Si conclude con questa nota la proposta di riflessione iniziata quando il “dopo pandemia” si stava trasformando in un Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) che si presentava come un orizzonte di futuro: in quel contesto molto “emotivo”, la salute e la sanità erano vissute (obbligatoriamente, dato l’impatto trasversale del Covid-19 sulla vita, l’economia, l’immaginario del mondo globale) e molto enfaticamente promesse come il banco di prova e la garanzia che all’eccezionalità dell’esperienza doveva corrispondere un “cambio di paradigma”.
L’ipotesi che era stata presa come filo conduttore era molto più sobria e disincantata: ai disastri e alle guerre (che come la pandemia cambiano drasticamente e in modo distruttivo le carte in tavola di una società) può seguire un futuro “altro” (o almeno non peggiore) rispetto al “prima” solo se la società è coinvolta, con la concretezza dei suoi diritti violati da restituire, e viene riconosciuta come soggetto e protagonista. D
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