Diritti / Attualità
In Serbia non si fermano le violenze contro le persone in movimento sulla rotta balcanica
L’organizzazione Border violence monitoring network ha documentato in un nuovo report gli attacchi contro migranti e richiedenti asilo nel Paese. Non solo per mano di gruppi di estrema destra ma anche da parte delle autorità e della polizia. Fin dentro l’aeroporto Nikola Tesla di Belgrado. Colpiti anche i solidali
Respingimenti, abusi della polizia, attacchi da parte di gruppi di estrema destra, discriminazioni dovute alla burocrazia. L’organizzazione Border violence monitoring network ha documentato in un nuovo report le violenze contro le persone in transito lungo la rotta balcanica e in particolare in Serbia. Nel Paese sono infatti sempre più forti i gruppi di estrema destra che minacciano i migranti, arrivando a volte a commettere attacchi e violenze fisiche. Tra i più noti c’è lo Stop Naseljavanju migranata (in italiano “Stop insediamento dei migranti”), che conta più di 318mila follower su Facebook, e Narodna Patrola (“Pattuglia popolare”), che ne ha 1.700 e oltre 5mila contatti su Telegram, dove vengono condivisi anche dati sensibili come fotografie dei transitanti e informazioni su dove si trovano sul territorio.
Narodna Patrola organizza ronde di vigilanti in un numero crescente di città: i membri, tutti vestiti di nero, spaventano le persone e danneggiano i loro rifugi notturni. Alla fine del 2021 a Sombor, vicino al confine con la Croazia e l’Ungheria, hanno appeso nelle vie della città dei poster con i nomi e i cognomi dei cittadini che affittavano case agli stranieri, pubblicando anche le loro foto sui social. Il 27 marzo di quest’anno, poi, il gruppo ha organizzato un’azione a Subotica, vicino al confine serbo-ungherese, in risposta a uno stupro avvenuto in città: i membri delle “pattuglie” hanno attaccato i migranti che dormivano vicino alla stazione, prendendo i loro oggetti personali e consegnandoli alla polizia. Il tutto in diretta social.
Tra il 2021 e i primi mesi del 2022 sono state segnalate diverse espulsioni di migranti da Belgrado: la polizia ha radunato le persone e le ha caricate su un autobus che le ha poi portate a Preševo, un centro di “accoglienza” e transito nella Serbia meridionale. In media vengono allontanati tra 80 e 90 migranti alla volta: si tratta soprattutto di cittadini afghani, in alcuni casi minori non accompagnati. Le Ong che monitorano la situazione, come Info Park, hanno denunciato abusi verbali e intimidazioni da parte delle forze dell’ordine: in un caso un agente è stato anche accusato di violenze fisiche contro un minore.
Dopo essere arrivati a Preševo, comunque, nel giro di pochi giorni i migranti trovano un modo per rientrare nella capitale, anche se il viaggio è molto costoso: la maggior parte delle compagnie di autobus ha sospeso il servizio per colpa delle pressioni dei tassisti, che ne approfittano per chiedere anche 300 euro a chi vuole tornare a Belgrado. Fortunatamente, dopo le elezioni del 3 aprile queste operazioni sembrano essere diminuite.
Nel Nord della Serbia, a Sombor, Subotica e Kikinda, la notte del 6 febbraio gli agenti hanno sgomberato centinaia di migranti senza dimora: le persone sono state portate nei centri del Sud del Paese, in particolare a Preševo. Azioni di questo tipo sono continuate anche per tutto il mese di marzo e aprile, in particolare nelle prime ore del mattino. “Le persone sono state rinchiuse con la forza nei furgoni di polizia, in alcuni casi sono state prese a calci per costringerle a salire, ed è stato chiesto loro di pagare una multa”, si legge nel report. “Alcuni hanno riportato ferite e fratture, tra cui mani rotte e occhi contusi”. Anche i loro oggetti sono stati presi di mira: la polizia ha distrutto le stufe installate da una Ong che supporta i migranti, per cucinare e stare al caldo. L’8 marzo è stata trovata una pila di 30 telefoni cellulari rotti e bruciati fuori da una delle case sgomberate nel centro di Subotica.
Anche l’aeroporto Nikola Tesla di Belgrado è diventato teatro di detenzioni arbitrarie e trattamenti discriminatori: aggressioni fisiche, violenze verbali, condizioni degradanti, deprivazione dei propri diritti. Nel novembre del 2021 una donna cubana di 20 anni e sua madre sono atterrate dalla Russia e respinte con la motivazione di non aver abbastanza denaro per mantenersi, nonostante avessero documenti che mostravano le somme presenti nei loro conti correnti. Le donne hanno raccontato di essere rimaste chiuse a chiave diverse ore in una stanza, senza telefono, insieme a decine di altre persone cubane: alcune hanno detto di essere lì anche da 10 giorni, sfamate solo con pane e acqua. La ragazza era incinta e dopo alcune ore si è sentita male: è stata portata all’ospedale, dove le è stato comunicato che aveva perso il bambino. “Questa testimonianza purtroppo non è un’eccezione ed è rappresentativa di alcuni degli abusi che avvengono all’aeroporto”, riporta il Border violence monitoring network. “In molti casi le richieste di asilo vengono ignorate dagli agenti, che respingono i migranti senza dar loro la possibilità di far valere i propri diritti”.
La Serbia non solo ha dimostrato di essere un Paese ostile nei confronti dei migranti ma anche delle organizzazioni e degli attivisti solidali, che devono costantemente affrontare episodi di criminalizzazione. In primis sul web: sono frequenti gli attacchi online e le minacce sui social. Ma le molestie avvengono anche nel mondo reale. Diverse organizzazioni denunciano di aver ricevuto insulti per strada o di aver subìto azioni di vandalismo, come danni alle auto o ai furgoni delle associazioni. Ad essere contro le azioni solidali non sono solo i semplici cittadini ma soprattutto le autorità e le forze dell’ordine: con la pandemia c’è stato un visibile aumento della polizia nei punti di distribuzione di cibo e vestiti, agli attivisti spesso vengono controllati i documenti e vengono fatti colloqui e domande, a volte utilizzando anche metodi intimidatori.
Per approfondire: la registrazione integrale dell’iniziativa “Rotte balcaniche: la situazione in movimento” organizzata da RiVolti ai Balcani il 24 settembre
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