Diritti / Attualità
Il Tribunale di Bolzano condanna Süd-Tiroler Freiheit per manifesti discriminatori

È stato accolto il ricorso presentato da Asgi e dal cittadino meranese Bassamba Diaby. Il partito di estrema destra di lingua tedesca dovrà corrispondere un risarcimento di tremila euro e rimuovere i manifesti sui “criminali stranieri” utilizzati durante la campagna elettorale per le provinciali del 2023, tutta centrata sulla propaganda anti-migranti e sulla possibile apertura di un Cpr in città
Il Tribunale di Bolzano ha stabilito che i manifesti con cui Süd-Tiroler Freiheit (Stf) ha tappezzato gli spazi elettorali dell’Alto Adige in occasione delle elezioni provinciali del 2023 sono discriminatori.
L’immagine scelta dal partito di estrema destra di lingua tedesca -ampiamente rilanciata anche attraverso la propria pagina web– raffigurava infatti un uomo nero con un coltello in mano e, dietro di lui, una ragazza bianca accovacciata in un angolo in posizione di difesa. Inequivocabile il messaggio, ribadito dallo slogan a caratteri cubitali che compariva poco più in basso: Kriminelle ausländer abschieben (Espellere gli stranieri criminali).
In Alto Adige, le posizioni anti-migranti di diversi schieramenti politici sono stati al centro dell’ultima campagna elettorale, il cui dibattito –come raccontato da Altreconomia– si è concentrato in particolare sulla possibile realizzazione di un Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) a Bolzano. Grazie a una “propaganda” particolarmente aggressiva, Stf ha raggiunto il 10,9% delle preferenze, garantendosi quattro seggi in Consiglio provinciale.
A sporgere denuncia contro Stf, nel 2024, sono stati l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) e Bassamba Diaby, cittadino italiano di origini senegalesi residente a Merano (dove è consigliere comunale tra le fila del Partito democratico). La sentenza del Tribunale del capoluogo altoatesino ha fatto valere il principio del diritto antidiscriminatorio, secondo cui alcune condotte possano costituire una molestia qualora le discriminazioni abbiano alla base elementi protetti come l’etnia, la nazionalità e il colore della pelle.
La giudice Daniela Pol, infatti, ha riconosciuto che il collegamento tra la comunicazione visiva e la comunicazione verbale integra molestia discriminatoria, poiché è “idoneo a raffigurare, con riferimento ai cittadini di Paesi terzi che hanno commesso crimini, la maggiore attitudine di una persona di origine africana o comunque di ‘pelle nera’, rispetto alle persone aventi altra origine, a commettere reati connaturati da condotta violenta”.
La Süd-Tiroler Freiheit è stata condannata al risarcimento del danno in favore dell’Asgi -quale rappresentante dei soggetti discriminati- quantificato in tremila euro e alla rimozione dei manifesti e del messaggio dove ancora presenti (principalmente online). A Diaby, invece, non è stato riconosciuto alcun risarcimento, in quanto “non direttamente leso dallo slogan e dall’immagine, perché cittadino italiano e incensurato”. Ciononostante, fa notare Asgi in una nota, “il ricorrente è comunque compreso nel gruppo più ampio dei soggetti tutelati dalla sentenza, proprio perché trattasi di cittadino italiano di origine africana e di ‘pelle nera’; dunque, accomunato allo stigma sociale che l’immagine voleva provocare”.
“Sono molto felice per questa sentenza, che evidenzia il danno causato dalla campagna di Stf e dimostra che ci sono linee che non possono essere superate”, racconta ad Altreconomia Bassamba Diaby, che tuttavia non nasconde un po’ di amarezza per essere stato l’unico cittadino a sporgere denuncia. “Avevo provato a coinvolgere alcune associazioni del territorio che operano nell’ambito della tutela dei diritti, perché ritenevo opportuno e giusto che facessero loro questa battaglia, ma in tanti si sono girati dall’altra parte -prosegue-. Ora mi auguro che questo precedente possa dare ad altre persone o categorie il coraggio di esporsi, qualora in futuro dovessero capitare episodi di discriminazione analoghi”.
Soddisfatta anche l’avvocata Chiara Bongiorno, che insieme al collega Alberto Guariso ha rappresentato l’Asgi in giudizio. “Questa decisione conferma che la comunicazione politica e la propaganda elettorale devono rispettare i diritti delle persone, primo fra tutti il diritto a non essere discriminati mediante l’affiancamento delle proprie caratteristiche etniche a comportamenti antisociali e delittuosi, ciò che trasforma un gruppo sociale in un nemico da escludere e da isolare”. L’avvocata, inoltre, ritiene “estremamente positivo che la giudice abbia riconosciuto la natura collettiva del soggetto a cui si riferivano le molestie discriminatorie e, al contempo, la legittimazione attiva dell’Asgi, un passaggio non scontato perché inedito in Provincia di Bolzano”.
Secondo quanto dichiarato alla stampa locale, Sven Knoll, leader della Süd-Tiroler Freiheit, starebbe valutando la possibilità di ricorrere contro la decisione del Tribunale di Bolzano. “Attendiamo eventuali sviluppi entro i prossimi trenta giorni. Ma nel caso noi siamo pronti”, chiosa Bongiorno.
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