenti. Per sconfiggere la pandemia è necessario rimuovere tutti gli ostacoli: con la sospensione del TRIPs anche Paesi come il Sudafrica possono partecipare in prima battuta alla produzione. In questo modo si salvaguarda la salute pubblica, poichè nessuno è salvo fino a quando tutti non lo sono. È giusto mettere al riparo le economie ma queste hanno bisogno di persone sane: prima di tutto quindi bisogna pensare alle vite umane.

“All’Ue chiediamo che venga abbandonato un approccio che punta solo al benessere della propria ‘area’”. Il riferimento è all’annuncio della Commissione dell’accordo con Pfizer per 300 milioni di dosi del vaccino

Se la disponibilità di vaccini sarà limitata, quali saranno le regioni più colpite? E quali le categorie di persone più vulnerabili?
TM Se il vaccino non dovesse essere disponibile per chiunque, saranno senz’altro i cosiddetti “Paesi in via di sviluppo” e le aree a basso reddito a pagare il prezzo maggiore. L’impatto sarà forte poi sulle persone che vivono in condizioni di povertà, sui senzatetto e sui migranti, su chi è privo di documenti. Fortemente colpiti saranno anche quei Paesi sottoposti a sanzioni, per questo noi Relatori delle Nazioni Unite stiamo chiedendo con insistenza -ma per il momento senza risultati-  un rilassamento o addirittura uno stop di queste misure: queste rendono infatti molto difficile per gli Stati interessati l’importazione di medicine, test, e dispositivi di protezione che sono ora essenziali.

“I virus non rispettano i confini”, avete denunciato. Eppure i governi continuano a non lavorare in maniera congiunta. Come si spiega la loro scelta di abbracciare il nazionalismo e andare incontro a un deliberato fallimento nella lotta al Covid-19?
TM La pandemia è diventata in alcuni Stati un tema politico, e non dovrebbe essere così. Indossare la mascherina è diventato un gesto politico. Prendere delle misure che vadano a combattere la diffusione della pandemia e usare informazioni e strumenti che si hanno per dare delle risposte: non si tratta di qualcosa di politico, ma di prendersi cura di sé stessi e fermare il virus. Dobbiamo avere un approccio basato non sulla politica ma sui diritti, soprattutto di chi offre servizi essenziali: spesso sono donne, lavoratori che non hanno diritto alla malattia, persone che devono continuare a lavorare per portare il denaro a casa. Ripeto: l’approccio che si deve avere deve essere basato sui diritti umani.

La Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha dichiarato che l’Unione avrà a disposizione 300 milioni di dosi del vaccino Pfizer. Come valuta questa presa di posizione?
TM Qualsiasi soluzione presa dalle singole regioni del mondo deve essere equa, basata sui diritti umani: l’Unione africana si è mossa in questo senso, per garantire anche ai Paesi più poveri e privi delle tecnologie necessarie di non restare indietro, attraverso la cooperazione. Non ci si può basare invece sulla negazione all’accesso alle misure per altre persone: alla Ue chiediamo quindi che venga abbandonato questo approccio che punta solo al benessere della propria “area”. Tutte le regioni devono capire che, fino a quando non avremo un vaccino equo e una conoscenza condivisa, nessuno potrà considerarsi vincitore.

Che cosa succederà quando avremo un vaccino?
TM Il vaccino è importante e tutti noi stiamo sperando che ne venga sviluppato uno efficace e sicuro. Un vaccino, però, non ci farà cessare di mettere in pratica le altre misure, quali il distanziamento fisico e l’uso di mascherine, né verrà meno la necessità che ciascuno abbia la possibilità di lavarsi le mani con dell’acqua pulita. Il vaccino non va visto quindi come qualcosa di miracoloso: anche se avessimo tutte le dosi necessarie, servirebbe tempo per distribuirle dai depositi a ciascuno. In quel lasso di tempo di attesa abbiamo bisogno di informare le persone nella loro lingua riguardo la sanità pubblica; dobbiamo continuare a proteggere chi rischia la vita ogni giorno lavorando nella sanità, chi ogni giorno non può isolarsi, a differenza mia e tua.

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