Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Ambiente / Opinioni

La ciclabile “sospesa” che trasforma il territorio in un luna park

© Nikolay Loubet - Unsplash

La smania di stupire con progetti eccentrici fa perdere di vista i legami con la natura, la storia e il paesaggio. La semplicità è la risposta. La rubrica di Paolo Pileri

Tratto da Altreconomia 249 — Giugno 2022

A chi è sconnesso dalla realtà diciamo: “Stai coi piedi per terra”, perché se manca quel contatto di terra, siamo perduti. E sconnessa, essendo a sei metri dal suolo, è la recente proposta di ciclabile tra Sabbioneta (MN) e Casalmaggiore (CR), dello studio di architettura Carlo Ratti. Ossessionati dall’attirare turisti (e guadagnare visibilità) hanno pensato di appendere una ciclabile a un migliaio di alberi, ridotti a sostegni ubbidienti. E siccome le persone pedaleranno tra il green degli alberi, affermano sia sostenibile.

E dire che per avere un’esperienza immersiva tra tronchi rami e foglie, basterebbe camminare in un bosco dove gli alberi sono liberi e non costretti, e noi pure. Personalmente credo che progetti come questo, e come la ciclabile del Garda, superino ogni ragionevolezza (non solo ecologica) perché figli della smania per la stupefazione e pronti a distogliere chiunque, non solo abitanti e visitatori, dal racconto di quello che è davvero un territorio attraverso le storie e la storia, i suoi abitanti e la sua natura.

Alla fine tutto si riduce a un luna park dove non contano i legami intimi tra noi e i paesaggi locali, ma la nostra disponibilità di spesa e di dissociazione dal reale. E quando non si hanno i piedi a terra, quando si smarriscono le storie, si finisce per cadere nella trappola disastrosa del capitalismo del consumo. E del selfie: perché alla fine è questo che li attirerà, inciampando in un programma di svalutazione del paesaggio e di alienazione da esso.

E dire che la lentezza di un cammino o di un cicloviaggio dovrebbe invece riconsegnare ai cittadini uno sguardo consapevole su quel che incontrano, aiutarli a fare spazio nella frenesia riscoprendo sé stessi e il valore del tempo, apprezzare la semplicità che perdiamo nella complicazione che è il volto del fare ogni cosa oggi. Progetti così paiono più ansiosi di lasciare un segno di sé stessi e assicurarsi rendite facili che proporre semplicità. E semplici non saranno neppur le soluzioni tecniche e i costi dei quali nulla si sa, nonostante le risorse pubbliche in gioco.

6×1.000 Sei metri sopra il suolo e appesa a mille alberi: è la proposta di una ciclabile che crede di rigenerare i territori a colpi di acrobazie. Una nuova prova di smarrimento e spaesamento.

Personalmente ho sempre detto che ciclabili e sentieri devono essere belli. Ben vengano le soluzioni ardite degli architetti. Lo “Snake-bridge” a Copenaghen o la ciclovia RS1 in Germania, sono belli. Ma a tutto c’è un limite. Un limite che una ciclabile attaccata agli alberi supera. Un limite per far capire che un territorio non si deve risollevare a colpi di eccentricità né ingozzandosi di eventi sempre più strani. Un limite per fermare coloro che si sentono padroni o padroncini del territorio e piegano al rito del consumo qualsiasi pratica virtuosa. Tutto questo è parte di un piano di disorientamento continuo.

Per spiegare la leggerezza con cui abbiamo pensato e disegnato il tracciato di VENTO, abbiamo usato la metafora della mano che entra in un guanto. Ma la ciclabile sospesa sarà un pugno che colpisce allo stomaco. Quella proposta finirà per essere un prodotto maggiorato per addomesticare il modo di pensare la realtà organizzando una precisa versione dei fatti a uso di visitatori e dei loro portafogli. Se pensate che tutto ciò sia una sparata o un nonnulla, io credo invece che meriti molta attenzione perché cose così, non solo rischiano di essere emulate, ma producono pericolose simbologie le quali, non dimentichiamolo, “hanno un ruolo fondamentale nei processi di formazione del pensiero per le notevoli implicazioni culturali e politiche che esercitano e per il mondo di significati che costruiscono” (Cristallo J., 2022).

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “L’intelligenza del suolo” (Altreconomia, 2022)

© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati