Diritti / Opinioni
Il patriarcato argentino è servito
I risultati ottenuti per la riduzione delle gravidanze tra adolescenti sono minacciati dall’austerity di Javier Milei. La malattia della povertà intanto avanza. La rubrica di Nicoletta Dentico
C’era una volta in Argentina un programma serio di salute pubblica il cui scopo era quello di portare nelle scuole l’educazione sessuale e diffondere fra i ragazzi e le ragazze una conoscenza adeguata sulle misure di controllo delle nascite. Il programma, avviato nel 2018 con fondi federali, affrontava con ragionevolezza il crescente problema delle gravidanze tra adolescenti. La sua attuazione si è concentrata su 12 delle 23 province del Paese che registravano i tassi più alti di gravidanze.
Secondo gli esperti, grazie a questo programma, centinaia di operatori in giro per il Paese sono riusciti a diminuire significativamente la percentuale di nascite da giovani donne, poco più che bambine anche loro. L’Argentina si è costruita nel tempo la reputazione di uno dei Paesi con le politiche sociali più avanzate in America Latina. In Argentina è nato il movimento “Ni una menos” contro la violenza di genere. Nel 2020, l’Argentina ha legalizzato l’aborto.
Peccato che la favola non sembri destinata al lieto fine. Nel 2024, con la scusa dei tagli alla spesa imposti dalla crisi economica, il presidente Javier Milei ha licenziato circa seicento operatori di questo programma, praticamente svuotandolo della sua forza lavoro. Il budget per il dipartimento pubblico di salute sessuale e riproduttiva -usato perlopiù per l’acquisto di contraccettivi e pillole abortive da distribuire gratuitamente- ha subito tagli al bilancio di due terzi, e il governo ha dichiarato ad aprile di prevedere il completo smantellamento del programma. Dall’inizio dell’anno, del resto, ha sospeso la distribuzione delle pillole abortive nelle province, come denunciato dal Fondo per la popolazione delle Nazioni Unite e dalle organizzazioni argentine per i diritti umani. Le province sono ora costrette a comprare questi presidi sanitari autonomamente.
Il governo ha anche interrotto i programmi obbligatori di educazione sessuale nelle scuole, con l’argomento che “tutto questo femminismo radicale ha solo determinato un maggiore interventismo statale che impedisce il progresso, per dare lavoro a burocrati che non offrono alcun contributo alla società” (queste le parole di Milei all’ultimo World economic forum di Davos). Non sorprende che uno dei primi atti del suo mandato sia stata la chiusura del ministero Donne, generi e diversità creato dalla presidenza di Alberto Fernandez.
È stata registrata una diminuzione del 46% del numero di gravidanze tra adolescenti, che sono passate da 53 a 29 casi per mille giovani donne, nelle 12 province interessate dal programma di controllo dal 2018 al 2021. Nel resto del Paese sono diminuite del 42%, passando da 40 a 23
Questa cultura del “cattivismo d’accatto” ben si intreccia alle politiche di austerity volte a ridurre la spesa pubblica e assestare al 3,5 % il tasso di inflazione, con lodi sperticate che giungono a Milei da investitori e dal Fondo monetario internazionale. La malattia della povertà nel Paese ha intanto raggiunto livelli spaventosi, siamo al 53% della popolazione nella prima metà del 2024, un grave incremento rispetto al già gravissimo 42% del tempo in cui Milei assunse la presidenza.
Come sempre sono le donne a pagare il prezzo più alto, in assenza di strumenti di protezione sociale. Ma nel caso argentino le politiche di austerità sono strumentali a innescare una guerra senza quartiere contro le donne, laddove il femminismo è ridicolizzato come “una battaglia innaturale tra uomini e donne”, l’interruzione di gravidanza è definita “un assassinio aggravato”, le iniziative di sostegno finanziario a circa 350mila donne e alle minoranze di genere, vittime di violenza, tagliate alla radice. Senza timore di smentita, nuove gravidanze tra le adolescenti saranno assicurate al patriarcato argentino.
Nicoletta Dentico è giornalista ed esperta di diritto alla salute. Già direttrice di Medici senza frontiere, dirige il programma di salute globale di Society for International Development
© riproduzione riservata